Pizzo dell’Uomo – anticima N (2585 m)
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Dell’anticima N del Pizzo dell’Uomo ho sempre sentito parlare, per l’ultima volta solo in ordine di tempo da siso, a cui avevo chiesto un consiglio sulle mete da scialpinismo da principianti, ma l’ho sempre snobbata a favore dei suoi “vicini” in zona Lucomagno (Scopì, Rondadura, Blas, Lai Blau…). Ora che sto provando i nuovi “mezzi”, però, è diventata una meta perfetta! So che troverò neve terribile, ma il gioco è anche questo: se riuscirò a cavarmela su questa neve, nella prossima stagione invernale con condizioni migliori tutto sarà più facile!
Arrivo al passo alle 7, non prestissimo. Poco prima di me partono due scialpinisti. Cerco di affrettare i preparativi per star loro vicino. Mi sfuggono alla vista, ma le loro tracce sono visibili, e così poco dopo li scorgo in lontananza, ma stanno seguendo una via strana, forse per andare al Pizzo dell’Uomo dall’Alpe Croce, più difficile senz’altro di quella che ho in mente io. Visti i miei limiti con le pelli, non posso permettermi (per ora) di fare cose che vadano oltre il PD. Non devo “bruciarmi” facendo qualcosa oltre le miei possibilità, non ne ho bisogno!
Sono indeciso se seguire la strada lungo il lago e risalire la dorsale N fin dall’inizio, oppure prenderla dal fianco E. Sulla carta, forse leggermente più ripido. Avendo seguito inizialmente i due scialpinisti, mi trovo portato inevitabilmente verso la seconda opzione. Qua e là sul pendio che sto salendo ci sono chiazze di rododendri e roccette che emergono dalla neve, ma sorprendentemente sembra di poter salire tenendo sempre su gli sci. Dopo poco, la neve è già molle, in un punto sento cedermi lo sci già in salita, ma tengo duro! Quando sbuco sul piattone della cresta N vedo davanti a me la pala del Pizzo dell’Uomo, impressionante: ma non doveva essere semplice?! Decido di andare a vedere fino alla sua base, al massimo torno indietro. In questo tratto sono veloce, la pendenza è minima. Arrivato sotto la pala, le cose sembrano più facili (anche se non troppo). Incomincio la salita, ma dopo un paio di inversioni mi rendo conto che la neve, aggiunta ai 32° di pendenza, non tiene e andare avanti con gli sci non fa per me. Li tolgo nel mebel mezzo del pendio e provo ad andare avanti con gli scarponi. Fortunatamente, la neve in questo caso tiene. Pesto bene la traccia per il ritorno. Arrivo ad un ometto e poi a quella che sembra essere la cima. Guardando il GPS mi rendo conto che il punto quotato 2585 m è in realtà più avanti, perlomeno sulla cartina 1:25000: che sia il colletto? Il panorama è super! Giusto il tempo per qualche foto e torno sui miei passi. Non voglio rischiare che la neve peggiori e renda la discesa impossibile. Arrivato al “deposito sci” cambio assetto, ma la neve è così molle da non poter neanche scendere in dérapage, così dopo un breve traverso ritolgo gli sci e scendo a piedi ancora per una ventina di metri. A questo punto me la sento di rimettere gli sci, la pendenza è tornata accettabile. A questo punto compare uno scialpinista zurighese solitario. Lo raggiungo dove si è messo a mangiare e scambiamo un po’ di chiacchiere, sulle cime della zona, sulla Val Lumnezia in cui abita, sugli sci e sulle racchette.
Ora è venuto il momento di scendere, da qui incomincia il bello! Anche se la neve è *decisamente* primaverile, riesco a scendere fino alla macchina senza problemi. Le gambe a tratti fanno male, chissà se serve potenziare i quadricipiti? ma stringo i denti e via! Anche se lentamente, arrivo alla strada, senza mai provare paura né tentazione di proseguire a piedi!
L’appetito vien mangiando, andiamo avanti così!

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