O' Sole mio, per cercarti sul Suretta sono dovuto salire
|
||||||||||||||||||||||||||
![]() |
![]() |
Sabato sera la signorina della meteo aveva annunciato con un sorriso smagliante una domenica quasi di primavera, tiepida e con un sole splendente. Chissà quanti di noi ci sono cascati e sono finiti a camminare nel nebbione, quasi come nella Padania. Quasi quasi ci cascavo anch'io.
La sveglia suona alle cinque, la meta è il Surettahorn sopra Splügen, c'è quasi un'ora di strada e il giro non è dei più corti. Ancora ammaliato dal sorriso trascuro i primi sintomi che la giornata non sarebbe stata soleggiata come previsto, come il terreno umido e la nuvolaglia bassa - appena lasciato il Sottoceneri il sole comparirà per incanto.
In effetti salendo verso Nord sembra che ci sia un po' meno nebbia, purtroppo passata la galleria il cielo si richiude e Splügen è avvolta da una bella cappa di nuvole che nasconde le montagne. Sicuramente sarà nebbia bassa che si scioglierà appena arriva il sole.
Lascio l'auto agli impianti e mi avvio di buon passo sulla traccia battuta che sale verso i laghi del Suretta, dalla parte opposta dalla valle; il percorso si svolge tutto nel bosco, ripido e suggestivo. Dope un'oretta esco sul piano dell'Alpe dove raggiungo due svizzeri tedeschi partiti prima di me; li sorpasso, poi prendo per sbaglio la traccia che va al Mittaghorn, ridiscendo e li sorpasso di nuovo...chissà cosa avranno pensato. Qui in altro ci si muove su un terreno aperto, prima con una lunghissima traversata quasi orizzontale, poi la traccia inizia a salire in modo più deciso superando una serie di conche.
Purtroppo di sole nemmeno l'ombra, o meglio a tratti si vede un disco che appena traluce fra la nebbia; la visibilità è poca e, nella nebbia, fa anche un gran freddo. Salgo a buon passo, una conca dopo l'altra, sempre anelando di raggiungere il sole. Verso i 2700 metri finalmente la nebbia si apre e compaiono le cime e, al di sopra, un cielo di un azzurro incredibile. Un duro pendio mi conduce al Surettajoch, circa 200 metri sotto la cima. C'è uina luce abbagliante, tutti intorno grandi distese di neve e le cime incrostate di ghiaccio si stagliano nitide nel cielo. Da qui la cima incute un certo timore.
Inizio la traversa che porta al canale finale, subito tolgo le ciaspole perché il terreno è troppo ripido, ma mi trovo ad arrancare nella neve profonda; dopo il deposito sci c'è una buona traccia ripida che sale per un canalino e poi si porta in cresta. Le condizioni sono ottime, salgo senza ramponi in tutta sicurezza. Con ghiaccio il tratto finale richiederebbe certamente piccozza e ramponi. Prima delle 11 sono sulla vetta che offre un panorama incomparabile in tutte le direzioni, con le cime che spuntano dal mare di nebbia e, sotto di me, il lago di Montespluga completamente innevato.
E' ora di scendere e di rituffasri nella nebbia, Intanto stanno arrivando gli sciatori che avevo sorpassato e altri ancora, sono arrivato appena in tempo per godermi la cima da solo!
Nonostante la nebbia deciso di scendere nella Surettatal, c'è una buona traccia e quindi non dovrebbe essere troppo complicato. Traverso alla sella che porta sul ghiacciaio e, appena sotto, rientro nella nebbia (a circa 2800 metri di quota!). Subito sotto c'è un ripido passaggio obbligato che, con questa visibilità, non farei mai senza le tracce di sci. Poi la traccia porta nella grande conca dove ci sono i resti del ghiacciaio e scende regolarmente su di un magiifico pendio con una bella neve polverosa. Ma, c'è un ma: ben presto non si vede più nulla, riesco a malapena a scorgere le tracce degli sci; la senzazione è un po' angosciante, ma uno sguardo alla carta mi rassicura; sono fuori dal tratto ripido e quindi basta scendere con un minimo di attenzione.
Ancora una mezz'ora e esco dalla nebbia, purtroppo lo splendido sole delle cime non c'è più. La Surettatal è però un posto affascinante, una lunghissima e solitaria valle fra le montagne, di cui non si scorge lo sbocco. Più sotto inizia un pianoro interminabile, dove vorrei avere gli sci anch'io; mi sorpassano due sciatori, un po' stupiti che qualcuno con le ciaspole si avventuri su questo percorso.
Raggiungo finalmente l'alpe e poi mi fiondo nel bosco sul bel sentierino che scende a valle; la cività si fa presente di nuovo con i rumori dell'autostrada che si fanno sempre più forti.
Purtroppo sono vittima di un fenomeno topografico ben noto, che avviene quando il punto A (inizio dell'escursione) non coincide con il punto B (fine dell'escursione). Fortunamente il rimedio a questo problema è noto sin dal medioevo ed è stato chiamato, a onore del suo inventore, cavallo di San Francesco!
Per cui appena sopra l'autostrada non scendo a Schmelzi, ma prendo il sentiero che porta alla diga (fortunamente c'è una traccia di ciaspole, così non devo battere). Alla diga scopro con piacere che la stradina che costeggia il lago di Sufers è stata battuta, mi deciaspolo e mi avvio di buon passo. In fondo al lago arrivo sulla vecchia cantonale e in un'oretta sono all'auto.
Questo anello è un classico, soprattutto con gli sci, con le ciaspole è senz'altro parecchio lungo. Una seconda auto permette di evitare la passeggiata finale. Il percorso è semplice e non ha difficoltà particolare, tranne ovviamente il tratto finale che è un po' ripido e, se ghiacciato, può richiedere attrezzatura alpina.
