Monte Grona, cresta W. (Tentativo)
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http://www.hikr.org/gallery/photo2588468.html?post_id=129114
Circa un anno fà, durante una salita al Monte Pidaggia (m.1528), non passò inosservata la bellissima sagoma del Monte Grona e della sua cresta ovest, territorio nel complesso inesplorato e noto perlopiù a qualche conoscitore locale.
Sembra pertanto un fortuito caso del destino ricevere l'invito di provare questo accesso inedito al Grona da parte di Corrado itineralp, a proposito di conoscitori eccelsi. Ovviamente accetto subito, tentando di coinvolgere qualcun altro interessato al "progetto", ma alla fine saremo soltanto in due ad assaggiare questa primizia. Lo studio di Corrado è - come prevedibile - attento e accurato sin dalla scelta dell'accesso alla cresta (da sud o da ovest?), e alla fine optiamo per il più lungo ma soleggiato versante meridionale.
Il resto sarà tutto da vedere e valutare passo dopo passo, sapendo che potrebbe esserci in partenza la possibilità di abbandonare l'ascesa in caso di difficoltà o pericoli troppo elevati.
Partiamo da Naggio (m.680), fuori dal paese, lasciando l'auto in fondo a una stradina sterrata da cui ci si cala subito nel solco della Val Sanagra portandoci al torrente e alla radura di Madri (m.580). Presenti marcature biancorosse che indirizzano sul "sentiero delle quattro valli" e altre diramazioni: noi puntiamo alla Val Varoo, proprio ai piedi dei complessi versanti sud e ovest del Grona tramite bei sentieri boschivi.
Traversando il soleggiato versante sud ci portiamo con agevole pista forestale ad ovest entrando subito all'ombra della dorsale che di lì a poco dovremo affrontare.
Già a un primo sguardo notiamo quanto sia severa, ma siamo qui per provare, dunque si parte...
Individuiamo subito, attaccando a m.1005, una sorta di traccia che procede parallela alla valle, la quale ci sarà in parte utile al ritorno per dirigerci su terreno libero all'Alpe Varoo, ma la snobbiamo puntando dritti nel fogliame il ripido pendio che conduce subito a un primo risalto roccioso importante, superato non senza difficoltà tramite un infido canalino erboso in cui solo in parte è possibile assicurarsi ai mughi. Giungiamo pertanto in cima a questo primo rilievoo quotato m.1104, da cui scendiamo brevemente per attaccare un altro pendio ripidissimo, confortati da qualche traccia animale ed aiutati anche qui da numerosi mughi, che ci portano ad affrontare su pendenza inalterata e talvolta ulteriormente accresciuta un tratto tra prati, roccette e qualche betulla. Ci rendiamo conto di quanto già l'inizio sia molto severo e ci metta letteralmente alla frusta, dovendo camminare sulle uova di fronte a una dorsale sempre più erta ed esposta, in cui senza l'aiuto di qualche pianta è spesso difficile progredire, ma proseguiamo fiduciosi. Ancora per poco tuttavia, in quanto la lieve traccia sembra dirigersi a destra su una cengia erbosa sospesa su un baratro di 200 metri da cui vediamo quasi verticalmente la comoda forestale utilizzata poco prima. Valutiamo cosa fare perchè consci che da qui la Musica sembra peggiorare ulteriormente e farsi davvero pericolosa, specie non sapendo cosa possa esserci dopo. Proseguire in verticale su erba ripida non sembra saggio e valutiamo un canale più centrale e "protetto", dal quale si osserva un successivo risalto che svetta alto sulle nostre teste promettendo dura battaglia per poterlo superare.
Più che "ravanage" è una roulette russa, come sottolinea giustamente Corrado. A m.1240 circa decidiamo che sia inutile proseguire perchè un'ulteriore progressione avrebbe reso alquanto complicato e pericoloso il rientro: dove ci siamo fermati è già abbastanza al limite per permettersi una discesa sicura in quanto in un paio di punti siamo costretti - per sicurezza - a buttare una corda doppia, riuscendo anche ad evitare il pessimo canalino iniziale con manovra d'aggiramento.
Chiuso, senza troppo rammarico, per ora il capitolo con l'inospitale cresta W del Grona (affrontata giusto per un terzo) ci portiamo con lungo traverso su sentierino secondario e tracce verso l'Alpe Varoo, ove pranziamo prima di tornare tranquillamente sui nostri passi a Naggio, consapevoli che oggi, come primo tentativo, di più non era possibile fare di fronte a rischi che aumentavano man mano con la progressione diretta.
Ringrazio Corrado itineralp per l'invito e l'impeccabile organizzazione di questa ascesa, dimostratasi veramente dura e impegnativa... almeno da quanto abbiamo potuto vedere e capire coi nostri occhi.
NB. La valutazione T6 è ovviamente da riferire alla tratta di cresta W del Monte Grona, tra la quota m.1000-1240. Il resto è T2-T3.
