A volte ritornano - Giro alto attorno ai laghi di Chièra
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Lunedì sera: riunione del gruppo alcolisti e dipendenti anonimi.
- "Questa sera abbiamo un nuovo amico. Vuoi presentarti?"
- "Ciao a tutti. Mi chiamo Giancarlo,"
- "Ciao Giancarlo."
- "Ho 40 anni. Sposato, con due bambini. Ero uscito dal tunnel della montagna. Per due anni non ci ho messo piede!"
(Applauso)
- "Sapete, non è stato sempre facile! A volte, quando meno te lo aspetti, magari mentre guidi o passeggi con la famiglia, il tuo sguardo è attratto da una cima, da un crinale... Mi capita anche di svegliarmi sudato nel cuore della notte. Sogno di essere ancora sul granito della Val Bedretto, strafatto di adrenalina."-
- "Ooooh" (Tutti scuotono il capo)
- "Per non ricaderci andavo a correre. Ho iniziato anche a correre sui sentieri"
(Cenni di assenso, qualche timido applauso)
"Sei felice?"
- "Sì, sono felice. Non ho rimpianti per quella vita... però..."
- "Dicci, cosa ti turba?"
- "Ecco... sabato scorso... io non volevo... ci sono ricaduto!"
Rieccomi qui! Cosa è successo? La mia ultima relazione risale a più di due anni fa, così come la mia ultima uscita "vera" (mai pubblicata: una salita da sogno con
Eio sulla Piccadilly di Berretto al Poncione di Cassina Baggio). I bimbi che crescono, un nuovo lavoro che mi lascia poco tempo libero... e in un attimo sei fuori dal giro, ti ridimensioni. In questo periodo mi sono accontentato di qualche giretto nei boschi dietro casa e ora iniziano a seguirmi anche i bimbi: li porto in falesia ad arrampicare, le prime escursioni, i primi pernottamenti in capanna. E con le prime esperienze dei piccoli, ritorna la voglia di fare qualcosa per conto mio.
Lo studio della cartina, la preparazione dello zaino la sera prima, la preparazione del biglietto con l'itinerario da lasciare sul tavolo della cucina, sono rituali che non ripetevo da tempo, e che risvegliano in me belle sensazioni. Meno belle le sensazioni della sveglia il mattino successivo! Per una svista la prima delle due che avevo programmato non ha suonato come previsto. Parto quindi da casa che sono già quasi le 6 e 30, ma per quello che voglio fare è sufficiente.
Per il mio ritorno in montagna ho scelto un giro facile in una zona che conosco bene: il Pécian (o Pettine) è probabilmente la prima cima che ho salito da bambino e a questa zona sono legati molti ricordi dei miei genitori e della mia infanzia. Forse non è un caso che abbia deciso di ricominciare da lì...
In un'ora abbondante raggiungo in auto le baite di Somprei, calzo gli scarponi e parto di buon passo. Viaggio leggero: zainetto con giacca a vento, spuntino e un paio di litri d'acqua. Parto lungo il sentiero con un buon passo e in Chièra raggiungo un signore svizzero tedesco con i suoi due figli. Uno scambio di battute e scopriamo di avere la stessa meta, anche se per vie diverse. Ci salutiamo e ci diamo appuntamento in cima.
Qualche centinaio di metri e devio sul sentiero che sale deciso verso i laghi di Chièra. La voglia di avventurarsi fuori sentiero, di percorrere creste, di cercare il passaggio giusto cresce di pari passo ai metri di dislivello, ma anche al timore di non esserne più abituato.
Dopo una breve pausa al lago grande seguo una traccia che mi porta alla base della cresta ESE. Osservandola dal basso sembra imponente e incute un certo timore, ma salendo si rivela più facile del previsto: a tratti uso le mani per aiutarmi nella progressione, che non è mai esposta o pericolosa; mi sento a mio agio e raggiungo facilmente la croce di vetta. Lo spettacolo è di quelli che non si dimenticano facilmente: una vista a 360 gradi sul sottostante anfiteatro naturale, la regione di Piora e i suoi laghi.
