Serale al Golem per il sentiero 3V, vecchie "boasse" e ripidi paglioni.
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Da 20 anni a questa parte per me il Guglielmo è una meta obbligata, una meta da affrontare pressappoco in questo periodo, quando la primavera è ormai avanzata e la neve sul filo dei 2000 metri è cosa difficile da trovare; eh si caro Golem, stiamo arrivando ma prima dobbiamo affrontare una dura “anticima”…
Sono le 17 e siamo ancora all’Agriturismo, stiamo festeggiando la cresimanda Letizia e tutto scorre nei tempi e nei modi sperati, però io e Rosa sappiamo che abbiamo un appuntamento importante, un appuntamento cui non possiamo mancare, i miei “clothing” tradiscono ciò che abbiamo in testa.
Abbandoniamo così l’allegra brigata, lasciamo May e Fuji in un luogo a loro consono e veloci come delle lippe ci buttiamo sulla superstrada che in maniera rettilinea corre verso Iseo e poi verso l’alto Lago, la stretta strada che ci deposita alla Croce di Marone è l’unica sciacquatura di coglioni che non avremmo voluto si frapponesse tra noi e il Guglielmo.
18:50, si parte, la strada cementata è subito ripida e sarà così sino alla vicina curva sinistrorsa, seguendo la sterrata la pendenza perde di cattiveria e si fa dolce ma noi per prendere subito il Toro per le corna deviamo verso destra (3V) e sempre in maniera ripida spuntiamo al soprastante Rif. Malpensata. Nel frattempo in questo breve strappo ho già digerito l’antipasto fatto di farro con verdure, uova al finto “tonnato” e frittata di erbette.
Alla Malpensata incrociamo ancora la sterrata che “ovviamente” noi non seguiamo, ma sempre più audacemente ci inerpichiamo sul 3V che si stacca sulla sinistra e che in maniera sempre ripida ci fa spuntare nei pressi della Malga Guglielmo di Sotto, un deciso strappo che ci ha fatto smaltire il “primo piatto” fatto di un ottimo risotto con zucchine e taleggio, una vera leccornia che ha messo a dura prova il mio colesterolo già abbastanza elevato per i cazzi suoi.
Essendo il cielo leggermente velato il buio si avvicina più velocemente ma noi siamo determinati ad arrivare in cima, sfidando per l’ennesima volta le leggi della fisica che vorrebbero il cibo lasciato in fondo alla “sacca”, ancora una volta decidiamo per una via alternativa, una via che non c’è ma che i nostri occhi intravedono: il ripido muro fatto di roccette e paglione “smerdato” di vecchie “boasse” che in gradi 45 di pendenza ci avvicinerà al monumento del Redentore.
Attacchiamo subito decisi con lo stomaco che grida vendetta e procediamo come se la terra non esistesse, guadagniamo metri velocemente e ad un certo punto la terra la senti, eccome se la senti, e la famosa vendetta è servita su un piatto d’argento, nelle fauci ormai asciutte di bava il rutto del proletariato si staglia negli anfratti dove l’eco è più forte e il rutto ha il sapore del peperone ripieno, della fresca insalata e dell’ottima serie di formaggi di malga lasciati sul tavolo proprio davanti ai miei occhi.
Ma oramai vediamo la nostra cima sempre più vicina, e con un ultimo strappetto ora meno deciso finalmente guadagniamo la breve dorsale che dall’antenna-ripetitore porta al redentore, in questi rimanenti passi ci “giochiamo” anche il doppio dolce fatto di crostata di frutta e mousse di mascarpone con ananas. Lo stomaco è al collasso… 1h30 soste comprese.
Il cielo è ormai crepuscolare e un certo venticello invita ad alzare presto i tacchi, dopo un breve break dove estraiamo dagli zaini vestiti adeguati alla temperatura, ora decidiamo il da farsi; una mia “fissa” m’impone di schifare il sentiero ufficiale dove la discesa sarebbe più facile per puntare invece verso la Corna Tiragna, dove non arriveremo mai causa orario tardo, quotata un anonima cima, per non farci mancare nulla ancora una volta ci buttiamo di nuovo verso la bassa quota attraversando infide roccette affioranti e paglioni che nascondono buchi infami. Intanto la visibilità sta diventando uguale a zero…
Ci ostiniamo a non usare le frontali e questo ci fa perdere un po di percezione riguardo le distanze, ma procediamo, con una certa prudenza, superata con attenzione l’ennesima zona rocciosa ecco finalmente davanti a noi di nuovo la Malga Guglielmo di Sotto.
Siamo sul largo sentiero ufficiale e questo ci fa rilassare non poco, accesa la provvidenziale frontale, la mia, visto che quella di Rosa è andata in vacca, ora con passo sicuro procediamo senza altre poco intelligenti deviazioni, osservando un cielo stellato che cozza con le previsioni meteo del giorno dopo e circondati dall’assordante silenzio ritorniamo alla macchina soddisfatti delle nostre malefatte. La fresca birra bevuta davanti al porticciolo di Sulzano è il giusto premio per questa magica serata.
Nota 1): Che dire, bel giro inventato seduta stante, un bel ritorno sul Guglielmo per me in orari poco consoni. Se si segue la strada di problemi non ce ne sono, basta una buona frontale per affrontare il buio, se invece volete essere più arditi, finché la luce ve lo consente attaccate la vetta per altre vie, basta un discreto senso dell’orientamento e un po di fiato. Ma soprattutto, niente pranzi in stile natalizio. Il T3 (EE) riguarda solo il giro fatto fuori dai sentieri classici.
Nota 2): Eric...in Serale.
SERALE.
Partiamo a testa bassa ed in ritardo assai abissale,
sfruttando la pendenza ma andando in diagonale,
la forma è molto buona... facciamoci del male.
Serale,
le ore non le conto e la data è quella astrale,
per questo taglio il giro e vado in verticale,
mi fido dell'istinto essendo un animale.
Serale,
col buio non ci vedo e viaggio in bifocale,
allora sbaglio strada spuntando alla Biennale,
a Venezia tira vento...fanculo al Maestrale.
M'approccio alla donzella in modo un po coitale, e in fondo mi domando: che cazzo di Serale?
A' la prochaine! Menek,Rosa
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