Ferrata degli Alpini al Corno Medale
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Terza mattinata libera, terza ferrata; ma questa l'avevo già percorsa nel 1989: gli anni passati e qualche rettificazione del percorso hanno fatto sì che non me la ricordassi per nulla. Per cui, vista la difficoltà contenuta e la bellezza del pilastro iniziale (avancorpo sud del Pilastro Irene), si è trattato di un buon divertimento. Meno interessante e nettamente più monotona la seconda parte (versante sudovest del Corno Medale), dove la difficoltà cala e i tratti di arrampicata sono davvero pochi. Da segnalare l'attuale danneggiamento di una catena (ne mancano un paio di metri) e la lesione per schiacciamento del corrispondente cavo all'altezza dell'ingresso nel canalino cespuglioso che precede le ultime rocce (a circa una decina di minuti dal termine): non viene a crearsi alcuna difficoltà, ma si tratta di aggirare un masso con un tratto di sentiero esposto.
Naturalmente splendido il panorama su Lecco, i suoi laghi e le sue montagne.
Dal piazzale al termine di Via Quarto salire la ripidissima strada asfaltata individuabile da una sbarra aperta al suo inizio; proseguire tralasciando le deviazioni a destra fino ad un tornante dove diventa sterrata; dopo poche decine di metri un sentiero con le opportune indicazioni se ne distacca sulla sinistra. Il sentiero, spesso gradinato, si porta ad affiancare una recinzione a valle e poi confluisce - dopo una scalinata di cemento - in una sterrata che proviene da Laorca, a margine di una rete paramassi. Si prosegue brevemente verso sinistra fino ad individuare (palina con indicazioni un poco nascosta nella boscaglia) un sentierino sulla destra che retroverte. Da qui si sale fra i fitti cespugli, qualche gradino roccioso e alcune colate detritiche fino al piazzaletto di partenza. La salita inizia con una rampa inclinata a sinistra che permette di innalzarsi fino a poter attraversare a destra su di una comoda cengia che conduce alla base di un altissimo pilastro; placche, diedri e brevi traversi si susseguono accompagnati da cavo di sicurezza e catena di progressione; qua e là alcuni infissi a staffa agevolano la progressione nei punti più verticali. In 4-5 occasioni (specialmente nelle angolazioni del percorso) si nota fastidiosamente un accavallamento fra cavo e catena che costringe a staccare i moschettoni anche lontano dai frazionamenti. L'esposizione è sempre continua, ma minuscoli terrazzini di riposo appaiono ben distribuiti. Giunti all'altezza della grotta del Medale (in realtà un antro cespuglioso di roccia cattiva), al culmine del pilastro, le difficoltà terminano, ma l'arrivo è ancora parecchio lontano. Si procede fra terrazzamenti sassosi e canali inclinati lungo una sorta di sentiero attrezzato con cavo di sicurezza continuo; superati sparsamente altri brevi saltini con catena di progressione, si raggiunge il tratto terminale del versante sudovest, sempre più coricato e cespuglioso. Destreggiandosi fra grossi massi, si oltrepassa l'indicazione per la via di discesa e si raggiunge il ballatoio culminante del Corno Medale.
Non volendo proseguire per altre direzioni (indicazioni alla vicina Bocchetta del Medale), si torna al sentierino appena osservato al termine della salita: non bisogna tenere conto della meta indicata (Monte San Martino), perché durante la discesa si devia a sinistra in Val Nera (o Canale dell'Antimedale). E' un sentierino dei carbonai tornato in uso da una ventina di anni dopo un lungo periodo di oblio: si trovano frequenti bolli di vernice rossa ed è da percorrersi con attenzione (la difficoltà escursionistica T3+ è dovuta a questo tracciato); la continua e notevole esposizione è mimetizzata dalla fitta boscaglia, ma alcuni traversi su esili cengette rocciose non permettono distrazioni. Oltrepassato il fondo del vastissimo canalone che separa Medale e S.Martino, si nota nell'erba alta un sasso con la scritta Rancio e quindi, lasciata a destra la labile traccia per il S.Martino (direzione Baita del Falco), si scende ripidamente nel Canale dell'Antimedale. Ormai in vista della chiesetta della Madonna del Carmine, si intercetta la mulattiera selciata che collega Rancio al Rifugio Piazza: la si segue verso valle con lunghi tratti gradinati (sulla sinistra piccola deviazione per la falesia del S.Martino), fino a confluire nella pista sterrata per Laorca, a pochi passi dal bivio per la ferrata. Da qui lungo il percorso di salita.