Ancora una breve pausa e mi rimetto in cammino con l'intenzione di proseguire verso il Pécianett. Uno sguardo verso il basso e vedo spuntare dagli ultimi ripari valangari i 2 giovani ragazzi incontrati prima, che con il loro papà stanno raggiungendo la cima. Decido allora di tornare sui miei passi per salutarli e complimentarmi con loro, per poi ripartire.
La discesa alla sella che divide il Pécian dal Pécianett è attrezzata nel punto più ripido con un cavo d'acciaio. La salita al Pécianett è molto divertente: è possibile scalare le rocce della cresta andando a cercare dei passaggi di II, oppure aggirarli di poco sulla destra su cengette erbose e tracce di sentiero. La salita comincia a farsi sentire, ma la cima è presto raggiunta. Finalmente dopo tanto tempo posso aggiungere una nuova cima alla mia lista! ;-) A distanza scambio dei saluti con il trio ancora sulla vetta del Pécian, poi proseguo lungo la cresta che passando per la bassa di Pos Léi collega al Pizzo del Sole. Pur non avendolo mai percorso so che il tratto di cresta fino alla bassa è il più esposto dell'itinerario: in alcuni tratti lo è davvero, soprattutto sul versante nord, ma è possibile aggirare alcune difficoltà sul versante sud e solo in brevissimi punti sul versante nord. Tra il serio e il divertito penso che in caso di caduta preferire il lato del lago, ma non sarà oggi... In realtà l'esposizione non è mai eccessiva e l'itinerario è percorribile da molti, purché abbiano passo sicuro e prestino la dovuta attenzione. Giunto alla bassa di Pos Léi inizia la risalita al Pizzo del Sole, che avviene lungo un comodo sentierino appena sotto la cresta, sull'erboso versante sud. La terza cima della giornata è raggiunta!
Non è ancora mezzogiorno ma decido di concedermi un po' di riposo e uno spuntino contemplando in silenzio la montagna. E`bello essere di nuovo su una vetta così bella, da solo, in questa splendida giornata.
Dopo la meritata pausa pranzo scendo lungo l'ultima parte di cresta fino alla quarta cima della giornata: Le Pipe. Mi fermo solo qualche minuto per poi proseguire lungo la dorsale che in un paio di km porta al pizzo Predelp. I piani originali erano di salire anche su questa cima, per poi prendere il sentiero che dall'omonimo passo riporta a Somprei. Il tragitto è però ancora lungo e il terreno non permette di avanzare rapidamente. Devo essere sincero: per oggi sono soddisfatto così. Decido allora di scendere con un tragitto che in passato ho già percorso più volte. Dalla Bassa di Söu mi porto sul versante sud e per tracce e sentieri traverso fino ai caratteristici ometti dell'Om du Prüch (sulla CNS Uomo del Prüch). Da lì per ripidi pendii erbosi scendo diritto fino a raggiungere l'ultima parte del sentiero che mi riporta a Somprei.
Che dire... la fiammella si è riaccesa! :-)
“La montagna è una febbre che ti prende da giovane e ti resta dentro, anche se il mondo va cambiando intorno a te, anche se i muscoli un giorno dicono basta e la famiglia reclama i tuoi spazi, e forse altre ragioni di vita meno egoistiche e più nobili vengono a sovrapporsi nel corso del tempo. Nonostante tutto alpinisti si resta, e da alpinisti, fino all’ultimo, si continua ad osservare le montagne con sguardo obliquo, cercando vie di salita, vagliando i colori e la grana della roccia, soppesando le condizioni del ghiaccio nell’algida luce di un’alba o nel riverbero di un tramonto. L’attaccamento alle pareti non si misura con gli anni e forse nemmeno con l’azione. Si misura con la passione. Questo è il fantastico, enigmatico, umanamente folle e follemente umano fascino della montagna, dove non ha senso ciò che si vede, ma solo quello che non si vede. Quella fiammella che gli alpinisti si portano dentro cercando di non scottarsi troppo.” (Enrico Camanni)
- "Questa sera abbiamo un nuovo amico. Vuoi presentarti?"
