Cavalcata Vigezzina. Dalla bocchetta di Sant'Antonio a Fontanalba
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Immaginate di incontrare nelle conche innevate dell'alto Onsernone due tizi, uno vestito da runner e con le scarpette da corsa, l'altro in camicia e senza nemmeno lo zaino. Se poi aveste aperto lo zaino dell'altro avreste trovato del materiale tecnico di cui parleremo alla fine di questa relazione. Sono scappati dal manicomio? Sono dei frati in cerca di espiazione per i loro peccati? Niente di tutto questo, soltanto i vostri affezionati ravanatori in versione natalizia.
Ma cominciamo dall'inizio. Sopravvissuti alla mille curve delle centovalli, lasciata un'auto strategicamente ad Arvogno e fatta una bella discesa in bicicletta ci troviamo finalmente a Craveggia per l'inizio della traversata. La luce dell'alba indora gli abeti nella bella salita alla Bocchetta di Sant'Antonio, lungo la storica mulattiera dei Bagni; alle spalle sua maestà il Monte Rosa splende nel cielo azzurro. La bocchetta è un luogo incantato, che offre grandi aperture sia verso l'Onsernone che i monti della Valgrande; un velo di neve aggiunge alla suggestione del luogo.
Attacchiamo di buona lena lo schienone che ci porta al Pizzo Formalone, la prima meta della giornata. I panorami si aprono splendidamente in tutte le direzioni, si vedono tutte le cime della Valgrande dalla Zeda al Togano e là in fondo le Alpi Vallesane. Sullo sfondo, oltre le prealpi, un brandello di pianura padana e a chiudere l'orizzonte gli Appennini. Raggiungiamo la cresta, dove ci sono una decina di centimetri di neve: una stupenda traversata a picco sull'Onsernone ci porta al Pizzo Formalone, prima meta della giornata. Panorama di gran pregio.
E' ora di proseguire. Seguiamo la bella cresta, questa volta la neve è abbastanza cedevole e quindi non ci sono difficoltà; si aggira a sinistra il risalto che precede la sella del Sassone, poi prendiamo la cresta e in breve siamo su questa vetta, di facile accesso dal versante sud, ma precipite sull'Onsernone. Davanti a noi la visione inquietante della traversata che ci attende, là in fondo piccola piccola la bocchetta di Ruggia. Nelle conche a Nord c'è tanta neve, non sarà facile!
Per ora restiamo a sud aggirando la cresta per raggiungere rapidamente la bocchetta di Cima. In un prato innevato, nella luce del sole, splende l'Oratorio del Rosario, che risale al 1739. Qui comincia il bello, la traversata verso il Muino è su terreno non semplice e ci sono almeno 30 cm di neve. Ci arrabattiamo come possiamo fra sassi, buchi e rododendri, poi ritroviamo la traccia del sentiero che scende verso l'Alpe. Noi decidiamo di tenerci alti costeggiano le rocce per risalire verso la bocchetta del Muino, in modo da evitare di scendere nella piana dove c'è tanta neve.
In un'oretta siamo nella conca sotto la bocchetta di Muino dove incrociamo una traccia ben battuta che porta verso i laghi del Muino: fortuna, altrimenti battere neve su tutto questo tratto sarebbe molto faticoso. La conca dei laghi del Muino è avvolta nel silenzio dell'inverno; passiamo il rifugio Greppi e l'Alpe Ruggia e ci avviamo sull'ultima salita verso la bocchetta in ambiente solitario.
Al passo si apre una vista fantastica sulla Pioda di Crana. Salutiamo l'Onsernone e, là in fondo appena visibile, la croce del Sassone, ci ricorda quanta strada abbiamo fatto. Sorpresa! La traccia finisce al passo, sotto di noi una valletta ben innevata ci attende, la fatica non è finita. Per fortuna c'è un buon sentiero che rendere battere neve un po' più semplice. Traversiamo i pendi sotto il Ruggia fra sgraditi saliscendi...la fatica comincia a farsi sentire. Al bivio prendiamo a destra la scorciatoia che scende all'Alpe I Motti, evitandoci di raggiungere San Pantaleone. Finalmente si inizia a scendere in modo un po' deciso.
Purtroppo, all'Alpe iniziano le vere difficoltà tecniche. Opportunamente, dallo zaino compare l'attrezzatura necessaria, una bottiglia di prosecco, un panettone e due bicchieri di vero cristallo! Con questa perfetta attrezzatura superiamo agevolmente il malpasso e ci fiondiamo in discesa sulla scalinata del Panelatte fino ad Arvogno, dove l'auto piazzata strategicamente il mattino ci attende (probabilmente si stava chiedendo che fine avessero fatto i proprietari...).
