Lago del Truzzo per la Camoscera
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Già da quando, nel 1999, ho comprato la Guida dei Monti d'Italia "Mesolcina Spluga" ero rimasto incuriosito da questa insolita via di accesso al Rifugio Carlo Emilio, ma poi... si sa, le cose si rimandano per un motivo o per l'altro (o per nessuno) finchè arriva (inspiegabilmente) il giorno della decisione. E ci si ritrova lungo un percorso splendido, del tutto ingiustamente trascurato/ignorato, che in realtà non si pone come alternativa funzionale al sentiero normale - più breve ed agevole - ma rappresenta un'escursione a sè, panoramica e divertente lontano dall'affollato percorso della Valle del Drogo. Unico ma marginale problema il ritrovamento dell'inizio del sentiero.
Dal piazzale di parcheggio si entra fra le case di Scanabecco (localmente più noto come San Rocco) dove si trova una bellissima fontana seicentesca; ignorando tutte le indicazioni escursionistiche, ci si porta verso l'alto per aggirare sulla sinistra le ultime baite in direzione di un vago sentiero fra orti e prati. All'ingresso del bosco la traccia migliora e comodamente si avvia verso un ponte sulla condotta, per poi proseguire verso Sant'Antonio: ma, come dice A.Gogna nella guida, se arriviamo a raggiungere il ponte significa che ci siamo spinti troppo avanti ed occorre retrocedere fino a trovare una qualche traccia di passaggio che sale a sinistra. In effetti, almeno con la vegetazione rigogliosa di questa stagione, si possono notare solo tracce di ungulati e già questo dà un'idea di massima della direzione; si sale ripidamente fra vecchi terrazzamenti abbandonati e piccoli muretti di contenimento, probabilmente costruiti per la stabilizzazione del terreno dopo lo scavo della trincea per la condotta. Occorre proseguire senza mai portarsi in vista della tubazione, tenendosi quindi piuttosto sulla destra, fino ad arrivare ad una vasta area di alberi schiantati, che va aggirata ancora a destra andando ad addentrarsi in una fitta abetaia di rimboschimento: improvvisamente ed inaspettatamente qui si converge nella vecchia mulattiera di servizio agli impianti. La traccia è evidentemente inutilizzata da anni, ma è perfettamente riconoscibile e ben segnalata a bolli rossi sui tronchi. La fitta serpentina di tornanti nel bosco si conclude sul piazzale della Cà Bianca intermedia, vecchia costruzione di servizio e ed attuale sede di un rimodernato argano per il movimento dei carrelli lungo il piano inclinato. Alle spalle della costruzione, aggirandola da destra, si ritrova il proseguimento della salita, ora più ripida e tortuosa lungo scalinate di pietra in un rado bosco con isolati larici secolari. In corrispondenza di un salto roccioso, la traccia passa momentaneamente al di là della condotta, per poi tornare dal lato iniziale appena sotto l'ampio terrazzo terminale, dove la tubazione entra nella galleria di trasferimento dal Lago del Truzzo. Le poche costruzioni di servizio sono tutte praticamente dei ruderi e la grande casa dei guardiani conserva quasi solo le mura perimetrali. Da qui inizia il lungo traverso del Sentiero della Camoscera. E' una traccia a saliscendi, con lunghi tratti gradinati, spesso assistita da cavi passamano e sempre esposta su ripidi prati, ma non esageratamente; attraversa in quota i numerosi canaloni che si dipartono dalle varie guglie che costituiscono il Pizzo della Camoscera. Alla fine delle difficoltà il sentiero tende a scendere per confluire nella via normale poco sopra l'Alpe Cornera, ma, volendo salire direttamente al lago, conviene proseguire fra le gande e cespuglieti di rododendro fino a trovare le segnalazioni bianco/rosse della variante diretta per il Passo dell'Alpigia.
