Monte Tagliaferro.
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Qualche tempo fa il mio amico Carlo mi raccontò di come avesse tentato di iscriversi, insieme a sua figlia, ad una gita al Tagliaferro organizzata da una sezione del CAI ma di come questa fosse stata loro rifiutatata adducendo la difficoltà della salita e la giovane età della figlia. Mi venne quindi naturale proporre loro di andarci insieme: il Tagliaferro essendo nella lista dei miei "desiderata" da tempo, inoltre, avendo già avuto modo di andare in montagna con entrambi, so che non avranno alcun problema. Così ci organizziamo, propongo la cosa anche a Francesca che accetta ben volentieri.
Partiamo, come sempre quando si va in Valsesia non ci fermiamo all'Autogrill ma facciamo sosta a Romagnano alla ben migliore pasticceria Agarla, poco prima delle nove siamo a Rima.
La difficoltà maggiore della gita alla fine è data dal trovarne l'inizio: il sentiero 318 non è infatti indicato sui vari segnavia che si trovano in paese, si devono seguire le indicazioni del sentiero 96 per il rifugio Ferioli ed il Colle Mud, dopo aver passato il nucleo ed un ponticello ecco finalmente un grande pannello riportante le gite della zona ed il nostro segnavia, il percorso è in comune per un breve tratto con quello per il rifugio poi il 318 devia a sinistra e sale dapprima all'Alpe Scarpia di Sotto e quindi all'Alpe Scarpia di Sopra.
La vegetazione è decisamente rigogliosa ed il sentiero è a tratti fagocitato da arbusti, erbe e felci ma è comunque ottimamente segnalato ed è impossibile perdersi.
Sopra l'Alpe Scarpia di Sopra la vegetazione comuincia a diradarsi, fanno la loro comparsa le prime Genziane purpuree e più sopra, fra i pascoli, le Genziane ramose.
Sbuchiamo in un pianoro allietato da una pozza d'acqua in cui si riflettono le cime circostanti ed il cielo che, nonostante le previsioni, si fa sempre più nuvoloso.
Un breve risalto e ci troviamo al Passo del Vallarolo, un amplissimo valico che si apre fra la Cima Moncucco ed i contrafforti del Tagliaferro. Da qui si vede già il Passo del Gatto posto al culmine di una bastionata erbosa che appare decisamente ripida.
Man mano che ci avviciniamo alla parete che adduce al nostro valico la pendenza aumenta ma il sentiero è perfettamente segnalato e non presenta difficoltà alcuna, risaliamo una lunga sequenza di tornanti sempre più ravvicinati, dall'alto veniamo osservati da alcune femmine di stambecco coi loro capretti.
Finalmente raggiungiamo la forcella. Come avevo letto da qui il Monte Rosa ancora non si vede ma il panorama è già interessante con l'aerea visione sulla sottostante Valsesia e le innumerevoli cime che la sovrastano. Io e Francesca aspettiamo Aliona e Carlo che sono un poco più indietro.
Una volta ricompattato il gruppo ripartiamo seguendo un sentierino pianeggiante, poco più avanti vi sono un paio di roccette che costituiscono l'unica "difficoltà" della salita, sono elementari ma richiedono una certa attenzione e fiducia nell'aderenza dei propri scarponi, Aliona le supera facilmente.
Proseguiamo, ora la pendenza si accentua, il sentiero è sempre comunque presente e segnalato, incontriamo gli stambecchi maschi che si muovono, senza mostrare alcun segno di timore, a pochi metri da noi.
C'è un po' di neve caduta negli scorsi giorni ma non tanta da creare problemi, incrociamo diverse persone che stanno già scendendo, tutte ci rassicurano sul fatto che la cima è veramente prossima, infatti facciamo un breve traverso ascendente e siamo in vista della statua della Madonna posta in vetta.
Il Monte Rosa è parzialmente coperto da una coltre di nuvole ma le innumerevoli altre cime, dal Monte Bianco alla Grivola sono tutte ben visibili, la copertura nuvolosa del cielo si è nel frattempo diradata lasciando spazio ad un bell'azzurro.
Mangiamo, facciamo fotografie, compiliamo il libro di vetta e poi, all'alba delle due, decidiamo di scendere.
Ripercorriamo fedelmente il percorso fatto in salita, arriviamo al Passo del Gatto ed affrontiamo la discesa, il versante è ripido ma il sentiero scende con una pendenza regolare e non presenta difficoltà.
Nell'ultimo tratto è un continuo incontro con le femmine di stambecco che avevamo visto in salita. Si mantengono a distanza di sicurezza ma non sembrano molto intimorite dalla nostra presenza tanto che, chiaramente usando lo zoom, si fanno fotografare agevolmente.
Prima del Passo del Vallarolo incontriamo una mandria con due pastori i cui richiami sentivamo già dalla cima. Sono vitelli di razza Piemontese, bestie nate quest'anno insieme ad altre nate nei due anni precedenti.
Superiamo il Passo del Vallarolo ed iniziamo la discesa verso l'Alpe di Scarpia di Sopra, io e Francesca siamo davanti ed ogni tanto facciamo delle soste per aspettare i nostri due compagni, entrambi sono saliti senza problemi, Aliona in alcuni tratti anche di buon passo, ma in discesa il dislivello e la stanchezza si fanno sentire.
Arriviamo a Rima, troviamo una fontana che ci permette di darci una sciacquata, mandiamo qualche messaggio rassicuratorio a casa ed aspettiamo Carlo ed Aliona che ci raggiungono dopo una quindicina di minuti.