Buon Natale a tutti!
Benedetto e Luzzi
Ma cominciamo dall'inizio. Sopravvissuti alla mille curve delle centovalli, lasciata un'auto strategicamente ad Arvogno e fatta una bella discesa in bicicletta ci troviamo finalmente a Craveggia per l'inizio della traversata. La luce dell'alba indora gli abeti nella bella salita alla Bocchetta di Sant'Antonio, lungo la storica mulattiera dei Bagni; alle spalle sua maestà il Monte Rosa splende nel cielo azzurro. La bocchetta è un luogo incantato, che offre grandi aperture sia verso l'Onsernone che i monti della Valgrande; un velo di neve aggiunge alla suggestione del luogo.
Attacchiamo di buona lena lo schienone che ci porta al Pizzo Formalone, la prima meta della giornata. I panorami si aprono splendidamente in tutte le direzioni, si vedono tutte le cime della Valgrande dalla Zeda al Togano e là in fondo le Alpi Vallesane. Sullo sfondo, oltre le prealpi, un brandello di pianura padana e a chiudere l'orizzonte gli Appennini. Raggiungiamo la cresta, dove ci sono una decina di centimetri di neve: una stupenda traversata a picco sull'Onsernone ci porta al Pizzo Formalone, prima meta della giornata. Panorama di gran pregio.
E' ora di proseguire. Seguiamo la bella cresta, questa volta la neve è abbastanza cedevole e quindi non ci sono difficoltà; si aggira a sinistra il risalto che precede la sella del Sassone, poi prendiamo la cresta e in breve siamo su questa vetta, di facile accesso dal versante sud, ma precipite sull'Onsernone. Davanti a noi la visione inquietante della traversata che ci attende, là in fondo piccola piccola la bocchetta di Ruggia. Nelle conche a Nord c'è tanta neve, non sarà facile!
Per ora restiamo a sud aggirando la cresta per raggiungere rapidamente la bocchetta di Cima. In un prato innevato, nella luce del sole, splende l'Oratorio del Rosario, che risale al 1739. Qui comincia il bello, la traversata verso il Muino è su terreno non semplice e ci sono almeno 30 cm di neve. Ci arrabattiamo come possiamo fra sassi, buchi e rododendri, poi ritroviamo la traccia del sentiero che scende verso l'Alpe. Noi decidiamo di tenerci alti costeggiano le rocce per risalire verso la bocchetta del Muino, in modo da evitare di scendere nella piana dove c'è tanta neve.
In un'oretta siamo nella conca sotto la bocchetta di Muino dove incrociamo una traccia ben battuta che porta verso i laghi del Muino: fortuna, altrimenti battere neve su tutto questo tratto sarebbe molto faticoso. La conca dei laghi del Muino è avvolta nel silenzio dell'inverno; passiamo il rifugio Greppi e l'Alpe Ruggia e ci avviamo sull'ultima salita verso la bocchetta in ambiente solitario.
Al passo si apre una vista fantastica sulla Pioda di Crana. Salutiamo l'Onsernone e, là in fondo appena visibile, la croce del Sassone, ci ricorda quanta strada abbiamo fatto. Sorpresa! La traccia finisce al passo, sotto di noi una valletta ben innevata ci attende, la fatica non è finita. Per fortuna c'è un buon sentiero che rendere battere neve un po' più semplice. Traversiamo i pendi sotto il Ruggia fra sgraditi saliscendi...la fatica comincia a farsi sentire. Al bivio prendiamo a destra la scorciatoia che scende all'Alpe I Motti, evitandoci di raggiungere San Pantaleone. Finalmente si inizia a scendere in modo un po' deciso.
Purtroppo, all'Alpe iniziano le vere difficoltà tecniche. Opportunamente, dallo zaino compare l'attrezzatura necessaria, una bottiglia di prosecco, un panettone e due bicchieri di vero cristallo! Con questa perfetta attrezzatura superiamo agevolmente il malpasso e ci fiondiamo in discesa sulla scalinata del Panelatte fino ad Arvogno, dove l'auto piazzata strategicamente il mattino ci attende (probabilmente si stava chiedendo che fine avessero fatto i proprietari...).
Buon Natale a tutti!
Benedetto e Luzzi
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