- "Ciao a tutti. Mi chiamo Giancarlo,"
- "Ciao Giancarlo."
- "Ho 40 anni. Sposato, con due bambini. Ero uscito dal tunnel della montagna. Per due anni non ci ho messo piede!"
(Applauso)
- "Sapete, non è stato sempre facile! A volte, quando meno te lo aspetti, magari mentre guidi o passeggi con la famiglia, il tuo sguardo è attratto da una cima, da un crinale... Mi capita anche di svegliarmi sudato nel cuore della notte. Sogno di essere ancora sul granito della Val Bedretto, strafatto di adrenalina."-
- "Ooooh" (Tutti scuotono il capo)
- "Per non ricaderci andavo a correre. Ho iniziato anche a correre sui sentieri"
(Cenni di assenso, qualche timido applauso)
"Sei felice?"
- "Sì, sono felice. Non ho rimpianti per quella vita... però..."
- "Dicci, cosa ti turba?"
- "Ecco... sabato scorso... io non volevo... ci sono ricaduto!"
Rieccomi qui! Cosa è successo? La mia ultima relazione risale a più di due anni fa, così come la mia ultima uscita "vera" (mai pubblicata: una salita da sogno con

Lo studio della cartina, la preparazione dello zaino la sera prima, la preparazione del biglietto con l'itinerario da lasciare sul tavolo della cucina, sono rituali che non ripetevo da tempo, e che risvegliano in me belle sensazioni. Meno belle le sensazioni della sveglia il mattino successivo! Per una svista la prima delle due che avevo programmato non ha suonato come previsto. Parto quindi da casa che sono già quasi le 6 e 30, ma per quello che voglio fare è sufficiente.
Per il mio ritorno in montagna ho scelto un giro facile in una zona che conosco bene: il Pécian (o Pettine) è probabilmente la prima cima che ho salito da bambino e a questa zona sono legati molti ricordi dei miei genitori e della mia infanzia. Forse non è un caso che abbia deciso di ricominciare da lì...
In un'ora abbondante raggiungo in auto le baite di Somprei, calzo gli scarponi e parto di buon passo. Viaggio leggero: zainetto con giacca a vento, spuntino e un paio di litri d'acqua. Parto lungo il sentiero con un buon passo e in Chièra raggiungo un signore svizzero tedesco con i suoi due figli. Uno scambio di battute e scopriamo di avere la stessa meta, anche se per vie diverse. Ci salutiamo e ci diamo appuntamento in cima.
Qualche centinaio di metri e devio sul sentiero che sale deciso verso i laghi di Chièra. La voglia di avventurarsi fuori sentiero, di percorrere creste, di cercare il passaggio giusto cresce di pari passo ai metri di dislivello, ma anche al timore di non esserne più abituato.
Dopo una breve pausa al lago grande seguo una traccia che mi porta alla base della cresta ESE. Osservandola dal basso sembra imponente e incute un certo timore, ma salendo si rivela più facile del previsto: a tratti uso le mani per aiutarmi nella progressione, che non è mai esposta o pericolosa; mi sento a mio agio e raggiungo facilmente la croce di vetta. Lo spettacolo è di quelli che non si dimenticano facilmente: una vista a 360 gradi sul sottostante anfiteatro naturale, la regione di Piora e i suoi laghi.
