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E per finire, tutti ai Bagni !
Vista da Giorgio - ( giorgio59m)
Per capire lo spirito di questa escursione bisogna considerare alcuni fattori
- la voglia di tornare a calpestare una bella cima
- l'intenzione di arrivare in vetta, nonostante il vento che soffierà anche oltre i 60Km/h, da sommare al ghiaccio e la neve
- il nome della traccia che ho preparato "a tavolino", Pilone e anello inventato ....(l'idea è di passare al ritorno dai Bagni di Craveggia)
Con queste premesse, dopo ben 2h di auto da Como, eccoci a Spruga, nel parcheggio della piazza del paesino, proprio dove termina la strada, che in realtà prosegue, ma chiusa al traffico scendendo ai Bagni di Craveggia, confine con l'Italia.
Alla partenza +9°, ma soprattutto un bel vento che ci farà camminare sempre ben coperti.
Il sentiero fino all' Alpe Pesced lo conosciamo (salita al Munzelüm a dicembre 2016), è una salita senza tregua.
Da sottolineare il bel complesso di Piansecco (affittasi su tutte le baite) ed il bel bosco di larici che sale all' Alpe Pesced.
Arrivati all'Alpe Pesced 1778mt (+1:30), facciamo una bella pausa, l'ambiente è stupendo, completamente aperto e con panorami notevoli.
15min al coperto dell'Alpe, il freddo è proprio insopportabile.
Ripartiamo sul sentiero, anzi è giusto sottolineare che la marcatura fino alla cima è ovunque perfetta.
Si passa sul fianco destro del Munzelüm (Ovest) dove iniziamo a trovare la neve, anzi il ghiaccio duro, e anche tanti accumuli di grandine.
Lungo il sentiero ci fermiamo per calzare i ramponcini, la neve è ghiacciata e dura, sono proprio necessari, inoltre da questo fianco possiamo notare tutto il percorso verso il Pilone, ed il fianco per lunghi tratti è coperto dalla neve, soprattutto nei tratti ripidi e senza vegetazione sotto, meglio non scivolare ...
Proseguiamo e tocchiamo i 2000mt al Passo del Busan, dove però facciamo i conti con un vento che ti sbatte a terra, folate impetuose ci obbligano a fermarci e "bloccarci" al terreno per non essere spostati.
Riprendiamo il fianco dei Ciapitt, dove fortunatamente siamo un pò coperti, ma qualche acrobazia la si deve fare per camminare sulla neve dura e ghiacciata.
La cima è vicina ma la progressione è complicata, ma mai abbiamo pensato di desistere.
Arrivati alla bocchetta dei Ciapitt, è quasi fatta .... ancora alcuni tratti ripidi sulla neve dove pestare violentemente i ramponcini per fare un pò di presa.
Alle 11:30 (+3:30 dalla partenza tocco l'ometto di vetta, i miei compagni sono arrivati da pochi minuti e sono ranicchiati dietro l'omone per il vento. Sono troppo contento, come dislivello siamo già nella mia fascia altra, e ci ho messo meno del previsto, e poi sono in vetta, la vetta che volevo.

Ci fermiamo pochissimo, foto a turno perchè il cavalletto vola via, come lo zaino di Paolo che ha dovuto saltarci sopra per bloccarlo.
La discesa ... merita una spiegazione.
Non c'e' sentiero sul costone Sud del Pilone, quello che rapprensenta il confine di stato I-CH, i pochi sentieri parziali o sulle vecchie mappe corrono solo in orizzontale.
Fino a Q1900 si scende su neve dura e qualche pietraia, senza vegetazione quindi a vista, piacevole a parte il vento.
Poi si entra in un bosco di larici, ed i pendii di fanno sempre più ripidi.
Alle 12:30 decidiamo di fermarci in punto riparato nel bosco per pranzare.
Il freddo ci costringe a mangiare ben vestiti, e dopo neppure un'ora ripendiamo il cammino, muovendosi ci si scalda.
Inizia un grand ravanage, tra pietraie anche di grosse dimensioni e bosco su fogliame secco e paglione, ma soprattutto verticale.
Puntiamo sul GPS le baite di Camana, ma finchè non ci siamo sopra non vedremo il tetto, ben coperto dalla vegetazione.
Fino a Camana tutto fuori-sentiero, anzi proprio lo stereotipo del ravanage.
Ma non finisce qui ...
In teoria da queste baite si trova un sentiero che scende fino ai bagni, ci sono vecchi bolli rossi (solo rossi) sulle piante, spesso sbiaditi, ma più o meno il sentiero si vede, anche se è evideente che in disuso.
Attorno Q1165 c'e' un bivio con più sentieri, difficile individuare quello giusto sbagliamo arrivando ad una baita isolata e torniamo indietro risalendo al bivio.
Ripreso il sentiero che scende rapido con zig-zag arriviamo ad un rudere Q1100 dove il sentiero è in parte franato.
Non troviamo altra bollatura, di nuovo a ravanare nel ripido per poco più di un centinaio di metri di dislivello.
Stanchi ed un pò stufi di ravanare arriviamo finalmente al fiume, il Rio dei Bagni, e proprio di fronte a noi i Bagni di Craveggia, sorgente termale a 28° appena dopo il confine, quindi in territorio italiano, ma con unico accesso semplice dalla Val Onsernone.
Tra l'altro sono stati teatro di importanti avvenimenti durante la guerra.
Dall' Italia l'accesso dal Val Formazza / Val Vigezzo prevede lunghi percorsi e passi alpini.
Ho letto parecchio della storia di questo luogo, incuriosito nella precedente visita a Spruga, così tanto da convincere il gruppo per questo "anello inventato".
Qualche lettura 1, 2, 3, 4
Un bel girone,non certo facile, il ritorno è SCONSIGLIATO a chi non pratica "il ravanage" ... in alternativa si ritorna dallo stesso percorso dell' andanta.
Cima raggiunta nonostante le difficoltà, dislivello non da poco, wild di quello serio, non ci è mancato proprio nulla, a parte la defezione di due del gruppo che per vari motivi non erano con noi a condividere questa bella e faticosa avventura.
NOTA IMPORTANTE (Livello di difficoltà)
Spruga - Alpe Pesced |
T2 |
Alpe Pesced - Pilone |
T3 normalmente,
ma T4 nelle condizioni odierne
(neve ghiacciata e vento)
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Pilone - Bagni di Craveggia |
azzerderei anche un T4+
senza GPS ci si perde,
ed il terreno è molto ripido
e con grandi pietraie.
Non fatelo se non siete consapevoli |
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Kommentare (4)