Pizzi Càssera e Mellasc
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Dalla Valgerola, e precisamente proprio da Laveggiolo, parte il sentiero più breve e più frequentato che porta al Pizzo dei Tre Signori; inoltre, sempre da qui, si possono raggiungere facilissimamente due popolari rifugi. Ecco: esclusi il Pizzo, il Rifugio FALC e il Rifugio Trona Soliva, le due cime di questa gita sono le mete più accessibili della cresta di confine fra Sondrio e Lecco, dove l'unica "difficoltà" a tratti è un po' di esposizione. La via di discesa scelta - e già percorsa da noi otto anni fa - è poco popolare fra gli escursionisti probabilmente a causa della bollatura praticamente scomparsa e dal percorso poco intuitivo, ma si tratta al contrario di una classicissima salita scialpinistica che, con neve stabilizzata, presenta ottime condizioni per lunghi periodi.
Dalle case di Laveggiolo si prosegue sulla pista forestale interdetta ai non autorizzati e per breve tratto asfaltata; si ignorano le deviazioni laterali e specialmente il sentiero ampiamente segnalato verso sinistra. In costante blanda salita si raggiunge il fondovalle in corrispondenza delle tre soprastanti Baite Grasso: non si scende ad attraversare il torrente al guado, ma lo si affianca dapprima lungo una pista secondaria e poi lungo una traccia poco evidente. Il sentiero, tornato ben visibile, attraversate le acque, tende a risalire verso sinistra con alcuni tornanti una conoide di frana che aiuta a superare la soglia rocciosa della valle (Val Vedrano); guadato nuovamente il torrente presso una larga cengia scavata nella roccia, si raggiungono gli ampi pascoli dell'Alpe Colombana (indicata sulle carte come Alpe Vedrano, ma localmente sconosciuta come tale). Qui il sentiero vero e proprio finisce e occorre orientarsi a vista per proseguire verso il circo terminale: facendo attenzione a non confondere la massima depressione della cresta con la bocchetta da raggiungere, si prosegue fino ad un ripiano superiore - certamente un ex-lago - della vallata; qui si reperiscono un paio di ometti di pietre che suggeriscono la direzione per incontrare un improvviso buon sentiero che accompagna fino al crinale con pochi tornanti sassosi e talora scavati direttamente nella roccia.
Sul filo di cresta, sempre piuttosto comodo, si procede verso destra fino a raggiungere la croce del Pizzo Càssera ("La crus del Matoc"); tornati fino al sentiero di accesso, lo si lascia a sinistra per proseguire verso il Pizzo Mellasc: ignorate le tracce erbose che scendono alla Bocchetta di Larecc e al Rifugio Casera Vecchia di Varrone (e quindi all'ormai pericoloso Sentiero Cadorna - vedi le due relazioni dello scorso anno), si sale a piacere lungo la comoda cresta con possibilità di scegliere proprio sul filo passaggi più rocciosi oppure tracce erbose un poco sul versante meridionale. La vetta del Pizzo Mellasc è un lungo e largo crestone pascolivo che nel punto culminante ospita una piccola crocetta metallica commemorativa di un caduto.
Per la discesa, ci si porta sul versante settentrionale tramite un canalino sassoso; si percorre il terrazzo di pietrame sino ad un laghetto di minime dimensioni: qui compaiono un paio di sbiaditissimi segni a vernice rosso/bianca, essenziali per non perdere tempo nel cercare la direzione di massima. La discesa tendenzialmente percorre una serie di terrazzamenti ognuno collegato col successivo tramite canali posti sempre sulla destra in direzione di marcia. In ultimo si raggiunge il fondovalle presso l'Alpe Colombana che non si raggiunge, ma della quale si sfrutta la mulattiera di accesso, già percorsa in salita.
NOTA: la traccia GPS, nell'ultimo tratto di discesa fino alla confluenza nella mulattiera della Val Vedrano, percorre il corso di un torrentello: ispirazione dovuta alla temperatura della giornata, ma che implica passi di arrampicata fino al III grado su roccia viscida in mezzo a piacevoli spruzzi di acqua fresca. Naturalmente, spostandosi di pochi metri si può passare fra i soliti ontani, molto pascolo e qualche sasso !!
https://www.relive.cc/view/g36784509967
Dalle case di Laveggiolo si prosegue sulla pista forestale interdetta ai non autorizzati e per breve tratto asfaltata; si ignorano le deviazioni laterali e specialmente il sentiero ampiamente segnalato verso sinistra. In costante blanda salita si raggiunge il fondovalle in corrispondenza delle tre soprastanti Baite Grasso: non si scende ad attraversare il torrente al guado, ma lo si affianca dapprima lungo una pista secondaria e poi lungo una traccia poco evidente. Il sentiero, tornato ben visibile, attraversate le acque, tende a risalire verso sinistra con alcuni tornanti una conoide di frana che aiuta a superare la soglia rocciosa della valle (Val Vedrano); guadato nuovamente il torrente presso una larga cengia scavata nella roccia, si raggiungono gli ampi pascoli dell'Alpe Colombana (indicata sulle carte come Alpe Vedrano, ma localmente sconosciuta come tale). Qui il sentiero vero e proprio finisce e occorre orientarsi a vista per proseguire verso il circo terminale: facendo attenzione a non confondere la massima depressione della cresta con la bocchetta da raggiungere, si prosegue fino ad un ripiano superiore - certamente un ex-lago - della vallata; qui si reperiscono un paio di ometti di pietre che suggeriscono la direzione per incontrare un improvviso buon sentiero che accompagna fino al crinale con pochi tornanti sassosi e talora scavati direttamente nella roccia.
Sul filo di cresta, sempre piuttosto comodo, si procede verso destra fino a raggiungere la croce del Pizzo Càssera ("La crus del Matoc"); tornati fino al sentiero di accesso, lo si lascia a sinistra per proseguire verso il Pizzo Mellasc: ignorate le tracce erbose che scendono alla Bocchetta di Larecc e al Rifugio Casera Vecchia di Varrone (e quindi all'ormai pericoloso Sentiero Cadorna - vedi le due relazioni dello scorso anno), si sale a piacere lungo la comoda cresta con possibilità di scegliere proprio sul filo passaggi più rocciosi oppure tracce erbose un poco sul versante meridionale. La vetta del Pizzo Mellasc è un lungo e largo crestone pascolivo che nel punto culminante ospita una piccola crocetta metallica commemorativa di un caduto.
Per la discesa, ci si porta sul versante settentrionale tramite un canalino sassoso; si percorre il terrazzo di pietrame sino ad un laghetto di minime dimensioni: qui compaiono un paio di sbiaditissimi segni a vernice rosso/bianca, essenziali per non perdere tempo nel cercare la direzione di massima. La discesa tendenzialmente percorre una serie di terrazzamenti ognuno collegato col successivo tramite canali posti sempre sulla destra in direzione di marcia. In ultimo si raggiunge il fondovalle presso l'Alpe Colombana che non si raggiunge, ma della quale si sfrutta la mulattiera di accesso, già percorsa in salita.
NOTA: la traccia GPS, nell'ultimo tratto di discesa fino alla confluenza nella mulattiera della Val Vedrano, percorre il corso di un torrentello: ispirazione dovuta alla temperatura della giornata, ma che implica passi di arrampicata fino al III grado su roccia viscida in mezzo a piacevoli spruzzi di acqua fresca. Naturalmente, spostandosi di pochi metri si può passare fra i soliti ontani, molto pascolo e qualche sasso !!
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