Ancora una breve pausa e mi rimetto in cammino con l'intenzione di proseguire verso il Pécianett. Uno sguardo verso il basso e vedo spuntare dagli ultimi ripari valangari i 2 giovani ragazzi incontrati prima, che con il loro papà stanno raggiungendo la cima. Decido allora di tornare sui miei passi per salutarli e complimentarmi con loro, per poi ripartire.
La discesa alla sella che divide il Pécian dal Pécianett è attrezzata nel punto più ripido con un cavo d'acciaio. La salita al Pécianett è molto divertente: è possibile scalare le rocce della cresta andando a cercare dei passaggi di II, oppure aggirarli di poco sulla destra su cengette erbose e tracce di sentiero. La salita comincia a farsi sentire, ma la cima è presto raggiunta. Finalmente dopo tanto tempo posso aggiungere una nuova cima alla mia lista! ;-) A distanza scambio dei saluti con il trio ancora sulla vetta del Pécian, poi proseguo lungo la cresta che passando per la bassa di Pos Léi collega al Pizzo del Sole. Pur non avendolo mai percorso so che il tratto di cresta fino alla bassa è il più esposto dell'itinerario: in alcuni tratti lo è davvero, soprattutto sul versante nord, ma è possibile aggirare alcune difficoltà sul versante sud e solo in brevissimi punti sul versante nord. Tra il serio e il divertito penso che in caso di caduta preferire il lato del lago, ma non sarà oggi... In realtà l'esposizione non è mai eccessiva e l'itinerario è percorribile da molti, purché abbiano passo sicuro e prestino la dovuta attenzione. Giunto alla bassa di Pos Léi inizia la risalita al Pizzo del Sole, che avviene lungo un comodo sentierino appena sotto la cresta, sull'erboso versante sud. La terza cima della giornata è raggiunta!
Non è ancora mezzogiorno ma decido di concedermi un po' di riposo e uno spuntino contemplando in silenzio la montagna. E`bello essere di nuovo su una vetta così bella, da solo, in questa splendida giornata.
Dopo la meritata pausa pranzo scendo lungo l'ultima parte di cresta fino alla quarta cima della giornata: Le Pipe. Mi fermo solo qualche minuto per poi proseguire lungo la dorsale che in un paio di km porta al pizzo Predelp. I piani originali erano di salire anche su questa cima, per poi prendere il sentiero che dall'omonimo passo riporta a Somprei. Il tragitto è però ancora lungo e il terreno non permette di avanzare rapidamente. Devo essere sincero: per oggi sono soddisfatto così. Decido allora di scendere con un tragitto che in passato ho già percorso più volte. Dalla Bassa di Söu mi porto sul versante sud e per tracce e sentieri traverso fino ai caratteristici ometti dell'Om du Prüch (sulla CNS Uomo del Prüch). Da lì per ripidi pendii erbosi scendo diritto fino a raggiungere l'ultima parte del sentiero che mi riporta a Somprei.
Che dire... la fiammella si è riaccesa! :-)
“La montagna è una febbre che ti prende da giovane e ti resta dentro, anche se il mondo va cambiando intorno a te, anche se i muscoli un giorno dicono basta e la famiglia reclama i tuoi spazi, e forse altre ragioni di vita meno egoistiche e più nobili vengono a sovrapporsi nel corso del tempo. Nonostante tutto alpinisti si resta, e da alpinisti, fino all’ultimo, si continua ad osservare le montagne con sguardo obliquo, cercando vie di salita, vagliando i colori e la grana della roccia, soppesando le condizioni del ghiaccio nell’algida luce di un’alba o nel riverbero di un tramonto. L’attaccamento alle pareti non si misura con gli anni e forse nemmeno con l’azione. Si misura con la passione. Questo è il fantastico, enigmatico, umanamente folle e follemente umano fascino della montagna, dove non ha senso ciò che si vede, ma solo quello che non si vede. Quella fiammella che gli alpinisti si portano dentro cercando di non scottarsi troppo.” (Enrico Camanni)
Tourengänger:
Pippo76

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