Monte Emilius (3559 m)
|
||||||||||||
![]() |
![]() |
Domani, Ferragosto, è prevista una giornata col tempo spettacolare, così decido di giocarmi il mio carico da 90, la Cima Piure. Oggi invece che le previsioni non sono un granché, metto in conto di fare la Becca di Nona. Un simbolo per i valdostani, che la fanno direttamente dal capoluogo. C’è anche un vertical di 2500 D+ che fanno su quel percorso. Io mi prendo il lusso di partire da Pila. Arrivando in macchina, si passa per un lunghissimo parcheggio sotterraneo, che mi dà un senso di oppressione. Lascio la macchina poco più avanti, dove la strada finisce. Mi preparo e parto. Dopo un centinaio di metri, ci sono i primi cartelli. Li guardo e… le indicazioni per il Mont Emilius catturano la mia attenzione! 6 ore, che non sono poche, anche considerando che, visto la meta che mi ero prefissato, sono partito relativamente tardi (ho incominciato a camminare alle 7…). Ma sì, andiamo! Scrivo a mia mamma il cambio di meta e proseguo. Dopo un paio di minuti raggiungo un gruppone. Stanno guardando una volpe che passeggia dall’altra parte di un prato. Strana cosa, di solito le volpi si vedono di notte, col buio… Ci salutiamo e ne parliamo. Chiedo loro dove vanno e mi dicono che fanno l’Emilius, non dalla ferrata, però, che è chiusa. Al ché mi dico “una volta tanto perché non condividere la salita con qualcun altro?” e quindi mi aggrego a loro! Sembrano simpatici, sono un gruppo di marchigiani, conosciutisi al corso di alpinismo del CAI. Salgono regolari, ma non lenti. Per una volta tanto avere qualcuno che fa il passo non è poi così male, specie su una salita così lunga. Tra l’altro per me è importante conservare le forze per l’indomani, dove ho bisogno di arrivare fresco! L’importante è solo non prendere pioggia, che potrebbe cadere nel pomeriggio. Chiacchiero un sacco, con l’uno o con l’altro di loro, a cui mi affianco man mano che saliamo. La prima parte di salita è molto dolce e quasi senza itinerario obbligato, fatta passando per pascoli, poi, superato il bel Lago Chamolé (purtroppo costantemente al buio, visto che i sole non è ancora sorto da dietro le montagne), si fa più ripido in direzione dell’arrivo dell’omonima seggiovia e del colle. Lì ci fermiamo per una pausa. Siamo poco più veloci dei tempi dei cartelli. Da lì, una discesa di più di un centinaio di metri, con alcune inutilissime catene all’inizio, verso il Rifugio Arbolle e che sappiamo di dover rifare alla fine! Dopo il rifugio, il sentiero risale senza grandi pendenze, addirittura spianando nei pressi del Lago Gelato, dove incomincia una gran pietraia. Nella salita al Col des Trois Capucins finisco per separarmi da loro, come sempre andandomi complicare la vita (ma divertendomi e senza difficoltà!). Ci ricompattiamo al colle, da dove incomincia la salita finale. Seguiamo delle tracce che corrono sul versante E, un po’ “sabbiose”. Su un itinerario così “classico” ce n’è più d’una (infatti in discesa deciderò di stare sul filo di cresta, più sicuro e più divertente! anche se non è per nulla pericoloso neanche la traccia che ho seguito in salita, solo più “fastidiosa”! Alla fine siamo tutti in vetta. Sono contento di aver cambiato meta all’ultimo secondo: l’Emilius (che era comunque nella mia lista delle “cose da fare” di quest’estate) ha davvero un panorama spettacolare, trovandosi in un punto centrale della Val d’Aosta, ed oggi è disturbato solo da qualche nuvola, molto meno di quello che dicevano le mie previsioni che, evidentemente, per oggi erano un po’ sbagliate! La Becca di Nona, che si vede sotto di noi, è sicuramente una meta di spessore, ma l’Emilius lo è ancor di più!
Ci fermiamo il minimo indispensabile in vetta, ho giusto il tempo di mangiare il mio panino speck e mayonese, perché la discesa oggi sarà lunga, lunghissima. Loro, inoltre, hanno un appuntamento con degli amici e non possono fare tardi. La risalita al Colle Chamolé fa male, ma cerchiamo tutti di affrontarla velocemente, per far passare in fretta la fatica: come diceva Pantani, “vado veloce per soffrire di meno”. I piedi fanno male. Nell’ultimo tratto tagliamo per le piste e finalmente siamo alla macchina. A questo punto, non resta che salutarsi!

Kommentare (6)