Gran bella gita, il dislivello non è indifferente ma il sentiero è sembre ben segnato, i pendii sono ripidi ma il tracciato ha una pendenza costante ed è quindi ben affrontabile, la coltre di nuvole che ci ha accompagnato in salita ci ha anche facilitato donandoci una temperatura ideale. Di difficoltà non ce ne sono, i punti definibili un po' esposti sono solo un paio ma non presentano problemi.
Partiamo, come sempre quando si va in Valsesia non ci fermiamo all'Autogrill ma facciamo sosta a Romagnano alla ben migliore pasticceria Agarla, poco prima delle nove siamo a Rima.
La difficoltà maggiore della gita alla fine è data dal trovarne l'inizio: il sentiero 318 non è infatti indicato sui vari segnavia che si trovano in paese, si devono seguire le indicazioni del sentiero 96 per il rifugio Ferioli ed il Colle Mud, dopo aver passato il nucleo ed un ponticello ecco finalmente un grande pannello riportante le gite della zona ed il nostro segnavia, il percorso è in comune per un breve tratto con quello per il rifugio poi il 318 devia a sinistra e sale dapprima all'Alpe Scarpia di Sotto e quindi all'Alpe Scarpia di Sopra.
La vegetazione è decisamente rigogliosa ed il sentiero è a tratti fagocitato da arbusti, erbe e felci ma è comunque ottimamente segnalato ed è impossibile perdersi.
Sopra l'Alpe Scarpia di Sopra la vegetazione comuincia a diradarsi, fanno la loro comparsa le prime Genziane purpuree e più sopra, fra i pascoli, le Genziane ramose.
Sbuchiamo in un pianoro allietato da una pozza d'acqua in cui si riflettono le cime circostanti ed il cielo che, nonostante le previsioni, si fa sempre più nuvoloso.
Un breve risalto e ci troviamo al Passo del Vallarolo, un amplissimo valico che si apre fra la Cima Moncucco ed i contrafforti del Tagliaferro. Da qui si vede già il Passo del Gatto posto al culmine di una bastionata erbosa che appare decisamente ripida.
Man mano che ci avviciniamo alla parete che adduce al nostro valico la pendenza aumenta ma il sentiero è perfettamente segnalato e non presenta difficoltà alcuna, risaliamo una lunga sequenza di tornanti sempre più ravvicinati, dall'alto veniamo osservati da alcune femmine di stambecco coi loro capretti.
Finalmente raggiungiamo la forcella. Come avevo letto da qui il Monte Rosa ancora non si vede ma il panorama è già interessante con l'aerea visione sulla sottostante Valsesia e le innumerevoli cime che la sovrastano. Io e Francesca aspettiamo Aliona e Carlo che sono un poco più indietro.
Una volta ricompattato il gruppo ripartiamo seguendo un sentierino pianeggiante, poco più avanti vi sono un paio di roccette che costituiscono l'unica "difficoltà" della salita, sono elementari ma richiedono una certa attenzione e fiducia nell'aderenza dei propri scarponi, Aliona le supera facilmente.
Proseguiamo, ora la pendenza si accentua, il sentiero è sempre comunque presente e segnalato, incontriamo gli stambecchi maschi che si muovono, senza mostrare alcun segno di timore, a pochi metri da noi.
C'è un po' di neve caduta negli scorsi giorni ma non tanta da creare problemi, incrociamo diverse persone che stanno già scendendo, tutte ci rassicurano sul fatto che la cima è veramente prossima, infatti facciamo un breve traverso ascendente e siamo in vista della statua della Madonna posta in vetta.
Il Monte Rosa è parzialmente coperto da una coltre di nuvole ma le innumerevoli altre cime, dal Monte Bianco alla Grivola sono tutte ben visibili, la copertura nuvolosa del cielo si è nel frattempo diradata lasciando spazio ad un bell'azzurro.
Mangiamo, facciamo fotografie, compiliamo il libro di vetta e poi, all'alba delle due, decidiamo di scendere.
Ripercorriamo fedelmente il percorso fatto in salita, arriviamo al Passo del Gatto ed affrontiamo la discesa, il versante è ripido ma il sentiero scende con una pendenza regolare e non presenta difficoltà.
Nell'ultimo tratto è un continuo incontro con le femmine di stambecco che avevamo visto in salita. Si mantengono a distanza di sicurezza ma non sembrano molto intimorite dalla nostra presenza tanto che, chiaramente usando lo zoom, si fanno fotografare agevolmente.
Prima del Passo del Vallarolo incontriamo una mandria con due pastori i cui richiami sentivamo già dalla cima. Sono vitelli di razza Piemontese, bestie nate quest'anno insieme ad altre nate nei due anni precedenti.
Superiamo il Passo del Vallarolo ed iniziamo la discesa verso l'Alpe di Scarpia di Sopra, io e Francesca siamo davanti ed ogni tanto facciamo delle soste per aspettare i nostri due compagni, entrambi sono saliti senza problemi, Aliona in alcuni tratti anche di buon passo, ma in discesa il dislivello e la stanchezza si fanno sentire.
Arriviamo a Rima, troviamo una fontana che ci permette di darci una sciacquata, mandiamo qualche messaggio rassicuratorio a casa ed aspettiamo Carlo ed Aliona che ci raggiungono dopo una quindicina di minuti.
Gran bella gita, il dislivello non è indifferente ma il sentiero è sembre ben segnato, i pendii sono ripidi ma il tracciato ha una pendenza costante ed è quindi ben affrontabile, la coltre di nuvole che ci ha accompagnato in salita ci ha anche facilitato donandoci una temperatura ideale. Di difficoltà non ce ne sono, i punti definibili un po' esposti sono solo un paio ma non presentano problemi.
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