"Ravanage" in Valmaggina.
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Oggi siamo io e Francesca, non abbiamo voglia di fare molti chilometri in auto per cui decidiamo di recarci in Valle Morobbia, una località che piace ad entrambi. Invece di arrivare a Carena e da qui proseguire fino alla sbarra, come fatto diverse altre volte, oggi scendiamo al bacino di Carnema.
Da qui attraversiamo la corona della diga e iniziamo a salire i 300 metri che ci separano dai Monti di Moneda per un bel sentiero che zigzaga su un ripido pendio coperto da un bosco misto di faggi e betulle.
Ai monti il panorama si apre sulle cime che sovrastano il Passo di San Jorio, la vista verso il Piano di Magadino invece è completamente offuscata da una coltre di caligine.
Dai Monti di Moneda prendiamo un largo sentiero che ci porta rapidamente alla Costa dell'Albera, altro nucleo in magnifica posizione, qui incontriamo il signor Giancarlo salito alla sua baita poco prima di noi, ci intratteniamo con lui per un buon quarto d'ora quindi proseguiamo verso il rifugio Alpe Valmaggia.
Il sentiero ben segnalato attraversa una magnifica faggeta. Al rifugio, sempre chiuso, facciamo una breve sosta approfittando del tavolo e delle panche in pietra all'esterno della baita: the, biscotti e cioccolato. Qualche foto e riprendiamo il cammino.
Ecco la prima neve, mano a mano che saliamo la coltre aumenta. Ad un certo punto Francesca mi propone di salire direttamente il pendio alla nostra sinistra che è invece sgombro. È bello ripido ma con una piccozza in mano e le suole Vibram risalire un pendio di paglierina non è certo un problema.
Affrontiamo il pendio per la massima pendenza, zigzagare in questi casi non è conveniente, mano a mano che la quota aumenta anche la coltre nevosa si fa più presente ma fino ai 1600 metri circa vi sono ancora degli ampi tratti sgombri poi la pendenza finalmente diminuisce ma la coltre diviene continua, vi sono circa 90 - 100 centimetri di neve in cui si affonda fino alle ginocchia, quando va bene, o fino a metà coscia.
Siamo in vista dello Scrigno di Poltrinone ma di raggiungerlo non se ne parla neppure, ben presto abbandoniamo anche l'idea di raggiungere l'Alpe Poltrinone e da lì l'Alpe di Levèn: pur alterrnandoci a battere la traccia la fatica è decisamente troppa e stiamo impiegando troppo tempo.
Studiamo la cartina e decidiamo di deviare a destra abbassandoci fino a raggiungere il sentiero sottostante. Scendiamo quindi per la massima pendenza, nel primo tratto il pendio è al di sotto dei 30° per cui di problemi non ce n'è, poco più avanti però la pendenza aumenta per cui mi muovo con più circospezione e, come prevedibile, faccio partire una valanga di reptazione che sposta circa trenta centimetri della coltre nevosa. La parte inferiore è ben assestata per cui ci abbassiamo tranquilli nel corridoio creatosi, in breve discendiamo i circa 300 metri che ci separano dal sentiero e, una volta raggiuntolo, non ci resta che seguirlo fino a che ci ritroviamo nel punto in cui stamane lo avevamo abbandonato. In una mezz'oretta siamo al rifugio e possiamo finalmente mangiare qualcosa: sono passate le 14,30.
Breve sosta e ritorniamo dapprima a Costa dell'Albera e quindi ai Monti di Moneda.
Ora non ci resta che discendere il ripido sentiero che ci riporterà alla diga ed all'auto.
Gita esplorativa in una valle laterale decisamente molto bella. Tornerò senz'altro quando la neve si sarà sciolta per fare un anello che passi per i vari alpeggi e comprenda magari qualche cima.
Da qui attraversiamo la corona della diga e iniziamo a salire i 300 metri che ci separano dai Monti di Moneda per un bel sentiero che zigzaga su un ripido pendio coperto da un bosco misto di faggi e betulle.
Ai monti il panorama si apre sulle cime che sovrastano il Passo di San Jorio, la vista verso il Piano di Magadino invece è completamente offuscata da una coltre di caligine.
Dai Monti di Moneda prendiamo un largo sentiero che ci porta rapidamente alla Costa dell'Albera, altro nucleo in magnifica posizione, qui incontriamo il signor Giancarlo salito alla sua baita poco prima di noi, ci intratteniamo con lui per un buon quarto d'ora quindi proseguiamo verso il rifugio Alpe Valmaggia.
Il sentiero ben segnalato attraversa una magnifica faggeta. Al rifugio, sempre chiuso, facciamo una breve sosta approfittando del tavolo e delle panche in pietra all'esterno della baita: the, biscotti e cioccolato. Qualche foto e riprendiamo il cammino.
Ecco la prima neve, mano a mano che saliamo la coltre aumenta. Ad un certo punto Francesca mi propone di salire direttamente il pendio alla nostra sinistra che è invece sgombro. È bello ripido ma con una piccozza in mano e le suole Vibram risalire un pendio di paglierina non è certo un problema.
Affrontiamo il pendio per la massima pendenza, zigzagare in questi casi non è conveniente, mano a mano che la quota aumenta anche la coltre nevosa si fa più presente ma fino ai 1600 metri circa vi sono ancora degli ampi tratti sgombri poi la pendenza finalmente diminuisce ma la coltre diviene continua, vi sono circa 90 - 100 centimetri di neve in cui si affonda fino alle ginocchia, quando va bene, o fino a metà coscia.
Siamo in vista dello Scrigno di Poltrinone ma di raggiungerlo non se ne parla neppure, ben presto abbandoniamo anche l'idea di raggiungere l'Alpe Poltrinone e da lì l'Alpe di Levèn: pur alterrnandoci a battere la traccia la fatica è decisamente troppa e stiamo impiegando troppo tempo.
Studiamo la cartina e decidiamo di deviare a destra abbassandoci fino a raggiungere il sentiero sottostante. Scendiamo quindi per la massima pendenza, nel primo tratto il pendio è al di sotto dei 30° per cui di problemi non ce n'è, poco più avanti però la pendenza aumenta per cui mi muovo con più circospezione e, come prevedibile, faccio partire una valanga di reptazione che sposta circa trenta centimetri della coltre nevosa. La parte inferiore è ben assestata per cui ci abbassiamo tranquilli nel corridoio creatosi, in breve discendiamo i circa 300 metri che ci separano dal sentiero e, una volta raggiuntolo, non ci resta che seguirlo fino a che ci ritroviamo nel punto in cui stamane lo avevamo abbandonato. In una mezz'oretta siamo al rifugio e possiamo finalmente mangiare qualcosa: sono passate le 14,30.
Breve sosta e ritorniamo dapprima a Costa dell'Albera e quindi ai Monti di Moneda.
Ora non ci resta che discendere il ripido sentiero che ci riporterà alla diga ed all'auto.
Gita esplorativa in una valle laterale decisamente molto bella. Tornerò senz'altro quando la neve si sarà sciolta per fare un anello che passi per i vari alpeggi e comprenda magari qualche cima.
Tourengänger:
paoloski

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