Circa un anno fà, durante una salita al Monte Pidaggia (m.1528), non passò inosservata la bellissima sagoma del Monte Grona e della sua cresta ovest, territorio nel complesso inesplorato e noto perlopiù a qualche conoscitore locale.
Sembra pertanto un fortuito caso del destino ricevere l'invito di provare questo accesso inedito al Grona da parte di Corrado itineralp, a proposito di conoscitori eccelsi. Ovviamente accetto subito, tentando di coinvolgere qualcun altro interessato al "progetto", ma alla fine saremo soltanto in due ad assaggiare questa primizia. Lo studio di Corrado è - come prevedibile - attento e accurato sin dalla scelta dell'accesso alla cresta (da sud o da ovest?), e alla fine optiamo per il più lungo ma soleggiato versante meridionale.
Il resto sarà tutto da vedere e valutare passo dopo passo, sapendo che potrebbe esserci in partenza la possibilità di abbandonare l'ascesa in caso di difficoltà o pericoli troppo elevati.
Partiamo da Naggio (m.680), fuori dal paese, lasciando l'auto in fondo a una stradina sterrata da cui ci si cala subito nel solco della Val Sanagra portandoci al torrente e alla radura di Madri (m.580). Presenti marcature biancorosse che indirizzano sul "sentiero delle quattro valli" e altre diramazioni: noi puntiamo alla Val Varoo, proprio ai piedi dei complessi versanti sud e ovest del Grona tramite bei sentieri boschivi.
Traversando il soleggiato versante sud ci portiamo con agevole pista forestale ad ovest entrando subito all'ombra della dorsale che di lì a poco dovremo affrontare.
Già a un primo sguardo notiamo quanto sia severa, ma siamo qui per provare, dunque si parte...
Individuiamo subito, attaccando a m.1005, una sorta di traccia che procede parallela alla valle, la quale ci sarà in parte utile al ritorno per dirigerci su terreno libero all'Alpe Varoo, ma la snobbiamo puntando dritti nel fogliame il ripido pendio che conduce subito a un primo risalto roccioso importante, superato non senza difficoltà tramite un infido canalino erboso in cui solo in parte è possibile assicurarsi ai mughi. Giungiamo pertanto in cima a questo primo rilievoo quotato m.1104, da cui scendiamo brevemente per attaccare un altro pendio ripidissimo, confortati da qualche traccia animale ed aiutati anche qui da numerosi mughi, che ci portano ad affrontare su pendenza inalterata e talvolta ulteriormente accresciuta un tratto tra prati, roccette e qualche betulla. Ci rendiamo conto di quanto già l'inizio sia molto severo e ci metta letteralmente alla frusta, dovendo camminare sulle uova di fronte a una dorsale sempre più erta ed esposta, in cui senza l'aiuto di qualche pianta è spesso difficile progredire, ma proseguiamo fiduciosi. Ancora per poco tuttavia, in quanto la lieve traccia sembra dirigersi a destra su una cengia erbosa sospesa su un baratro di 200 metri da cui vediamo quasi verticalmente la comoda forestale utilizzata poco prima. Valutiamo cosa fare perchè consci che da qui la Musica sembra peggiorare ulteriormente e farsi davvero pericolosa, specie non sapendo cosa possa esserci dopo. Proseguire in verticale su erba ripida non sembra saggio e valutiamo un canale più centrale e "protetto", dal quale si osserva un successivo risalto che svetta alto sulle nostre teste promettendo dura battaglia per poterlo superare.
Più che "ravanage" è una roulette russa, come sottolinea giustamente Corrado. A m.1240 circa decidiamo che sia inutile proseguire perchè un'ulteriore progressione avrebbe reso alquanto complicato e pericoloso il rientro: dove ci siamo fermati è già abbastanza al limite per permettersi una discesa sicura in quanto in un paio di punti siamo costretti - per sicurezza - a buttare una corda doppia, riuscendo anche ad evitare il pessimo canalino iniziale con manovra d'aggiramento.
Chiuso, senza troppo rammarico, per ora il capitolo con l'inospitale cresta W del Grona (affrontata giusto per un terzo) ci portiamo con lungo traverso su sentierino secondario e tracce verso l'Alpe Varoo, ove pranziamo prima di tornare tranquillamente sui nostri passi a Naggio, consapevoli che oggi, come primo tentativo, di più non era possibile fare di fronte a rischi che aumentavano man mano con la progressione diretta.
Ringrazio Corrado itineralp per l'invito e l'impeccabile organizzazione di questa ascesa, dimostratasi veramente dura e impegnativa... almeno da quanto abbiamo potuto vedere e capire coi nostri occhi.
NB. La valutazione T6 è ovviamente da riferire alla tratta di cresta W del Monte Grona, tra la quota m.1000-1240. Il resto è T2-T3.
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