Quel Menna della ........MAGA!
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E quattro, da parte mia concludo il giro della MAGA, direte ma che significa : Menna, Arera, Grem, Alben, certamente quelli tipo Grandemago, Lella e combriccola avrebbero risposto ad occhi chiusi, per gli altri ecco spiegato l'arcano.
Solito orario alla Menek, riesco a trattare per un buon 7,45 al Kiosko di Villa d'Almè, per poi fare una sorta del giro del mondo sù per la val Brembana e poi non sò dove, ma comunque in posti molto belli.
Siamo alla fine a Zorzone con il cappuccino e la brioches che fanno un bel valzer nel mio stomaco(sarà perché offerti dal Menek....), fermata al primo parcheggio(è una scelta del Menek, fare più metri di dislivello possibili) e partiamo a razzo, ma dove caxxo deve correre il bell'uomo.
Saliamo per un sentiero-killer che aggira una serie di frutteti e poi sbuca su una ottima strada forestale che si inerpica sulla valle Carnera(!), noi tagliamo per il sentiero che, ancora di più, sale in modo verticale in un bel bosco di Faggi.
Arriviamo alla bella baita Mattuida, desolatamente chiusa, respiriamo qualche minuto, poi riprendiamo ora uscendo dal bosco e zigzagando per il sentiero che sale, impietoso, sulla valle ad imbuto con pietraie che ci accompagnano nella salita.
Alla fine arriviamo al bivacco-rifugio(?) MAGA(Rifugio Palazzi), anche questo desolatamente chiuso, con un solo locale invernale aperto con un accatastamento di brande ed una situazione abitativa da terzo mondo; unica compagnia : un volume del vangelo, dimenticato da chissà chi.
Riprendiamo fiato, fino a quì quasi 1000 mt di dislivello, mangiamo il minimo accompagnati dall'ansimare della locomotiva-Menek, pronto a divorare quegli ultimi 300 mt fino alla cima che, probabilmente per lui sono un affronto, lì ancora da salire......
Zaini sistemati dietro all'edificio e poi partenza, magari Menek e Rosa a fare da battistrada, poi Irene io da ultimo che soffro come un cane randagio davanti alla vetrina del macellaio, saliamo ora su rocce e passaggi su cresta che sono la cosa più bella di questa poderosa muraglia calcarea.
Siamo alla fine sulla cima, sotto la solita croce non particolarmente invasiva, attorno a noi le nubi che fino a poco fà erano rare ora sono lì in arrivo da tutti i punti cardinali, foto di rito e riprendiamo la discesa, quattro salti e siamo al bivacco MAGA, si mangia, si scherza, si decide; Menek ha adocchiato la seconda croce(te pare frà Domenico da Crema...), proprio alle spalle del bivacco, sulla cresta del Chignol d'Aral, cimetta di modesta elevazione, ma lui decide per il rientro da lì, Rosa lo segue, io ed Irene "sazi" di salite, alla fine buoni 1380 mt, che per le nostre povere giunture non sono proprio il massimo, riprendiamo la strada percorsa, mettendo a dura prova quadricipiti e piedi, poi una leggera pioggia ci accompagna fino al parcheggio.
E venne il tempo anche del Menna…
Per il mio ritorno nelle amate Orobie, ecco che la scelta cade su una cima che inseguo da diverso tempo, una cima sempre ammirata da diverse “angolazioni”, ma mai affrontata per chissà quale congettura astrale; e così il tempo è passato, un tempo diventato quasi infinito, tanto da arrivare al punto di mitizzare questa vetta “dolomitica” situata ad Ovest del più famoso Pizzo Arera. Ma ora il tempo dell’attesa è finito…
Come spesso capita quando si viene da queste parti, il ritrovo lo fissiamo al Bar Kiosko, un locale aperto quasi h24 e saggiamente gestito da delle avvenenti ragazze (sia detto con rispetto), donzelle che spesso fanno da “contraltare” ai nerboruti e grossolani manovali edili che calano dalla Val Brembana.
E’ tutto un brulicare di giovani facce, gente anfetaminicamente schizzata che non vede l’ora di usare il badile e la cazzuola, e così mentre alcuni di noi si godono la frugale colazione, io trovo il tempo per fare un piccolo “restauro”facciale, mi spalmo della crema anti-age che mi aiuti ad “affrontare” a colpi di euro la cassiera del locale, e con tutto il mio carico di vanesio mi accingo a pagare… La “tipa” mi fissa negli occhi, sgancia un sorriso studiato a tavolino più un “davanzale” di una certa metratura, e mi dice: tengo su tutto? Io: e certo ragazza mia, vai tranquilla…
Fanno 67€ e 30 centesimi!!! Pùtanis, mi sono fatto imbambolare, ho offerto la colazione a tutti gli avventori del locale… merda e ancora merda.
Svuotato dai miei averi esco dalla porta, faccio lo “gnorri” con i miei soci d’escursione, ma ben presto mi accorgo che la scena (la mia) non è passata inosservata… Ire e Rosa mi consolano sfiorandomi dolcemente la zazzera, mentre quel “bastardone” di Alex, la butta subito in caciara facendo battute talmente sfigate da non far ridere nemmeno una sguattera da retrobottega. E si caro Amadeus, sei più simpatico di un sasso nelle scarpe alle 5 del mattino…
Zorzone. La salita si fa subito ripida, oltrepassiamo una faggeta stamattina particolarmente umida, e con stretti tornanti giungiamo alla cascina Mattuida dove facciamo una piccola sosta-foto al Faggio secolare, quattro parole buttate lì a caso e poi via, l’ultimo “muro” che porta al Rifugio M.A.GA. è proprio davanti a noi, implacabile e assolato.