Per il ritorno si vanno ad aggirare le sponde del Lago del Truzzo verso ovest fino all'inizio della diga: qui si segue in discesa la solita splendida mulattiera della Valle del Drogo fino al fondovalle di Sant'Antonio, dove si trova una palina con anche l'indicazione per San Rocco. Un breve tratto di sentiero sale fino ad un piazzale di parcheggio, da cui si segue la sterrata di accesso fino alla ripresa del sentiero (non segnalato) sulla sinistra: in poche centinaia di metri si torna a Scanabecco.
Dal piazzale di parcheggio si entra fra le case di Scanabecco (localmente più noto come San Rocco) dove si trova una bellissima fontana seicentesca; ignorando tutte le indicazioni escursionistiche, ci si porta verso l'alto per aggirare sulla sinistra le ultime baite in direzione di un vago sentiero fra orti e prati. All'ingresso del bosco la traccia migliora e comodamente si avvia verso un ponte sulla condotta, per poi proseguire verso Sant'Antonio: ma, come dice A.Gogna nella guida, se arriviamo a raggiungere il ponte significa che ci siamo spinti troppo avanti ed occorre retrocedere fino a trovare una qualche traccia di passaggio che sale a sinistra. In effetti, almeno con la vegetazione rigogliosa di questa stagione, si possono notare solo tracce di ungulati e già questo dà un'idea di massima della direzione; si sale ripidamente fra vecchi terrazzamenti abbandonati e piccoli muretti di contenimento, probabilmente costruiti per la stabilizzazione del terreno dopo lo scavo della trincea per la condotta. Occorre proseguire senza mai portarsi in vista della tubazione, tenendosi quindi piuttosto sulla destra, fino ad arrivare ad una vasta area di alberi schiantati, che va aggirata ancora a destra andando ad addentrarsi in una fitta abetaia di rimboschimento: improvvisamente ed inaspettatamente qui si converge nella vecchia mulattiera di servizio agli impianti. La traccia è evidentemente inutilizzata da anni, ma è perfettamente riconoscibile e ben segnalata a bolli rossi sui tronchi. La fitta serpentina di tornanti nel bosco si conclude sul piazzale della Cà Bianca intermedia, vecchia costruzione di servizio e ed attuale sede di un rimodernato argano per il movimento dei carrelli lungo il piano inclinato. Alle spalle della costruzione, aggirandola da destra, si ritrova il proseguimento della salita, ora più ripida e tortuosa lungo scalinate di pietra in un rado bosco con isolati larici secolari. In corrispondenza di un salto roccioso, la traccia passa momentaneamente al di là della condotta, per poi tornare dal lato iniziale appena sotto l'ampio terrazzo terminale, dove la tubazione entra nella galleria di trasferimento dal Lago del Truzzo. Le poche costruzioni di servizio sono tutte praticamente dei ruderi e la grande casa dei guardiani conserva quasi solo le mura perimetrali. Da qui inizia il lungo traverso del Sentiero della Camoscera. E' una traccia a saliscendi, con lunghi tratti gradinati, spesso assistita da cavi passamano e sempre esposta su ripidi prati, ma non esageratamente; attraversa in quota i numerosi canaloni che si dipartono dalle varie guglie che costituiscono il Pizzo della Camoscera. Alla fine delle difficoltà il sentiero tende a scendere per confluire nella via normale poco sopra l'Alpe Cornera, ma, volendo salire direttamente al lago, conviene proseguire fra le gande e cespuglieti di rododendro fino a trovare le segnalazioni bianco/rosse della variante diretta per il Passo dell'Alpigia.
Per il ritorno si vanno ad aggirare le sponde del Lago del Truzzo verso ovest fino all'inizio della diga: qui si segue in discesa la solita splendida mulattiera della Valle del Drogo fino al fondovalle di Sant'Antonio, dove si trova una palina con anche l'indicazione per San Rocco. Un breve tratto di sentiero sale fino ad un piazzale di parcheggio, da cui si segue la sterrata di accesso fino alla ripresa del sentiero (non segnalato) sulla sinistra: in poche centinaia di metri si torna a Scanabecco.
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