Pizzo Tòpera (2480 m)
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Torno dopo qualche tempo in Antigorio, una valle che racchiude in sé numerosi tesori naturalistici ed un’integrità ambientale legata al passato che non ha eguali: ogni passo è una piccola scoperta, in un contesto fatto di verticalità e boschi meravigliosi.
Questa volta prendo di mira il Pizzo Tòpera, cima assai poco frequentata posta tra l’omonimo passo ed il più conosciuto Passo del Muretto. Risulterà preziosa, come spesso accade, l’accurata relazione postata tempo fa da Andrea (che ringrazio) di una salita invernale al Pass di Döss, che mi consentirà di scoprire l’ingegnoso accesso dal basso che ignoravo completamente.
Durante il giro si attraversano numerosi alpeggi, la baita alta di Casarola ed il Curt di Döss sono in ottimo stato e adibiti a ricovero d’emergenza, i rimanenti sono chiusi o abbandonati. In alcuni tratti è necessario superare degli alberi caduti e i sentieri denotano una scarsa se non nulla frequentazione, nonostante i segni bianco-rossi siano presenti almeno fino al bivio per Garnosa; poco oltre i segni spariscono e faccio affidamento all’inerbita traccia che con traverso ascendente mi conduce alla bella baita posta in posizione panoramica sul Monte Gorio. Oltre salgo a vista tra i rododendri su terreno scomodo raggiungendo il Curt di Döss dove prendo una bella pausa all’ombra di un masso. Proseguo quindi a destra verso un pianoro, risalendo poi lungo un’evidente escavazione sino ad incrociare il sentiero che dal Passo di Tòpera porta al Pass di Döss. Dal passo salita facile su tracce che aggirano a destra le placconate iniziali per poi piegare sulla cresta che in breve conduce alla vetta (ometto).
In discesa mi abbasso brevemente lungo l’opposta dorsale per poi seguire a sinistra una costa erbosa che permette parzialmente di evitare le colate di massi. Nonostante ciò, devo affrontare qualche passaggio delicato dati gli insidiosi buchi sottostanti e la presenza di alcuni nevai. Dalla cima al Passo del Muretto non ci sono segni e ho visto solo due ometti, mentre dal passo scendendo a San Rocco il percorso torna ad essere ben segnalato. Giunto all’alpeggio di Altiaccio, invaso dalle ortiche, proseguo tra alte felci che nascondono la traccia in più punti per cui risultano fondamentali i segni, in questo tratto comunque sempre presenti. L’arrivo a La Pioda avviene in concomitanza di un bel temporale, provvidenziale a moderare la calura. Molto belli i vari alpeggi, soprattutto Garnosa e Il Groppo, che ha meritato la deviazione alla stalla più bassa di quota 1672 m. Visto un bel gruppo di cinghiali salendo a Pianezza e qualche camoscio fuggiasco nel bosco. Nessun umano incontrato, solito sogno esclusivo vissuto in Antigorio.

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