Sentieri nuovi, qualche piccolo "ravanage", poi Zingla e Rifugio Campei de Sima.
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Parto dal comodo parcheggio posto tra S. Martino e Cecino, intercetto la sterrata con segnavia N°7 che porta a Campei de Sima, e dopo pochi passi noto sulla sinistra una deviazione che porta in maniera ripida verso una fitta radura, controllo per sicurezza il Gps e sembra sia il sentiero che stavo cercando.
Oltrepasso un rio incanalato nel cemento il sentiero sparisce all’improvviso, e dopo un breve “ravano” ritrovo la traccia, ora più evidente, che porta verso Brasasio. La traccia effettivamente c’è ma spesso è invasa in parte da erbacce e rami, nulla di particolarmente impossibile da affrontare, ma questo andazzo dura oltre un’ora di cammino.
Sbucato finalmente su una comoda sterrata proseguo con più facilità ma poco dopo decido di salire alla Cima Zolver, di sentieri o segnalazioni che portino verso di essa non se ne parla neanche, così individuata una traccia (probabilmente animale) che punta nel fitto bosco risalgo a “muzzo” cercando di puntare sempre verso la parte più alta, tempo 10 minuti e sono sull’impercettibile cima dove ovviamente non c’è nessuna croce o altro, costruisco così un ometto e ritorno sui miei passi. Posso dire tranquillamente che potevo evitare questa cima…
Arrivato alla Cascina Brasasio ora non mi resta che trovare il sentiero di raccordo che punta verso il sentiero N°10; cammino prima per qualche minuto sulla strada sterrata che rimane in piano ma poco dopo vedo che scende verso Malga Prato della Noce, ritorno verso Brasasio e provo a salire il versante erboso posto a N della cascina.
Con un po di fortuna trovo una traccia che prosegue verso E che sale in moderata pendenza, passo anche qua una zona un po invasa da erbacce e rami, e ad un certo punto trovo un piccolo cartello posto su un albero: M. Zingla N°10. Wow, ci sono…
Imbocco la traccia che poi ancora una volta si perde tra i rovi, con un po di attenzione e qualche metro di ravano mi ritrovo ancora, finalmente, sul sentiero ora segnato. Si sale in maniera ripida e la traccia bisogna seguirla con attenzione sino a sbucare sulla dorsale ormai sguarnita dagli alberi che mi proteggevano dal Sole, sempre in maniera ripidissima salgo allo Zingla dove arrivo sfiancato causa eccessivo calore. 3h comprese le deviazioni.
Non posso fermarmi troppo in cima e questo è un peccato, mi sarei rilassato volentieri cullato dal venticello fresco che arriva da chissà dove, firmo veloce il libro di vetta e cerco di recuperare energie, ingurgito un Ettolitro di acqua e riprendo il mio cammino.
Scendo deciso verso S per pochi metri seguendo la bollatura, intercettata la breve via attrezzata, con un briciolo di attenzione oltrepasso le roccette, dopo un paio di passaggini di I° ora il sentiero diventa più comodo e la via attrezzata finisce, proseguo ora costeggiando le rocce che sovrastano la via.
Il tipo di terreno è una traccia un po erbosa che a brevi tratti è un po esposta, passata la zona rocciosa ora il sentiero mi porta in cresta. E’ una crestina piuttosto facile che prosegue in saliscendi, entrato in un bosco di Faggi il sentiero si fa bello largo e mi ritrovo poco dopo al Rifugio Campei de Sima oggi stranamente aperto. 1h circa dallo Zingla.
Il Rifugio, aperto di solito nei fine settimana, oggi è fruibile perché una scolaresca ha prenotato il pranzo. Bravi i professori che fanno apprezzare la Natura agli studenti.
Dopo aver pranzato comodamente all’ombra di un Noce adesso riprendo il mio cammino purtroppo tralasciando la visita al Bus del Luf, presa la sterrata N°7 ora lungamente ritorno a Cecino; il sentiero è forse un po monotono, ma oggi non incontro nessuno e questo mi fa godere appieno della Natura che mi circonda. Arrivo alla macchina alle13,30 dopo un 1h15 di cammino dal Rifugio. Perfettamente in orario ritorno a Brescia, contento di aver portato a termine il mio progetto.
Nota 1): Questo è un giro che va affrontato da chi ha un minimo di senso dell’orientamento almeno sino all’imbocco del sentiero N°10, poi ci si diverte in un ambiente vario e gradevole. La valutazione T3+ (EE) tiene conto di una serie di fattori che vanno dal “ravano” a zone da fare con un po di attenzione.
Nota 2): Eric… solo.
SOLO.
Fischietto sul sentiero facendo un bel assolo,
con tante belle piante fra cui un bel corniolo,
il caldo non fa sconti e mangio un bel ghiacciolo.
Solo,
l’aria è bella “fine” e non puzza di fenolo,
per fare un po il preciso il profumo è di mentolo,
scusate la protervia ma sono un gran pignolo.
Solo,
son stanco di salire ed io m’attacco al piolo,
mi tolgo gli scarponi che mi hanno dato a nolo,
non vado più in montagna…adesso gioco a polo.
Se passo dal rifugio io mangio un piatto al volo, e in fondo mi domando: perché io son da Solo?
A' la prochaine! Menek
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