Dritti sparati sul Monte Coleazzo cima Nord (3030 mt). La rivincita...
|
||||||||||||||||||||||||
![]() |
![]() |
Ricomincio dalla “ritirata strategica”…
Sono passati 10 gg da quando dovemmo rinunciare a salire sul Coleazzo, il ghiaccio c’impose prudenza, oggi con un sole decisamente splendente e con un forte raffreddore che ancora m’attanaglia riproviamo a “conquistare” questa vetta decisamente impegnativa.
Lasciata la macchina nel bel parcheggio di Cortebona e fatti pochi passi sulla sterrata, sulla destra, oltre una calchera, un sentiero si stacca sulla destra (sasso con indicazioni+palina) e sale subito ripido in un bel bosco di Larici. Dopo pochi minuti incrociamo due piccole costruzioni, forse piccole stalle, dove il sentiero si biforca e dove si prosegue a sinistra evitando così di andare verso la Malga Coleazzo.
Il sentiero non ha bollatura, solo un paio di vecchie spennellate (giallo/blu)ormai quasi svanite, ma la traccia è ben visibile e altre deviazioni che potrebbero metterci in difficoltà non ce ne sono. Si arriva così ad intercettare un secondo bivio, dove le indicazioni sono inesistenti, facendo valere il senso di orientamento proseguendo verso sinistra entriamo nella Valle di Stol posto che noi dobbiamo passare obbligatoriamente. Faccio subito una postilla: siamo riusciti a recuperare qualche sasso e abbiamo fatto un ometto precario al bivio, un poco più avanti una cordicella è attaccata ad un ramo.
Giunti al masso erratico di Stol (segnalato) la traccia comincia a svanire, o quantomeno diventa poco visibile, con molta attenzione seguiamo qualche calpestamento oltrepassando così un primo risalto erboso, ora con altrettanta attenzione seguiamo la flebile traccia che ci porta finalmente nel vallone dove gli ometti sparsi qua e la ci indicano la retta via. Ometti che ci siamo impegnati a far aumentare di numero.
In poco tempo arriviamo ad un secondo grosso masso erratico anch’esso chiamato Stol dove ci fermiamo per fare la classica sosta banana. Da questo punto si vede tutto l’aspro vallone detritico, dove al centro, spunta la nostra meta con la croce già abbastanza visibile.
Riprendiamo il cammino seguendo gli ometti (anche se per la verità si potrebbe procedere in maniera non obbligata) puntando verso un primo paletto piantato nel terreno, direzionandoci verso il canalone più a destra arriviamo ad un secondo paletto laddove il canalone stesso comincia a restringersi.
Si sale con fatica, sia per l’instabilità del terreno e sia per la ripidità che comporta la salita stessa, al contrario di alcuni escursionisti che hanno lasciato le loro tracce sulla sinistra del canale noi siamo rimasti verso le rocce di destra giungendo forse con meno sforzo alla stretta bocchetta che dirupa ripidamente verso la Valle dei Messi. Sulla sinistra vediamo già la croce di vetta.
Il percorso ora è obbligato. Restando sotto il filo di cresta saliamo prima calpestando degli instabili sfasciumi, oltrepassiamo una breve zona con terriccio, e stando attenti a non scivolare su brevi placche mai troppo esposte giungiamo finalmente in vetta dopo 3h30 di cammino abbastanza tranquillo.
Il panorama qua è fantastico e abbraccia a nord il ghiacciaio del Bernina e la zona del Cevedale/Ortles, restando più vicino la Piramide di Somalbosco e il comprensorio Presanella/Adamello ci regalano altre emozioni.
E’ ora di pranzo, ma proprio mentre stiamo per addentare i nostri panini delle nuvole bianche ma corpose cominciano a salire, impedendoci a volte la visuale, preoccupati di fare la discesa sulle placche immersi nel nulla prendiamo armi e bagagli e spostiamo la “zona pranzo” al masso erratico Stol 2. Alla fine erano nuvole innocue che svanivano una volta raggiunta quota 3000, il sole è stato il vero protagonista della giornata.
Al masso erratico ci prendiamo tutto il tempo che vogliamo, è ancora presto, un po di sole sulla pelle ignuda ci sta alla grande. La successiva discesa ci regala un paio di incontri piacevoli, prima ci imbattiamo in diverse Mazze di Tamburo in pregevole stato, poi subito dopo l’incontro con un bell’esemplare femmina di Cervo. Un regalo inaspettato che ci ha resi felici…
p.s. : prendete il “cappello” delle Mazze, sciacquatele sotto acqua corrente e asciugate. Impanatele con: uova,farina,pan grattato, sale,pepe e un cucchiaio di latte. Cuocetele 2/3 minuti per parte in olio d’olivae burro.
Nota 1): Impegnativa salita al Monte Coleazzo Nord, come scritto da W.Bonatti il Coleazzo è composto da 3 cime. Il percorso è scarsamente segnalato nel primo tratto, poi gli ometti presenti aiutano non poco. Si sale dritti sparati, da Cortebona al Coleazzo in un sol fiato vi bevete 1300 di dislivello. Escursione adatta per EE.
Nota 2): Cose a caso.
Spinoza: Il vescovo di Ischia: “L’abusivismo non è la causa dei crolli.” Eh, ma così resta solo Dio.
Sicurezza: Luxuria, la Var conferma, il fallo c’è.
Nota 3): ed infine…Coleazzo.
COLEAZZO.
Siamo soli sul sentiero e non c’è più codazzo,
per fare sta salita la folla è un brutto andazzo,
c’è solo un uomo strano… ma quello è un paparazzo.
Coleazzo,
fatto il primo pezzo spuntiamo in uno spiazzo,
il sole è bello alto e adesso mi sollazzo,
il sentiero ormai sparisce e si apre un grande scazzo.
Coleazzo,
il canalone frana e bisogna esser pazzo,
ma salgo assai veloce ed in un attimo lo smazzo,
le placche un po rugose le liscio col frattazzo.
Non vedo più la cima ed il viso è un po paonazzo, e in fondo mi domando: fatico al Coleazzo?
A la prochaine! Menek,Rosa
Kommentare (21)