Cima di Piazzo (2057 m) dal Culmine San Pietro

Dopo anni finalmente mi decido a salire la Cima di Piazzo, meta super gettonata in inverno.
Tra le varie possibilità scarto la salita in funivia, che ridurrebbe notevolmente l'escursione, e scelgo invece di partire dalla località Campuscedo, lungo la strada che da Moggio sale al Culmine San Pietro.
Seguo la comoda sterrata che sale nel bosco, facendo un giro molto ampio e per nulla faticoso, con belle visuali sulle Grigne.
Dopo circa 3 km di stradina perfettamente pulita si cambia esposizione e all'improvviso trovo uno spesso strato di ghiaccio, dunque decido di indossare i ramponi che da questo momento in poi saranno utilissimi.
L'ambiente si fa più aperto, e in breve raggiungo il bivio dove si diramano i due sentieri ("alto" e "basso") per scendere al Culmine San Pietro e la sterrata per Pizzino, mentre io proseguo verso i Piani di Artavaggio, che raggiungo dopo un altro lungo tratto di stradina innevata.
Arrivato all'ex Albergo Sciatori (1h40), prendo l'ampia traccia a sinistra, che sale più diretta rispetto al percorso indicato dalla palina segnavia.
Raggiunto il Rifugio Nicola (2h15) lo supero e proseguo fino alla bocchetta a destra della Cima di Piazzo.
Affronto ora il breve traverso, unico tratto leggermente delicato dell'escursione, quindi attacco la rampa finale, inizialmente tenendomi più o meno al centro del pendio, quindi spostandomi a destra per portarmi in cresta e raggiungere in pochi minuti la vetta della Cima di Piazzo (2h40).

Panorama spettacolare dalla vetta, grazie alla giornata limpidissima si distinguono benissimo anche montagne lontane come il Monviso o alcune cime dell'Oberland Bernese.
Temendo che col gran caldo la neve diventi pappa resto in vetta solo un 15 minuti, quindi torno velocemente al sottostante Rifugio Nicola (3h00), dove mi fermo per il pranzo.
Quindi dopo una fantastica taragna con salsiccia ai ferri, continuo la discesa, seguendo lo stesso percorso di andata, fino ai Piani di Artavaggio e fino al successivo bivio per il culmine San Pietro.
Qui abbandono la stradina e seguo le indicazioni per il "sentiero basso", che inizialmente coincide con quello "alto".
Risalendo qualche metro raggiungo la Casera di Maesimo, posta su un bel dosso erboso panoramico, dove mi sposto sul versante sud quindi la neve sparisce e posso togliere definitivamente i ramponi.
Dalla casera scendo alla sella sottostante, dove poco prima di un tavolo da pic nic noto una palina segnavia rotta.
In questo punto, non indicato, si stacca a sinistra il "sentiero basso", mentre quello "alto" riprende a salire sul ripido e ombroso pendio verso lo Zucco di Maesimo, itinerario che però so essere sconsigliato in inverno, dunque non prendo neanche in considerazione (anche se con il modestissimo innevamento attuale e con i ramponi al seguito forse si poteva tentare).
Il mio sentiero invece si "tuffa" a sinistra, scendendo in un rado boschetto con frequenti radure.
La traccia spesso si fa poco visibile, per fortuna ci sono diversi segnavia bianco rossi, e ho il gps che mi aiuta a trovare la retta via senza problemi.
Dopo un bel tratto di discesa si svolta quindi a destra e si inizia un lunghissimo traverso nella faggeta che, con alcuni morbidi saliscendi ed una risalita finale di qualche decina di metri, mi porta ad alcune baite, da cui parte una stradina cementata, da cui poco oltre si dirama a sua volta un sentiero che in pochi minuti mi porta al Culmine San Pietro (5h15).
Percorrendo ora la strada asfaltata verso Moggio, per nulla trafficata visto che incontrerò solo due ciclisti, ritorno in una quindicina di minuti al punto di partenza (5h30).