Palanzina - Valle Strona
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Nel corso di una recente salita alla Cima Scaravini, avevamo toccato gli Alpi Gatto, Ragià e Vazzo (vedi qui).
Sono luoghi selvatici e abbandonati, visitati raramente dagli escursionisti nonostante la vicinanza a Forno e alle baite ristrutturate situate sul frequentato e soleggiato versante opposto.
Era rimasta la curiosità di dare un volto ai nomi La Lavazza e Pociola (Rabbini: Pecella), situati lungo il mal segnalato e poco evidente sentiero "ufficiale" che da Forno sale alla Cima Scaravini.
Da notare che il sentiero in questione è rappresentato correttamente solo sulla carta IGM.
Con l’occasione toccheremo anche l’alpe Poccei di Sopra (Rabbini: Pecello), che comprende anche due baite ristrutturate.
Ne uscirà un breve e interessante anello che ci farà scoprire, 150 m più in alto di Poccei di Sopra, un alpe che non ci aspettavamo di trovare. Al termine del giro giro successivo, verremo a sapere che il nome dell'alpe è Palanzina, grazie ad un gentile signore di Forno. Nemmeno la Mappa Rabbini indica questi ruderi, non sappiamo se per semplice dimenticanza o perché irrilevanti ai fini fiscali già nel Piemonte preunitario...
Andata
Con Ferruccio parto da Forno e imbocco il sentiero segnalato per l'Alpe Cinque Fontane. Attraversato il Rio Scaravini in un punto dove un tempo c'era un ponte, il sentiero più evidente traversa a Nord parallelamente al torrente in direzione dell'Alpe Cugnolo. La nostra traccia risale invece il versante raggiungendo l'Alpe Cinque Fontane, ben visibile anche da lontano. Il sentiero entra nel bosco a Nord dell'ultima baita, attraversa il Rivo Pecella e risale il ripido versante fino ai ruderi di Pociola. Si tratta di poco più che cumuli di sassi allineati sulla dorsale che definisce la destra idrografica del canale del Rivo Pecella, al limitare del bosco. Da notare che queste macerie sono già definite "rovine" sulla carta IGM del 1914.
Seguendo dei tagli traversiamo a Nord, finendo così su un pendio fitto di rododendri dal quale si vede il pascolo dell'Alpe La Lavazza. Anche qui solo un residuo di muro a secco nei pressi di una piccola giavina testimonia la passata esistenza di un misero ricovero.
Saliamo il pendio fino alla base delle rocce dove troviamo una cengia che traversa a sud e un segno sbiadito su una roccia. Qui si può giungere più comodamente (si fa per dire…) risalendo direttamente la dorsale sopra i ruderi di Pociola. Prima di entrare in un canale in parte innevato, per prudenza calziamo i ramponi, che si riveleranno più utili sul terreno gelato e sui ripidi pendii erbosi che sulla neve.
Al termine del tratto innevato saliamo ancora per pochi metri e poi usciamo in traverso sulla destra (Sud), giungendo in breve su un pianoro che ospita il rudere del recinto di Corte Gemello, nome che abbiamo saputo da un gentile abitante di Forno incontrato all’inizio dell’escursione. Traversando in leggera salita, incontriamo dei resti di sentiero e quindi, dopo un colletto a fianco ad uno sperone roccioso, giungiamo alla quota 1780 sulla dorsale Sud della Cima Scaravini, dove stranamente un cartello segnala il sentiero, pressoché invisibile, che abbiamo appena percorso.
Tempo impiegato: 3:20 tutto compreso.
Ritorno
Dopo una pausa, ci incamminiamo lungo la dorsale verso Massiola (Sud) e arriviamo a Piano del Pozzo. Qui la carta IGM mostra un percorso che scende verso Poccei aggirando a Sud le rocce di Piano del Pozzo ma alla prova dei fatti il sentiero risulta inesistente.
Scendiamo quindi senza traccia la dorsale appena accennata che punta verso Forno (facendo attenzione a non confondersi con quella dell'Alpe Praccione). Dopo un primo tratto nel bosco, a 1500 m di quota, troviamo le rovine, per noi ancora senza nome, di Palanzina, in cima ad un ripido pascolo a monte di una piccola giavina. Si tratta di un gruppo di almeno quattro costruzioni, che risulta assente da tutte le mappe consultate.
Scendiamo ancora la dorsale, giungendo alle baite riattate di Poccei di Sopra (o Pucei). A sinistra (Sud) dell'alpe, inizia un sentiero segnalato da bolli rossi che scende nel ripido bosco e porta su un solido ponte pedonale sul Rio Scaravini, nei pressi di Forno, dove l'anello ha termine.