E si sale, si sale guadagnando metri abbastanza velocemente vista la ripidità del sentiero.
In questo tratto è Rosa che tira il gruppo, mentre io cerco faticosamente di non farmi umiliare dalle sue lunghe leve restandogli alle calcagna, un poco più indietro c’è Irene, mentre Alex, con la sua brioche che gli danza nello stomaco, affronta questo strappone con la stessa felicità che potrebbe avere un Camaleonte che ha una pigna nel culo…
Ma adesso siamo al M.A.G.A., e per la gioia del duo veronese troviamo il tempo di fare una breve sosta… zaini a terra, stretching epidurale e frutta secca, ecco gli ingredienti principali per aggredire l’ultimo strappo che porta alla già visibile vetta.
Lasciato il superfluo al rifugio (zaini), ora si cammina con una certa spigliatezza risalendo prima una dorsalina erbosa, poi, su una comoda ed aerea cresta rocciosa, raggiungiamo la vetta dove rimaniamo incantati dalla bella visuale che ci circonda. Per Rosa è una “prima” sulle Orobie e questo per lei è un battesimo niente male…
Un Brava/o anche per Irene e Alex, hanno gettato il cuore oltre l’ostacolo e si sono bevuti questi 1300 mt di dislivello che dividono Zorzone dalla Cima di Menna. Le foto di soddisfazione rendono bene l’idea.
In anticipo rispetto alle previsioni Meteo ecco le nuvole, fitte, cariche d’umidità e più minacciose di un peto di Foca. Si scende al rifugio, ma alla svelta… il pranzo ci aspetta.
Tra un occhiata di sole e l’altra riusciamo a consumare il cibo portato da casa, rifocilliamo i due gioiosi quadrupedi oggi particolarmente in forma, e poi si decide il da farsi. Alex e Irene preferiscono scendere direttamente a Zorzone rifacendo il sentiero dell’andata, mentre io propongo a Rosa il sentiero che scende a Zorzone passando per il Chignol d’Aral. Senza dubbio alcuno Rosa accetta… e così si parte.
Risalendo il dosso erboso posto alle spalle del M.A.G.A. raggiungiamo prima la vicina cima Croce di Zorzone, continuiamo perdendo leggermente quota, e poi su di nuovo verso il dirimpettaio Chignol d’Aral; ora su esile traccia di cresta affrontiamo i vari saliscendi che si presentano lungo il cammino.
Proprio mentre cerchiamo di goderci il più possibile questo tratto aereo, ecco che una grande distesa di nuvole ci avvolge velocemente limitando di brutto la visuale del nostro cammino, acceleriamo il passo cercando di evitare un possibile “rovescio”, ma…sembra che… cazzo, PIOVE!!! E come se piove… fuori allora la giacca anti-pioggia appena regalatami dal buon Amadeus e il poncho d’ordinanza, con la beata fava che voglio fare la fine del pulcino!
Fortunatamente è solo uno scroscio, accompagnato da qualche raffica di vento, ma tanto basta per rendere insidiosa la discesa, discesa che si fa un po’ più complicata quando ad un certo punto l’erba alta mi fa perdere la flebile traccia.
Le nuvole sono tornate basse e per un attimo vaghiamo ad cazzum, ma proprio quando tutto sembra perduto mi ricordo che c’è sempre uno “spirito miraculantis” che vaga sulle Orobie: è lo spirito del grandemago… E così mentre io sono davanti che invoco lo “spirito buono”, Rosa da dietro invoca “li mortacci”…miei!
Quando uno ci crede, ci crede, ed ecco come per incanto ritrovata la traccia che scende giù i prati, oltrepassiamo un piccolo pascolo recintato,e… Ecco lo stradello che scende a Zorzone! Virata a sinistra e giù verso la macchina, mentre il sole è ritornato a risplendere e i nostri amici “veronesi” sono bellamente svaccati su una panchina in attesa della nostra apparizione! E anche questa è andata…
Nota 1): Bellissimo e divertente giro nelle Prealpi Orobiche, un giro che si affronta con discreto impegno fisico , ma assolutamente privo di difficoltà tecniche. Le brevi esposizioni poste sulla cresta per il Menna danno più da pensare in inverno che in estate, così come non ci sono particolari problemi a scendere dalla cresta del Chignol, nonostante non ci sia un sentiero ufficiale. Seguite la traccia che porta a valle ed incontrerete lo stradello che porta a Zorzone. Occhio solo in caso di maltempo. :)))
Un sincero grazie ai miei compagni d’escursione per la bella giornata passata tra sbuffi e risate, ma la prossima volta però lasciamo stare la smielatura, ok? Altrimenti mi tocca monopolizzare la discussione!
Nota 2): Cose a caso & chi se ne frega!
Spinoza: Madre Teresa si definiva "una matita nelle mani di Dio". Insomma, era solo uno dei suoi trucchi.
Chi se ne frega: Inter : Juve 2:1
Medicina 33: Scoperta! Se sei intelligente è merito della mamma. Ma è altrettanto chiaro che se non capisci un cazzo è merito del papà. Questione d’attributi…
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