Colle del Pasquale e quota 3480
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Dopo l’ascensione descritta dalla bravissima
irgi99 lungo il versante NE arriva il momento della mia salita dal versante Sud con partenza dal rifugio Branca. Sono stato sul M.Pasquale 5 anni fa, in primavera, ma a questa gita sociale della S.E.M. si sono iscritte tante persone che conosco, incluso
Nevermind, per cui mi ci metto anch’io. Inoltre l’Alta Valtellina è una delle zone in cui mi sento “a casa”, questa montagna è pur sempre un “3500” e magari saliamo o scendiamo per una via diversa da quella che avevo fatto io per il Colle del Pasquale e la cresta est.
Il sabato pomeriggio si valutano sia la via invernale, appunto quella del Colle del Pasquale e della cresta est, sia la via che sale per la cresta sud-ovest. Intanto abbiamo visto che la recentissima perturbazione ha imbiancato dai 2500-2800 metri in su. Non sarà quindi possibile salire il Monte Pasquale in … scarpe da tennis come ha fatto un ragazzo del rifugio tre giorni fa. Le previsioni per l’indomani danno passaggi nuvolosi al primo mattino e poi miglioramento.
Qualcuno alla prima esperienza in questo tipo di gite si preoccupa per la cresta est un po’ ripida, faccio notare di averla salita e scesa senza troppi patemi evitando nel contempo di descriverla come una passeggiata in Via Dante. Un amico dice: “Non per sminuire Andrea (che sarei io, ndr) ma se l’ha salita e scesa lui slegato … “ : ) : ) : ) In realtà troveremo condizioni un po’ diverse da quelle della mia visita.
Dopo aver pernottato all’accogliente rifugio Branca, la domenica mattina alle 5 il tempo è bello ma in un'ora le nuvole coprono tutte le vette sopra i 3500 metri, cioè tutte le “13 cime” più il “nostro” Pasquale. Imboccata la valle immediatamente a nord del rifugio, chiusa da Pasquale, Cevedale e Palon di Lamare, il gruppo composto da 25 persone sale sul fio dell’evidente morena per poi sbucare in una zona aperta ai piedi del Cevedale. A questo punto si sceglie la via invernale.
La volta precedente avevo salito il pendio che porta al Colle del Pasquale iniziando da destra e piegando a sinistra, oggi saliamo da sinistra verso il centro procedendo tra grossi blocchi accatastati, l’altra volta grazie alla neve di marzo nemmeno mi ero accorto delle pietraie. Circa a metà del pendio ci leghiamo in varie cordate. A 3200 metri lo spessore della neve fresca è di mezzo metro, la traccia ovviamente è da fare: se ne incaricano due volonterosi partecipanti. Ormai nella nebbia, saliamo piegando prima a sinistra e poi decisamente a destra verso il Colle. All’uscita sul Colle, dove è più ripido, si intercetta però del ghiaccio sotto lo strato nevoso ma piantando un po' le punte delle piccozze e un po' quelle dei ramponi tutti ci troviamo sul Colle.
Inizia ora la cresta est del Pasquale, dove nel primo tratto ripido si intercetta ancora il ghiaccio sotto la neve. Come ho già detto, nella mia visita primaverile c’erano condizioni diverse: innanzi tutto era una bella giornata di Sole, poi lo spessore della neve era ben maggiore. Comunque senza bisogno di piantare le punte delle piccozze saliamo questi metri ripidi e troviamo un tratto molto più dolce. Purtroppo però la visibilità è diventata nulla per cui ci fermiamo su quello che sembra essere un piccolo panettone, secondo gli altrimenti precisi e i gps mancano 50-70 metri di dislivello e 200 metri lineari alla cima.
Dopo aver atteso invano una schiarita anche minima, con la quale senza dubbio tutti avremmo completato l’ascensione, scendiamo prendendo atto che l’atteso miglioramento non c’è stato, almeno non in alta valle. Il tratto più ripido della cresta non c'è bisogno di scenderlo faccia a monte, abbiamo preparato dei buoni scalini. Il tratto sotto il Colle del Pasquale lo scendiamo invece faccia a monte, erano alcuni anni che non facevo questo esercizio dunque è stato un utile ripasso.
Dopo l’ultimo colpo di piccozza, diciamo scherzando a un amico che chiamiamo Kit Carson: "Sbaglio o quello che abbiamo sentito era un grosso sospiro di sollievo?” come gli dice Tex dopo l'attraversamento del solito canyon sul solito ponte sospeso sull'abisso. A proposito, disse di lui un fuorilegge: "Quando gente come Tex Willer fa un giro attorno al paese, non lo fa certo per ammirare il panorama!". Stavolta il panorama ce lo siamo purtroppo scordato, anche se per me è stata una gita utile per riprendere confidenza con neve, corda, picozza e ramponi. Il resto della discesa non riserva sorprese.
