Ferrata degli Alpini, Corno Medale
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Con il Corno RAT pensavo che la stagione delle ferrate si fosse chiusa, ma complice la volontà di tentare l'assalto al Medale e di fare la vera e ultima ferrata dell'anno mi ritrovo ad attendere gli altri soci in una bigia mattina d'ottobre...
Alle 7:30 ci troviamo al parcheggio dell' Ospedale di Lecco, carichiamo gli zaini sulla macchina di Graziano e partiamo in direzione di Laorca. Parcheggiata l'auto, prendiamo la stradina che passa dal vecchio cimitero e che poi si fionda nel bosco dove tra una fitta vegetazione e qualche sporadico bollo, troviamo il sentiero che ci porterà alla base della ferrata. Il sentiero in sè è tenuto maluccio e benchè fossimo in Ottobre, rami e piante avevano invaso il percorso e un machete sarebbe tornato comodo. Arriviamo all'attacco della via e sembra di essere in un cesso pubblico: qualche screanzato deve aver defecato nei pressi e neanche in stazione centrale a Milano si sente una puzza tale! ma che schifo!!! almeno defilatevi dalla traccia quando cagate.
Vabbè... ci imbraghiamo, foto di rito e partiamo. Davanti a noi ci precedono due signori che la faranno per metà per poi continuare la salita lungo una via d'arrampicata. Oggi apre Graziano, poi Luca e io chiudo. I primi metri partono già verticali, la roccia è buona, sicuramente migliore del Corno RAT ma è un pochino unta e tocca usare la catena; fortunatamente dopo questo primo tratto, il calcare si fa più vivo e arrampico alla grande toccando ferro solo per cambiare i moschettoni. Sinceramente non me l'aspettavo così bella.
Procediamo quasi sempre su placche belle verticali, gli appigli non mancano di certo ed essendo l'ultimo me la prendo con relativa calma, cercando il più possibile di usare le prese create dalla natura. Inoltre la presenza del cavo e catena rende la progressione più veloce.
A circa metà del percorso il mio compare Luca mi segnala che c'è un cavo spelato e di stare attento agli spuntoni... gli rispondo "Ok" ma sono concentrato sulla salita per cui quando arrivo al tratto incriminato, senza accorgerneme, agguanto il cavo e un filino d'acciaio che mi si conficca nel dito... AAAARGH!!! Che male!!! riesco a mettermi in sosta e verifico la situazione. C'è un bel taglietto sanguinante ma niente di ché, fatto sta che il Graz scende a darmi un provvidenziale cerotto che almeno mi protegge il dito dalle schifezze. Mi risistemo e riparto quando, dopo pochi metri, vengo raggiunto da un signore che sale bellamente in libera e senza un briciolo d'attrezzatura. Ci saluta e ci ragguaglia sul suo incidente in Grignetta dove si è aggrappato ad un masso che gli è rotolato addosso: "Sono tornato in montagna per esorcizzare la paura" ci annuncia.
Certo, però "almeno il caschetto te lo potevi portare" - "Ehh si, ma se cominci a prendere il casco per questo, i guanti per quello, il set perchè sennò cado ecc... è MEGLIO CHE STAI A CASA". Ci ha dato dei coglioni in modo fine, ma penso che il coglione sia lui! Dopo questa parentesi piuttosto bizzarra, riprendiamo la salita passando lungo dei pepati traversi e placche da salire in aderenza finchè giungiamo alla parte più facile, costituita da roccette alternate a tratti ancora più semplici. A mezzodì siamo in vetta dove veniamo raggiunti dagli altri cinque ragazzi che ci precedevano, da due tizi che son saliti dalla Cassin e da altre persone... insomma, attorno alla croce non ci stiamo, c'è una folla assurda nonostante il meteo schifoso.
Dopo una breve sosta, qualche foto e una barretta ai cereali, riprendiamo il cammino scendendo da un ripidissimo e alquanto umido sentiero che in breve tempo ci fa perdere di quota (e anche l'equilibrio) e ci riporta alla boscaglia iniziale dove riprendiamo la mulattiera che arriva da Laorca. Oggi sono soddisfatto, la ferrata mi è piaciuta molto, l'ho rivalutata in tutto e per tutto e sicuramente la rifarei cento volte. Per contro, penso che purtroppo questa sia l'ultima ferrata dell'anno, ormai è ora di tirar fuori ramponi e piccozza.
