Veloci come un fulmine... anzi, come una Saetta!
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Era da 2 anni che avevo preparato questo titolo, e l’avevo messo lì, tra le escursioni da pubblicare, dopo un primo tentativo effettuato circa 3 settimane fa http://www.hikr.org/tour/post118844.html ecco che stavolta l’esplorazione è andata a buon fine.
Il titolo per la verità è un po ingannevole, perché veloci come una Saetta mi sembra un poco forzato rispetto al reale, come si fa ad avere una buona andatura quando per un motivo o per un altro ci si addormenta alle 2, 2:30?
Stavolta nessun problema a trovar la partenza e con un passo abbastanza buono percorriamo la comoda sterrata che ci porta ai ruderi della Baita Campo; anche qua come per la partenza, ci buttiamo sulla retta via già affrontata nel giro scorso e ci dirigiamo verso un bosco dove i Mughi si alternano a piante di più alto fusto.
La traccia è stretta ma abbastanza evidente e prende quota senza troppa difficoltà, questo ci rincuora, ma proprio all’altezza del canale erboso la flebile traccia si inerpica molto ripidamente e da qua alla cresta, circa 200 mt di dislivello, sarà una salita lacrime e sangue, con il paglione che proprio non aiuta il cammino.
Raggiunta la cresta ora la direzione è obbligata, almeno per chi lo sa, per chi non lo sapesse c’è una doppia bollatura nuova di fiamma, una verde fosforescente e l’altra, la mia, di color rosso, presa la direzione N ora obbligatoriamente si segue la cresta quasi fedelmente sino al Piz Mezdì dove è stato posizionato un palo di legno munito di una misteriosa bandiera a far da segnacima. Solo in qualche breve passaggio bisogna stare sotto il filo di cresta, obbligando così a porre attenzione alle esposizioni. 2h15.
Questo è il primo obiettivo della giornata e ora non ci resta che continuare l’escursione.
Secondo quanto trovato in rete (Sassbaloss) adesso dobbiamo seguire ancora il filo di cresta, e così facciamo, ma giunti davanti ad un paio di salti rocciosi molto esposti ci poniamo il dubbio se questa sia la via migliore per il Saetta, nella descrizione non si faceva menzione di passaggi alpinistici, così dopo un primo momento di smarrimento decidiamo di portarci nel selvaggio bosco sottostante (ca 100 mt) per evitare la zona più impervia.
Per attraversare il bosco bisogna destreggiarsi con fatica, ma giunti nei pressi in quella che noi identifichiamo nell’anticima del Saetta decidiamo di risalire il bosco per portarci in un'altra zona rocciosa. Fa molto caldo e lo sforzo profuso si fa sentire, ed in più siamo in an altra zona piuttosto impervia dove è meglio star belli svegli, Rosa a questo punto decide di fermarsi visto anche la sua giornata “no” a livello fisico. Qua cerco di fare l’ennesima bollatura, ma proprio nel momento di “spraiare” mi parte il cappuccio della bomboletta e ciao ciao alla nuova segnaletica!
Dopo essermi sincerato delle condizioni fisiche di Rosa, gli lascio in consegna lo zaino e dimentico di bere un sorso d’acqua prima di ripartire in solitaria per il Saetta; affronto così in traverso un canalone un po esposto e qualche roccetta dove bisogna usare le mani, ripasso un altro canalone meno esposto e poi con decisione punto verso la cresta, risalgo la cresta di erba ciularina e roccette affioranti, e con mio stupore scopro di essere finalmente sul Monte Saetta… almeno, le foto sul sito dei Sass Baloss dicono così. Come punto di riconoscimento trovate un mucchietto di sassi più un pezzo di granito dove sono incise alcune lettere.
Mentre sto facendo il waypoint scopro che qualcosa non quadra, Oruxmaps dice che questo non è il Saetta, ma è la punta dopo, molto più piccola e leggermente più bassa. O cazzo…
Mani sulle racchette e giù per la crestina sino ad una stretta selletta, da qua, altra breve ma ripida risalita ( un po esposta ed infida) ed eccomi sulla cimetta. Oruxmaps dice che sono nel punto giusto ma una volta a casa Orux mi fa notare che la cima era ancora più avanti. Ma vaffanculo… non capisco più una cippa!
Quotata la cimetta in condizioni di disidratazione (forse è per quello che stravedevo), ora non mi resta che rifare i vari saliscendi, raggiungo Rosa laddove l’avevo lasciata, e una volta recuperato lo zaino diamo fondo entrambi ai pochi viveri portati da casa. Il Sole picchia più forte che mai.
I tempi si sono un po dilatati, per non fare troppo tardi decidiamo entrambi di fermarci il tempo necessario per il pranzo, appena ripreso il cammino del ritorno… Rosa: aaaaaaaah,una Vipera! Io: azz, stai ferma, voglio fargli una foto!
Giusto il tempo di avvicinarmi alla zona “d’interesse” e chiedo a Rosa: dov’è l’amica velenosa (Aspis Aspis)? Lei: è lì, vicino al cespuglio. Mi avvicino con cautela e… azz, ce l’ho sotto lo scarpone e la “signorina” ha alzato la testa come per dire: aò, mi stai triturando le ossa! Alzato lo scarpone con altrettanta cautela la bella viperetta ha preso il largo tra il folto paglione e addio alla foto.
Adesso siamo di nuovo nel bosco, e nonostante la mia bollatura si procede sempre con una certa difficoltà, trovato il punto giusto per risalire nei pressi del Mezdì, in maniera stra-ripida guadagniamo ancora la cresta ed in poco tempo siamo di nuovo nel punto conosciuto; breve momento di relax e poi via per gli altri saliscendi, ritornati nel canalone fatto all’andata, con andatura prudente ci riportiamo alla Baita di Campo dove, con breve deviazione, prendiamo la comoda via sterrata che ci riporta ancora all’auto. E anche questa è fatta…
Nota 1): Bella ed interessante escursione in zone poco battute, almeno per quanto riguarda le creste. Le difficoltà si possono sintetizzare così: T1 dalla macchina alla Baita di Campo, T3 il canalone per la cresta e T3 per il Mezdì, dal Mezdì al Saetta T4 (EE). Dalla partenza al Mezdì io e un'altra anima bella abbiamo bollato questa vecchia traccia ormai abbandonata, dal Mezdì in poi qualche bollo l’ho fatto , ognuno decida che percorso fare e…cazzi vobis!
Nota 2): Cose a caso & chi se ne frega!
Curiosità morbose: Scoperto il perché Lady D non portava mai i guanti. Io sono un po “tardo”, mi dite per favore perché la Cicciolina non porta mai le mutande?
Rotte aeree: Alitalia di nuovo nei guai. I prossimi voli saranno ad altezza Paguro.
Nota 3): Vai Eric…
SAETTA.
Il tratto di sterrata è bella, larga e stretta,
per questo lascio il freno e vado in bicicletta,
il casco è sulla testa e mi rovina la basetta.
Saetta,
la cresta è molto stretta e fa scappar “l’arietta”,
m’attacco un poco ai Mughi con mano che pinzetta,
sul Piz non c’è la Croce ma la bandiera è stata eretta.
Saetta,
mi perdo e mi ritrovo seguendo la stelletta,
la vetta che cercavo gli manca la targhetta,
la cima successiva mi fa gridar tripletta!
Col tofu io sto meglio e schifo la pancetta, e in fondo mi domando: chi prende la Saetta?
A’ la prochaine! Menek,Rosa
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