Naturalmente splendido il panorama su Lecco, i suoi laghi e le sue montagne.
Dal piazzale al termine di Via Quarto salire la ripidissima strada asfaltata individuabile da una sbarra aperta al suo inizio; proseguire tralasciando le deviazioni a destra fino ad un tornante dove diventa sterrata; dopo poche decine di metri un sentiero con le opportune indicazioni se ne distacca sulla sinistra. Il sentiero, spesso gradinato, si porta ad affiancare una recinzione a valle e poi confluisce - dopo una scalinata di cemento - in una sterrata che proviene da Laorca, a margine di una rete paramassi. Si prosegue brevemente verso sinistra fino ad individuare (palina con indicazioni un poco nascosta nella boscaglia) un sentierino sulla destra che retroverte. Da qui si sale fra i fitti cespugli, qualche gradino roccioso e alcune colate detritiche fino al piazzaletto di partenza. La salita inizia con una rampa inclinata a sinistra che permette di innalzarsi fino a poter attraversare a destra su di una comoda cengia che conduce alla base di un altissimo pilastro; placche, diedri e brevi traversi si susseguono accompagnati da cavo di sicurezza e catena di progressione; qua e là alcuni infissi a staffa agevolano la progressione nei punti più verticali. In 4-5 occasioni (specialmente nelle angolazioni del percorso) si nota fastidiosamente un accavallamento fra cavo e catena che costringe a staccare i moschettoni anche lontano dai frazionamenti. L'esposizione è sempre continua, ma minuscoli terrazzini di riposo appaiono ben distribuiti. Giunti all'altezza della grotta del Medale (in realtà un antro cespuglioso di roccia cattiva), al culmine del pilastro, le difficoltà terminano, ma l'arrivo è ancora parecchio lontano. Si procede fra terrazzamenti sassosi e canali inclinati lungo una sorta di sentiero attrezzato con cavo di sicurezza continuo; superati sparsamente altri brevi saltini con catena di progressione, si raggiunge il tratto terminale del versante sudovest, sempre più coricato e cespuglioso. Destreggiandosi fra grossi massi, si oltrepassa l'indicazione per la via di discesa e si raggiunge il ballatoio culminante del Corno Medale.
Non volendo proseguire per altre direzioni (indicazioni alla vicina Bocchetta del Medale), si torna al sentierino appena osservato al termine della salita: non bisogna tenere conto della meta indicata (Monte San Martino), perché durante la discesa si devia a sinistra in Val Nera (o Canale dell'Antimedale). E' un sentierino dei carbonai tornato in uso da una ventina di anni dopo un lungo periodo di oblio: si trovano frequenti bolli di vernice rossa ed è da percorrersi con attenzione (la difficoltà escursionistica T3+ è dovuta a questo tracciato); la continua e notevole esposizione è mimetizzata dalla fitta boscaglia, ma alcuni traversi su esili cengette rocciose non permettono distrazioni. Oltrepassato il fondo del vastissimo canalone che separa Medale e S.Martino, si nota nell'erba alta un sasso con la scritta Rancio e quindi, lasciata a destra la labile traccia per il S.Martino (direzione Baita del Falco), si scende ripidamente nel Canale dell'Antimedale. Ormai in vista della chiesetta della Madonna del Carmine, si intercetta la mulattiera selciata che collega Rancio al Rifugio Piazza: la si segue verso valle con lunghi tratti gradinati (sulla sinistra piccola deviazione per la falesia del S.Martino), fino a confluire nella pista sterrata per Laorca, a pochi passi dal bivio per la ferrata. Da qui lungo il percorso di salita.
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