Tempo (al netto della ricerca del sentiero che non c'è): circa 2 ore.
Sono luoghi selvatici e abbandonati, visitati raramente dagli escursionisti nonostante la vicinanza a Forno e alle baite ristrutturate situate sul frequentato e soleggiato versante opposto.
Era rimasta la curiosità di dare un volto ai nomi La Lavazza e Pociola (Rabbini: Pecella), situati lungo il mal segnalato e poco evidente sentiero "ufficiale" che da Forno sale alla Cima Scaravini.
Da notare che il sentiero in questione è rappresentato correttamente solo sulla carta IGM.
Con l’occasione toccheremo anche l’alpe Poccei di Sopra (Rabbini: Pecello), che comprende anche due baite ristrutturate.
Ne uscirà un breve e interessante anello che ci farà scoprire, 150 m più in alto di Poccei di Sopra, un alpe che non ci aspettavamo di trovare. Al termine del giro giro successivo, verremo a sapere che il nome dell'alpe è Palanzina, grazie ad un gentile signore di Forno. Nemmeno la Mappa Rabbini indica questi ruderi, non sappiamo se per semplice dimenticanza o perché irrilevanti ai fini fiscali già nel Piemonte preunitario...
Andata
Con Ferruccio parto da Forno e imbocco il sentiero segnalato per l'Alpe Cinque Fontane. Attraversato il Rio Scaravini in un punto dove un tempo c'era un ponte, il sentiero più evidente traversa a Nord parallelamente al torrente in direzione dell'Alpe Cugnolo. La nostra traccia risale invece il versante raggiungendo l'Alpe Cinque Fontane, ben visibile anche da lontano. Il sentiero entra nel bosco a Nord dell'ultima baita, attraversa il Rivo Pecella e risale il ripido versante fino ai ruderi di Pociola. Si tratta di poco più che cumuli di sassi allineati sulla dorsale che definisce la destra idrografica del canale del Rivo Pecella, al limitare del bosco. Da notare che queste macerie sono già definite "rovine" sulla carta IGM del 1914.
Seguendo dei tagli traversiamo a Nord, finendo così su un pendio fitto di rododendri dal quale si vede il pascolo dell'Alpe La Lavazza. Anche qui solo un residuo di muro a secco nei pressi di una piccola giavina testimonia la passata esistenza di un misero ricovero.
Saliamo il pendio fino alla base delle rocce dove troviamo una cengia che traversa a sud e un segno sbiadito su una roccia. Qui si può giungere più comodamente (si fa per dire…) risalendo direttamente la dorsale sopra i ruderi di Pociola. Prima di entrare in un canale in parte innevato, per prudenza calziamo i ramponi, che si riveleranno più utili sul terreno gelato e sui ripidi pendii erbosi che sulla neve.
Al termine del tratto innevato saliamo ancora per pochi metri e poi usciamo in traverso sulla destra (Sud), giungendo in breve su un pianoro che ospita il rudere del recinto di Corte Gemello, nome che abbiamo saputo da un gentile abitante di Forno incontrato all’inizio dell’escursione. Traversando in leggera salita, incontriamo dei resti di sentiero e quindi, dopo un colletto a fianco ad uno sperone roccioso, giungiamo alla quota 1780 sulla dorsale Sud della Cima Scaravini, dove stranamente un cartello segnala il sentiero, pressoché invisibile, che abbiamo appena percorso.
Tempo impiegato: 3:20 tutto compreso.
Ritorno
Dopo una pausa, ci incamminiamo lungo la dorsale verso Massiola (Sud) e arriviamo a Piano del Pozzo. Qui la carta IGM mostra un percorso che scende verso Poccei aggirando a Sud le rocce di Piano del Pozzo ma alla prova dei fatti il sentiero risulta inesistente.
Scendiamo quindi senza traccia la dorsale appena accennata che punta verso Forno (facendo attenzione a non confondersi con quella dell'Alpe Praccione). Dopo un primo tratto nel bosco, a 1500 m di quota, troviamo le rovine, per noi ancora senza nome, di Palanzina, in cima ad un ripido pascolo a monte di una piccola giavina. Si tratta di un gruppo di almeno quattro costruzioni, che risulta assente da tutte le mappe consultate.
Scendiamo ancora la dorsale, giungendo alle baite riattate di Poccei di Sopra (o Pucei). A sinistra (Sud) dell'alpe, inizia un sentiero segnalato da bolli rossi che scende nel ripido bosco e porta su un solido ponte pedonale sul Rio Scaravini, nei pressi di Forno, dove l'anello ha termine.
Tempo (al netto della ricerca del sentiero che non c'è): circa 2 ore.
Tourengänger:
atal

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