Alla prossima!
Alle 7:30 ci troviamo al parcheggio dell' Ospedale di Lecco, carichiamo gli zaini sulla macchina di Graziano e partiamo in direzione di Laorca. Parcheggiata l'auto, prendiamo la stradina che passa dal vecchio cimitero e che poi si fionda nel bosco dove tra una fitta vegetazione e qualche sporadico bollo, troviamo il sentiero che ci porterà alla base della ferrata. Il sentiero in sè è tenuto maluccio e benchè fossimo in Ottobre, rami e piante avevano invaso il percorso e un machete sarebbe tornato comodo. Arriviamo all'attacco della via e sembra di essere in un cesso pubblico: qualche screanzato deve aver defecato nei pressi e neanche in stazione centrale a Milano si sente una puzza tale! ma che schifo!!! almeno defilatevi dalla traccia quando cagate.
Vabbè... ci imbraghiamo, foto di rito e partiamo. Davanti a noi ci precedono due signori che la faranno per metà per poi continuare la salita lungo una via d'arrampicata. Oggi apre Graziano, poi Luca e io chiudo. I primi metri partono già verticali, la roccia è buona, sicuramente migliore del Corno RAT ma è un pochino unta e tocca usare la catena; fortunatamente dopo questo primo tratto, il calcare si fa più vivo e arrampico alla grande toccando ferro solo per cambiare i moschettoni. Sinceramente non me l'aspettavo così bella.
Procediamo quasi sempre su placche belle verticali, gli appigli non mancano di certo ed essendo l'ultimo me la prendo con relativa calma, cercando il più possibile di usare le prese create dalla natura. Inoltre la presenza del cavo e catena rende la progressione più veloce.
A circa metà del percorso il mio compare Luca mi segnala che c'è un cavo spelato e di stare attento agli spuntoni... gli rispondo "Ok" ma sono concentrato sulla salita per cui quando arrivo al tratto incriminato, senza accorgerneme, agguanto il cavo e un filino d'acciaio che mi si conficca nel dito... AAAARGH!!! Che male!!! riesco a mettermi in sosta e verifico la situazione. C'è un bel taglietto sanguinante ma niente di ché, fatto sta che il Graz scende a darmi un provvidenziale cerotto che almeno mi protegge il dito dalle schifezze. Mi risistemo e riparto quando, dopo pochi metri, vengo raggiunto da un signore che sale bellamente in libera e senza un briciolo d'attrezzatura. Ci saluta e ci ragguaglia sul suo incidente in Grignetta dove si è aggrappato ad un masso che gli è rotolato addosso: "Sono tornato in montagna per esorcizzare la paura" ci annuncia.
Certo, però "almeno il caschetto te lo potevi portare" - "Ehh si, ma se cominci a prendere il casco per questo, i guanti per quello, il set perchè sennò cado ecc... è MEGLIO CHE STAI A CASA". Ci ha dato dei coglioni in modo fine, ma penso che il coglione sia lui! Dopo questa parentesi piuttosto bizzarra, riprendiamo la salita passando lungo dei pepati traversi e placche da salire in aderenza finchè giungiamo alla parte più facile, costituita da roccette alternate a tratti ancora più semplici. A mezzodì siamo in vetta dove veniamo raggiunti dagli altri cinque ragazzi che ci precedevano, da due tizi che son saliti dalla Cassin e da altre persone... insomma, attorno alla croce non ci stiamo, c'è una folla assurda nonostante il meteo schifoso.
Dopo una breve sosta, qualche foto e una barretta ai cereali, riprendiamo il cammino scendendo da un ripidissimo e alquanto umido sentiero che in breve tempo ci fa perdere di quota (e anche l'equilibrio) e ci riporta alla boscaglia iniziale dove riprendiamo la mulattiera che arriva da Laorca. Oggi sono soddisfatto, la ferrata mi è piaciuta molto, l'ho rivalutata in tutto e per tutto e sicuramente la rifarei cento volte. Per contro, penso che purtroppo questa sia l'ultima ferrata dell'anno, ormai è ora di tirar fuori ramponi e piccozza.
Alla prossima!
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