Pizzo Rabbi (2452 m)
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Per prima cosa volevo salutare la numerosa comunità di Hikr che ormai seguo da un po’ di anni ed alla quale ho finalmente deciso di iscrivermi. Da quando relaziono le mie gite ho scritto sempre solamente su Gulliver, ottimo sito di outdoor, ma alla fine l’importanza dell’aspetto fotografico di Hikr e la sua maggior gamma di possibilità mi hanno conquistato.
Prediligo le gite in solitaria, su percorsi poco battuti, in compagnia del mio cane Zeus: un modo per immergermi completamente nell’ambiente naturale e poterlo vivere in silenzio e contemplazione. Forse molti mi riterranno un “selvatico” ma da quanto leggo qui su Hikr sicuramente non sono il solo!
Questa gita l’avevo nel cassetto da tempo, e le meravigliose giornate invernali di questo periodo cadono proprio a fagiolo. Partenza dunque molto presto, la camminata sarà piuttosto lunga…
Giunto a Livo, pago il transito alla macchinetta sul muro del Comune (€ 1,00 per l’intera giornata) ed arrivo fino alla chiesa di San Giacomo dove inizia la strada non collaudata per Dangri. Come temevo, il fondo presenta un sottile strato di neve parzialmente ghiacciata e non ci penso proprio a proseguire in auto, preferisco farmela a piedi ed approfittarne per mettere un po’ di benzina nelle gambe.
In poco più di mezz’ora sono a Dangri dove inizia la salita. Bello il santuario e la mulattiera fino a Baggio, dopodiché c’è un lungo falsopiano che raggiunge il ponte di Borgo; in questo tratto il sentiero è ghiacciato in più punti, uno dei quali da superare con attenzione e dove la presenza del corrimano risulta provvidenziale. Il primo sole già illumina in lontananza il Pizzo Rabbi e la Croce di Ledù fa bella mostra di sé. Superato il primo ponte, rimonto l’altro versante della valle sempre con scarsa pendenza e, superate alcune baite, raggiungo un secondo ponte a circa 1100 m di quota. Attraverso il ponte, proseguo a sinistra e, con l’aiuto di numerosi bolli rossi, arrivo alle baite di Stabiello. Oltre le case, in direzione della Val di Ledù ed in prossimità di un canale che sale a sinistra, si trova un grosso masso con un bollo giallo: qui si stacca un sentierino che sale ripidamente l’imbocco del canale per poi inoltrarsi in una ripida faggeta (ometti). In uscita dal bosco, la traccia si fa più labile e risalgo il ripido pascolo di paglia secca (e scivolosa!) in direzione della Croce di Ledù, traversando poi brevemente a destra dove si raggiungono prima alcune rocce, e poi il culmine del traverso dove il tracciato ritorna visibile ed il Pizzo Rabbi e Ledù si parano davanti a chiudere l’ampio anfiteatro in fondo al vallone. Percorro lungamente lo stretto sentiero fino ad un grosso sasso con l’indicazione in vernice rossa “Bivacco Ledù” a sinistra. Proseguo dritto grosso modo fino all’Alpe di Ledù, dove poi le tracce si perdono e risalgo i pendii erbosi con la meta sempre ben visibile davanti. Sopra i 2000 m di quota comincio a trovar neve, la progressione si fa faticosa anche a causa della stanchezza, ma senza quasi accorgermene mi trovo con il Lago di Ledù ai piedi, dove ora il paesaggio è tipicamente invernale. Di raggiungere la Bocchetta del Cannone non se ne parla visto che c’è da perdere leggermente quota e la presenza di accumuli nelle conche rischia di allungare oltremodo i tempi di progressione. Decido quindi di attaccare direttamente il versante SE del Rabbi, raggiungendo la cresta poco sotto la metà, in vista di alcune aree pelate dal vento. Il ripido pendio è una lastra di neve ghiacciata, lego Zeus a guinzaglio ma mi rendo presto conto che per lui non c’è modo di salire. Un paio di carezze, un biscottino consolatorio e lo rassicuro di aspettarmi nei pressi di alcune rocce, tranquillo e beato ma soprattutto all’asciutto. Io proseguo e con i ramponi salgo velocemente fino ad agganciare la cresta, avendo cura di evitare le zone di ghiaccio vivo. Da qui in vetta tutto facile su neve a tratti anche farinosa. Stupendo il panorama in una giornata meteorologicamente spettacolare. Fatto un breve salto anche sull’anticima SW, torno all’ometto della vetta principale per poi iniziare con prudenza la discesa. In breve sono da Zeus che con gioia incontenibile festeggia il mio ritorno. Ora una bella pausa al bivacco vista lago non ce la toglie nessuno per godere appieno della pace d’altri tempi di questi monti. Per la discesa decido di tenermi più a W per seguire il percorso bollato di rosso che transita per l’Avert di Ledù: i bolli non sono sempre ben visibili, ma i numerosi ometti possono trarre d’impaccio. Finita la ripida discesa, mi riallaccio al sentiero principale dell’andata nei pressi del sasso con la scritta rossa “Bivacco Ledù”. Ritornato nei pressi della Croce di Ledù, mi trovo costretto a rimettere i ramponi per ridiscendere l’erto pascolo di paglia scivolosissima, dove oltretutto perdo la traccia infilandomi nel canalone (con le foglie secche fino alla vita, divertente!) che mi riporta al masso con bollo giallo nei pressi di Stabiello. Arrivo a Dangri ormai all’imbrunire ma riesco prima a gustarmi la sagoma del Legnone tinta dei colori del tramonto. Con tanta soddisfazione nel cuore, i 3 km di stradina fino all’auto sono pura formalità.

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