Normalmente il Monte Pasquale è indicato F, per le condizioni incontrate ho messo PD.


Il sabato pomeriggio si valutano sia la via invernale, appunto quella del Colle del Pasquale e della cresta est, sia la via che sale per la cresta sud-ovest. Intanto abbiamo visto che la recentissima perturbazione ha imbiancato dai 2500-2800 metri in su. Non sarà quindi possibile salire il Monte Pasquale in … scarpe da tennis come ha fatto un ragazzo del rifugio tre giorni fa. Le previsioni per l’indomani danno passaggi nuvolosi al primo mattino e poi miglioramento.
Qualcuno alla prima esperienza in questo tipo di gite si preoccupa per la cresta est un po’ ripida, faccio notare di averla salita e scesa senza troppi patemi evitando nel contempo di descriverla come una passeggiata in Via Dante. Un amico dice: “Non per sminuire Andrea (che sarei io, ndr) ma se l’ha salita e scesa lui slegato … “ : ) : ) : ) In realtà troveremo condizioni un po’ diverse da quelle della mia visita.
Dopo aver pernottato all’accogliente rifugio Branca, la domenica mattina alle 5 il tempo è bello ma in un'ora le nuvole coprono tutte le vette sopra i 3500 metri, cioè tutte le “13 cime” più il “nostro” Pasquale. Imboccata la valle immediatamente a nord del rifugio, chiusa da Pasquale, Cevedale e Palon di Lamare, il gruppo composto da 25 persone sale sul fio dell’evidente morena per poi sbucare in una zona aperta ai piedi del Cevedale. A questo punto si sceglie la via invernale.
La volta precedente avevo salito il pendio che porta al Colle del Pasquale iniziando da destra e piegando a sinistra, oggi saliamo da sinistra verso il centro procedendo tra grossi blocchi accatastati, l’altra volta grazie alla neve di marzo nemmeno mi ero accorto delle pietraie. Circa a metà del pendio ci leghiamo in varie cordate. A 3200 metri lo spessore della neve fresca è di mezzo metro, la traccia ovviamente è da fare: se ne incaricano due volonterosi partecipanti. Ormai nella nebbia, saliamo piegando prima a sinistra e poi decisamente a destra verso il Colle. All’uscita sul Colle, dove è più ripido, si intercetta però del ghiaccio sotto lo strato nevoso ma piantando un po' le punte delle piccozze e un po' quelle dei ramponi tutti ci troviamo sul Colle.
Inizia ora la cresta est del Pasquale, dove nel primo tratto ripido si intercetta ancora il ghiaccio sotto la neve. Come ho già detto, nella mia visita primaverile c’erano condizioni diverse: innanzi tutto era una bella giornata di Sole, poi lo spessore della neve era ben maggiore. Comunque senza bisogno di piantare le punte delle piccozze saliamo questi metri ripidi e troviamo un tratto molto più dolce. Purtroppo però la visibilità è diventata nulla per cui ci fermiamo su quello che sembra essere un piccolo panettone, secondo gli altrimenti precisi e i gps mancano 50-70 metri di dislivello e 200 metri lineari alla cima.
Dopo aver atteso invano una schiarita anche minima, con la quale senza dubbio tutti avremmo completato l’ascensione, scendiamo prendendo atto che l’atteso miglioramento non c’è stato, almeno non in alta valle. Il tratto più ripido della cresta non c'è bisogno di scenderlo faccia a monte, abbiamo preparato dei buoni scalini. Il tratto sotto il Colle del Pasquale lo scendiamo invece faccia a monte, erano alcuni anni che non facevo questo esercizio dunque è stato un utile ripasso.
Dopo l’ultimo colpo di piccozza, diciamo scherzando a un amico che chiamiamo Kit Carson: "Sbaglio o quello che abbiamo sentito era un grosso sospiro di sollievo?” come gli dice Tex dopo l'attraversamento del solito canyon sul solito ponte sospeso sull'abisso. A proposito, disse di lui un fuorilegge: "Quando gente come Tex Willer fa un giro attorno al paese, non lo fa certo per ammirare il panorama!". Stavolta il panorama ce lo siamo purtroppo scordato, anche se per me è stata una gita utile per riprendere confidenza con neve, corda, picozza e ramponi. Il resto della discesa non riserva sorprese.
Normalmente il Monte Pasquale è indicato F, per le condizioni incontrate ho messo PD.
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andrea62

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