La sveglia suona alle cinque, la meta è il Surettahorn sopra Splügen, c'è quasi un'ora di strada e il giro non è dei più corti. Ancora ammaliato dal sorriso trascuro i primi sintomi che la giornata non sarebbe stata soleggiata come previsto, come il terreno umido e la nuvolaglia bassa - appena lasciato il Sottoceneri il sole comparirà per incanto.
In effetti salendo verso Nord sembra che ci sia un po' meno nebbia, purtroppo passata la galleria il cielo si richiude e Splügen è avvolta da una bella cappa di nuvole che nasconde le montagne. Sicuramente sarà nebbia bassa che si scioglierà appena arriva il sole.
Lascio l'auto agli impianti e mi avvio di buon passo sulla traccia battuta che sale verso i laghi del Suretta, dalla parte opposta dalla valle; il percorso si svolge tutto nel bosco, ripido e suggestivo. Dope un'oretta esco sul piano dell'Alpe dove raggiungo due svizzeri tedeschi partiti prima di me; li sorpasso, poi prendo per sbaglio la traccia che va al Mittaghorn, ridiscendo e li sorpasso di nuovo...chissà cosa avranno pensato. Qui in altro ci si muove su un terreno aperto, prima con una lunghissima traversata quasi orizzontale, poi la traccia inizia a salire in modo più deciso superando una serie di conche.
Purtroppo di sole nemmeno l'ombra, o meglio a tratti si vede un disco che appena traluce fra la nebbia; la visibilità è poca e, nella nebbia, fa anche un gran freddo. Salgo a buon passo, una conca dopo l'altra, sempre anelando di raggiungere il sole. Verso i 2700 metri finalmente la nebbia si apre e compaiono le cime e, al di sopra, un cielo di un azzurro incredibile. Un duro pendio mi conduce al Surettajoch, circa 200 metri sotto la cima. C'è uina luce abbagliante, tutti intorno grandi distese di neve e le cime incrostate di ghiaccio si stagliano nitide nel cielo. Da qui la cima incute un certo timore.
Inizio la traversa che porta al canale finale, subito tolgo le ciaspole perché il terreno è troppo ripido, ma mi trovo ad arrancare nella neve profonda; dopo il deposito sci c'è una buona traccia ripida che sale per un canalino e poi si porta in cresta. Le condizioni sono ottime, salgo senza ramponi in tutta sicurezza. Con ghiaccio il tratto finale richiederebbe certamente piccozza e ramponi. Prima delle 11 sono sulla vetta che offre un panorama incomparabile in tutte le direzioni, con le cime che spuntano dal mare di nebbia e, sotto di me, il lago di Montespluga completamente innevato.
E' ora di scendere e di rituffasri nella nebbia, Intanto stanno arrivando gli sciatori che avevo sorpassato e altri ancora, sono arrivato appena in tempo per godermi la cima da solo!
Nonostante la nebbia deciso di scendere nella Surettatal, c'è una buona traccia e quindi non dovrebbe essere troppo complicato. Traverso alla sella che porta sul ghiacciaio e, appena sotto, rientro nella nebbia (a circa 2800 metri di quota!). Subito sotto c'è un ripido passaggio obbligato che, con questa visibilità, non farei mai senza le tracce di sci. Poi la traccia porta nella grande conca dove ci sono i resti del ghiacciaio e scende regolarmente su di un magiifico pendio con una bella neve polverosa. Ma, c'è un ma: ben presto non si vede più nulla, riesco a malapena a scorgere le tracce degli sci; la senzazione è un po' angosciante, ma uno sguardo alla carta mi rassicura; sono fuori dal tratto ripido e quindi basta scendere con un minimo di attenzione.
Ancora una mezz'ora e esco dalla nebbia, purtroppo lo splendido sole delle cime non c'è più. La Surettatal è però un posto affascinante, una lunghissima e solitaria valle fra le montagne, di cui non si scorge lo sbocco. Più sotto inizia un pianoro interminabile, dove vorrei avere gli sci anch'io; mi sorpassano due sciatori, un po' stupiti che qualcuno con le ciaspole si avventuri su questo percorso.
Raggiungo finalmente l'alpe e poi mi fiondo nel bosco sul bel sentierino che scende a valle; la cività si fa presente di nuovo con i rumori dell'autostrada che si fanno sempre più forti.
Purtroppo sono vittima di un fenomeno topografico ben noto, che avviene quando il punto A (inizio dell'escursione) non coincide con il punto B (fine dell'escursione). Fortunamente il rimedio a questo problema è noto sin dal medioevo ed è stato chiamato, a onore del suo inventore, cavallo di San Francesco!
Per cui appena sopra l'autostrada non scendo a Schmelzi, ma prendo il sentiero che porta alla diga (fortunamente c'è una traccia di ciaspole, così non devo battere). Alla diga scopro con piacere che la stradina che costeggia il lago di Sufers è stata battuta, mi deciaspolo e mi avvio di buon passo. In fondo al lago arrivo sulla vecchia cantonale e in un'oretta sono all'auto.
Questo anello è un classico, soprattutto con gli sci, con le ciaspole è senz'altro parecchio lungo. Una seconda auto permette di evitare la passeggiata finale. Il percorso è semplice e non ha difficoltà particolare, tranne ovviamente il tratto finale che è un po' ripido e, se ghiacciato, può richiedere attrezzatura alpina.
Tourengänger:
blepori

Communities: Hikr in italiano
Minimap
0Km
Klicke um zu zeichnen. Klicke auf den letzten Punkt um das Zeichnen zu beenden
Kommentare (6)