Alpe Barcelona (1170 m)
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Camminata su dieci centimetri di neve polverosa nell’alta Valle Greggio, alla scoperta di un alpeggio dal nome spagnoleggiante: l’Alpe Barcelona o Alpe Barcellona, secondo altre fonti.
Mi risulta difficile risalire all’etimo di questo interessante nome. È improbabile che abbia a che fare con la Catalogna o con la dominazione spagnola in Italia (1559 – 1715). Forse deriva dai diffusi termini “bar”, “barch”, “barco” e “barca”, nell’accezione di “ricovero per il bestiame”, ma si tratta di un’ipotesi del tutto personale.
Inizio dell’escursione: ore 8:30
Fine dell’escursione: ore 13:15
Temperatura alla partenza: -11°C
Pressione atmosferica, ore 12.00: 1014 hPa
Temperatura al Rifugio Falco, ore 10.50: -10,5°C
Temperatura al Monte Bisbino, ore 11.05: -12°C
Temperatura al rientro: 3,5°C
Velocità media del vento: 5 km/h
Sorgere del sole: 7:06
Tramonto del sole: 18:07
Nella Giornata mondiale dell’orso polare mi organizzo per una piacevole escursione sulla neve, sfidando l’ondata di gelo siberiano, un freddo polare che tuttavia mi ha disturbato solo per i pochi minuti che hanno preceduto la partenza.
Raggiunta con l’auto la chiesa del paese di Sagno, proseguo lungo una stradina orizzontale in direzione NE fino alla quota di circa 735 m, all’imbocco della Via Bisbinia, dove uno slargo permette normalmente di lasciare l’auto.
Il tratto più impegnativo della gita è proprio all’inizio del sentiero; la coltre nevosa è infatti insufficiente per evitare la scivolosità del fondo acciottolato.
Raggiunta la località I Crusett (908 m), presso il cippo di confine di stato 55 A, non ci sono più problemi.
Tre croci di legno testimoniano pellegrinaggi parrocchiali verso il santuario del Monte Bisbino, nonché gli episodi tragici passati alla storia come “I Fatti del Bisbino” (2.7.1843).
Come d’abitudine, decido di seguire il percorso pianeggiante sul versante occidentale della Valle Greggio, a ridosso dei resti della rete di confine. Anche oggi la via è indicata dalle impronte di una volpe. Malgrado la sua selvatichezza e l’innata ritrosia, questo predatore è un incredibile abitudinario: percorre quasi sempre i sentieri marcando il territorio con gli escrementi, rilasciati di solito su punti rialzati: tronchi, sassi o rocce emergenti.
Dopo 610 m da “I Crusett”, raggiungo le due colonne di granito con la cima appuntita (“I Pilastrei da cunfin a la Bedòla”), che indicano l’inizio del sentiero per i Monti Piazzola.
Tralascio la deviazione e continuo dritto verso il casale Bedòla (980 m): una meraviglia da osservare e fotografare. Qui lo spessore della neve raggiunge 10 cm. Rinuncio tuttavia a montare i ramponcini da passeggio, in quanto il sentiero è poco più che pianeggiante.
Alle 9:55 arrivo al cippo di confine 53 A, vicino ad un alpeggio abbandonato (1083 m): attraverso il confine di stato e continuo in un bosco rado, in salita, in direzione dell’Alpe Böcc (1150 m). Cinque o sei edifici, ubicati in posizione molto panoramica, compongono il nucleo dell'alpeggio. Una targa di pietra, posta su una baita, riporta il toponimo scritto in un altro modo: Alpe Boeucc (1153 m) e ritocca la quota della cartina verso l'alto. Dal rustico escono delle voci; una jeep è arrivata fin quassù sfidando la neve.
Proseguo in leggera discesa, lungo il “Sentiero delle nostre genti” no. 2. Passo dalla Fonte Fracia (1145 m), fontana recuperata dall’Associazione Amici del Bisbino nel 1987 e in breve raggiungo la dorsale meridionale del Monte Bisbino, a quota 1145 m circa.
Riprendo a salire e in meno di 200 m pervengo alla parte più bassa della cosiddetta “Alpe Barcelona”. Il pascolo è ubicato sul versante orografico sinistro della Valle Greggio (o Val Cosera) e gode di una bellissima esposizione ad ovest, con un panorama che si estende fino alle grandi vette vallesane. Visito il primo dei quattro edifici. È bianco con le persiane verdi, oggi perfettamente in tono con i colori dell’ambiente.
Il toponimo mi fa venire in mente la bellissima città catalana, la Rambla, il monumento a Cristoforo Colombo, i giardini di Montjuïc, la canzone di Freddie Mercury e Monserrat Caballé…
Il sentiero si snoda lungo la recinzione di quattro belle abitazioni di vacanza poste poco al di là del crinale, nella Valle della Colletta.
Al margine superiore del pascolo si trova il Rifugio Capanna Falco (1250 m), gestito dall’Associazione Gruppo Escursionisti Falco di Cernobbio.
Negli ultimi 300 m di salita mi sembra di assistere ad un tuffo nel passato, nel Medioevo, ai tempi di Federico Barbarossa, quando si comunicava con segnali luminosi: è il “Fiore di pietra” che sta inviando dei messaggi alla Torre di Baradello.
Dalla base della scalinata, il colpo d’occhio sul santuario del Monte Bisbino è bellissimo.
Roberto ha già ripulito tutti i gradini dalla neve; nel fine settimana intende riaprire il Ristoro Alpino Vetta Bisbino.
Dopo 2 h 35 min di piacevole cammino su neve sofficissima, posso affermare Monte Bisbino geschafft!

Alle 11:20 riprendo il cammino in discesa, via Ape Cavazza, Pra Piano, Alpe Merlo e la panoramicissima dorsale che si affaccia sul Mendrisiotto.
L’Alpe Barcelona non mi ha deluso!
Rimane l’incognita del toponimo, con un’incrementata curiosità per il suo etimo, che spero di soddisfare, magari con l’aiuto di qualche hikriano del luogo.
Tempo di salita: 2 h 35 min
Tempo totale: 4 h 45 min
Tempi parziali
Posteggio sopra Sagno (735 m) – Alpe Böcc (1150 m): 1 h 35 min
Alpe Böcc (1150 m) – Alpe Barcelona (1170 m): 20 min
Alpe Barcelona (1170 m) – Monte Bisbino (1325 m): 40 min
Dislivello in salita: 629 m
Sviluppo complessivo: 10,4 km
Difficoltà: T2
Copertura della rete cellulare: discreta
Libro di vetta: no
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