Rifugio Griera, why not?
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Dopo qualche giorno di convalescenza, oggi mi prendo il tempo per fare un giretto al mitico Rifugio Griera, un rifugio ottimamente gestito dall’ormai arcinota “crapùna de Laurca” e dal suo fedelissimo staff… Partendo da Pagnona, avrò modo di capire se fisicamente posso reggere pendenze non certo eccessive come quelle della “Direttissima”, ma soprattutto, dovrò capire se il mio stomaco reggerà l’urto della cucina made by Serena.
Visto le innumerevoli relazioni presenti su Hikr, credo sia leggermente noioso dilungarsi sulla descrizione del sentiero, così ora, mi limito solo a dire che la pendenza sino a Bedoledo è abbastanza sostenuta ma tutto sommato non strappalacrime, per certi versi è più fastidioso il lastricato oggi abbondantemente scivoloso, e anche dopo aver preso la deviazione per La Casniella la pendenza non è mai eccessiva, i tanti tornanti che puntano verso l’alto ti danno sempre l’impressione di fare un percorso tutto sommato fattibilissimo.
Detto questo, in meno di 2h sono al rifugio, al momento circondato da un gruppetto di scalmanati mountain bikers, saluto Serena già alle prese con i pizzoccheri homemade e la avviso che ci vediamo per mezzogiorno… ora sono solo le 10,40.
Dopo la raccomandazione di Serena che mi invita a non perdermi tra le fitte nuvole, mi avvio con tutta calma in direzione del Legnone, percorrendo la comoda strada militare che con lunghi tornanti prende quota; visto la monotona tiritera, ad un certo punto ho puntato dritto verso la cresta soprastante, seguendo una marcata traccia di sentiero, dopo pochi passi, ecco spuntare dalle nuvole mamma Stambecco con il suo piccolo, entrambi per nulla impauriti dalla presenza umana.
Senza disturbarli troppo, ho proseguito il cammino per altri 10 minuti, sino ad incrociare una piccola lapide a ricordo, proprio in prossimità di questo piccolo artefatto, mi sono fermato sul soprastante masso e ho depositato armi e bagagli. Qua ho costruito un piccolo “omino”, ho quotato la piccola colmetta, e con scarsa fantasia l’ho chiamata Sasso del Griera…
Fatte le dovute foto, sono ritornato sui miei passi restando però sempre in cresta per qualche centinaio di metri, ed in prossimità del Sasso di Rigo, sono sceso a muzzo sino al sottostante rifugio giusto per l’ora di pranzo. La struttura ora è abbastanza piena di gente alquanto vociante e allegra, belle tavolate occupate da gruppi, mentre io e il fido Olmo pasteggiamo in compagnia di Mauro, un altro escursionista salito in solitaria.
Dopo aver apprezzato il cibo di Serena e chiacchierato amabilmente con Mauro, è giunto il tempo di alzare i tacchi, le previsioni Meteo danno acqua a metà pomeriggio e io non ho nessuna voglia di fare una doccia anticipata.
Così parto spedito seguendo la comoda sterrata sino a giungere in prossimità dell’Alpe Vesina, appena dopo il tornante, un sentiero con tre gradini si stacca sulla destra ed entra nel bosco, prosegue senza difficoltà sino a Bedoledo, e da qua, riprendo il sentiero fatto all’andata e ritorno a Pagnona sotto un Sole che brucia la pelle… Sic!
P.s.
Mentre scrivo la relazione, apprendo dai mezzi d’informazione che il Mitico Muhammad Alì ci ha tristemente lasciato… Con lui se ne vanno tanti ricordi, lunghe nottate davanti alla tv con mio papà che era un grande fan di Alì, anzi, più che un fan nei confronti di Alì aveva un rapporto di amore/odio. “Odio” perché non capiva la “spavalderia”, la “buffonaggine” e la sfrontatezza con cui il campione “black man” affrontava i suoi avversari, mio padre era di un'altra epoca e per lui tutto questo voleva dire mancanza di rispetto sportivo, di contraltare, “ l’amore” per Alì era sconfinato fino al punto di perdonargli qualsiasi cosa, da grande appassionato di boxe quando vedeva questi gesti atletici sul ring, che un po’ hanno rinnovato la “metrica stilistica” della boxe, lui andava letteralmente in brodo di giuggiole.
Quante volte mi sono svegliato in piena notte perché sentivo mio padre incitare gli “sfidanti”, e quante volte sono rimasto affascinato nel vedere quell’omone pieno di muscoli danzare sul ring. Alì secondo me era talmente grande che poteva vincere contro chiunque prima ancora di combattere, perché incuteva timore, disorientava gli avversari. Come non fantasticare sul fatto che gli sfidanti tanto che si cacavano addosso, invece della vaselina si spalmavano sul viso la Preparazione H? Alì era uno che rompeva il culo veramente… se poi per la paura sbagliavano crema e passavano direttamente al Vagisil Ultra, beh, il gioco era praticamente fatto!
Un Uomo di spessore questo Alì, un Uomo che si è sempre schierato dalla parte dei poveri, stava con gli ultimi della Terra, ma soprattutto si era battuto contro il razzismo, che spesso lui subiva proprio in patria. Grande nel rifiutare di combattere contro i Vietcong (loro non l’hanno mai chiamato negro, diceva), determinato e duro quando per combattere il razzismo e le disuguaglianze lui si schierò con Malcolm X (quello del “con ogni mezzo necessario”) e non con M.L. King, considerato troppo “morbido” e poco incisivo… una vera Pantera Nera questo Alì!
Aridatece questi personaggi, aridatece gli “uomini” ( e donne) veri, quelli che non hanno paura di essere se stessi sempre, e senza compromessi, aridatece quegli Uomini che odiano gli indifferenti… ma soprattutto, sfanculiamo i “bimbi minchia” dei tempi moderni che ragionano in base al potere economico, coloro che mostrano tutto il loro “status” sfoggiando Ferrari, Bentley, Lamborghini o lussuosi appartamenti a Dubai e Miami. In larga parte mi rivolgo ai calciatori (senza generalizzare)… gente pavida con una lingua talmente”viscida”, da poter leccare il culo con grande maestria ad un Ippopotamo in sovrappeso.
Concludo carissimo campione: io non ti saluto con il vecchio nome da schiavo che ti avevano affibbiato (Cassius Marcellus), per sempre ti ricorderò come Muhammad Alì!
Nota 1): Tristemente Eric…
PANTERA.
Tu danzi sul “quadrato” con fare da balera,
hai fatto molta strada, in culo alla carriera,
combatti a muso duro, abbassa la visiera.
Pantera,
tante e tante volte hai fatto ‘na bufera,
in guerra non sei andato ed hai visto la galera,
tu fuggi tra le sbarre e ti senti Capinera.
Pantera,
la Libertà per l’Uomo è sempre una chimera,
ma la battaglia è lunga, e non parti mai in crociera,
adesso ti saluto, per una vita intera.
Non piango la tua morte ma bevo del Barbera, e in fondo ti ringrazio… sei sempre ‘na Pantera!
A’ la prochaine! Menek und Olmo

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