Palo, Nasego, Savallo... una giornata da sballo!
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Chi l’avrebbe mai immaginato che all’8 di dicembre uno si sarebbe fiondato in montagna alla ricerca del sole e per di più bello caldo? Eppure…
Dopo giorni pieni di umidità in una Pianura invasa da nebbia e smog, programmare un giro post convalescenza in un luogo dove si possa vedere oltre i duecento metri di visibilità sembra la cosa più normale di questo mondo, ma immaginarsi di trovare la primavera a quasi 1500 mt di quota è roba fuori dal comune… ancorché preoccupante vista l’assenza totale di neve. E lo dico pur non amando il manto bianco.
Riparto dalle origini e per questa escursione ritrovo dopo diverso tempo l’amico Piero il Cinghiale, colui che sarebbe in grado di giocarsi a fauci spalancate uno stinco di maiale contro un famelico Dogo argentino, ma oltre a Piero, ecco spuntare dalle lande veronesi la pezza al culo Amadeus… se non fosse accompagnato dalla cara e insostituibile
pirene questa sarebbe una situazione che farebbe cadere le balle anche ad un eunuco.
Si parte da Comero laddove le indicazioni per il rifugio Nasego sono ben visibili, si sale la carrareccia a tratti bitumata sino a giungere alla tettoia usata per far riposare i cavalli e da qua si può decidere che sentiero prendere visto che per arrivare al Nasego ci sono ben 4 possibilità. Dopo aver consultato il pannello indicativo posto lì nelle vicinanze, decidiamo di prendere il sentiero rosso (con bollatura gialla) che in maniera più lunga ma comunque non banale in fatto di pendenza, ci porta al rifugio in meno di 1h. 1h25 dal via con passo tranquillo.
Dopo aver prenotato in vista del pranzo, le nostre gambe riprendono a muoversi seguendo il crinale che verso ovest punta verso il M. Palo, e dopo un breve cammellare (25 min.) ci troviamo sulla seconda meta della giornata. Qualche foto verso l’infinito che ci circonda e quattro chiacchiere con i pochi astanti e poi via… ci aspetta la Croce di Nasego che è posta sopra l’omonimo rifugio.
Con passo spedito ritorniamo al rifugio dove Alex si ferma in compagnia di Piero, mentre io e Irene puntiamo decisi lungo il sentiero che strappa in maniera ripida verso la Croce sommitale, dieci minuti a perdifiato ed eccoci sulla terza e ultima meta di giornata. Per raggiungere la vetta bisogna percorrere un brevissimo crinale messo in sicurezza ma la vista che si gode da questa sorta di balcone è veramente sorprendente!
Il sole è bello caldo e sarebbe bellissimo rimanere qua un po’ di tempo, ma ormai è mezzogiorno e la fame comincia a farsi sentire. Gambe in spalla e giù spediti al rifugio dove nel frattempo Piero e Alex si stanno gonfiando di “cicchetti”… i nostri sono appoggiati al bancone del bar come due vecchi ubriaconi da saloon che solo i film western hanno saputo farci conoscere.
All’interno del locale ci saranno circa una trentina di persone tutte dislocate in un’unica tavolata, prendiamo anche noi la postazione che più ci si addice e ci svacchiamo belli sciallati in un ambiente totalmente famigliare. Godiamo dei semplici ma ben cucinati cibi, beviamo il dovuto accompagnati da un ottimo dolce vegano portato da casa e prima di andare via tra i sorrisi dei volontari che gestiscono il rifugio, un gentile signore ci offre dell’ottima e nostrana grappa estratta dalla sua personale teca. Spettacolare.
Sono le 14,00 passate da poco quando usciamo dal rifugio, propongo ai ragazzi un giro alternativo per tornare a Comero e loro nonostante una prima perplessità, mi seguono fiduciosi o forse speranzosi di non infigarsi in qualche “ravanata alla Menek”!
Dal rifugio si punta verso nord-ovest attraversando un breve pianoro, si giunge all’unica baita visibile e seguendo i cartelli del Cammina Italia / bollo viola, scendiamo decisi in un bel bosco di Faggi, ed in prossimità della Cascina Cea prendiamo in direzione Mura/ Malga Vaso. Sempre Cammina Italia/ bollo viola.
Qua il sentiero si perde leggermente tra il fogliame, ma chi ha bollato il percorso è stato attento e previdente posizionando i bolli sui tronchi degli alberi. Si procede con qualche saliscendi e un paio di brevi ma innocui traversi sino a giungere in prossimità di un grande Faggio, da lì, il sentiero picchia deciso in discesa sino alla vicina Malga Vaso.
Qua incontriamo la comoda e deserta carrareccia che verso destra ci porta nei pressi di Mura, il cammino si fa più spedito visto il calar del Sole, e nonostante un forte dolore alla gamba destra di Irene che ci fa preoccupare non poco, guadagniamo strada senza colpo ferire. Stoica donna!
Anche qua ci sono brevi e comodi saliscendi, si oltrepassa una sorta di parchetto attrezzato (Paludi), e tempo dieci minuti ci imbattiamo in una piccola Santella, teniamo la destra come da indicazioni (bollo viola) e in altri dieci minuti ci riportiamo alla tettoia incontrata all’andata, da qua alla macchina è un gioco da ragazzi. Fine del giro e grazie ragazzi per la bella compagnia.
Nota 1): Bel giro da fare nelle mezze stagioni o con temperatura fresca, le due cime che dominano la zona sono di modesta quota ma di assoluto valore visivo, ed il rifugio di solito aperto la domenica, è gestito in maniera volontaria da un buon numero di persone della zona. Tutti i sentieri sono ben segnalati e chi ama fare pure le ferrate, ce ne sono giusto un paio in loco che meritano veramente.
Nota 2): Cose a caso & Chi se ne frega.
Politica: Berlusconi si candida a Premier. Ora aspettiamo ansiosi pure il ritorno in campo di Cirino Pomicino e del defunto De Gasperi!
Chi se ne frega: La Roma si è qualificata al secondo turno della Champions League.
R.i.p a Londra: Saluto con un dolore all’altezza del…cuore la scomparsa della cara Madam Cyn, gloriosa proprietaria di un bordello dove si potevano pagare le “prestazioni” con i buoni pasto. Purtroppo però, i miei numerosi Ticket Restaurant rimarranno chiusi nel cassetto finché non si scoprirà una nuova “maitresse del proletariato”.
Chi se ne frega: E’ iniziato il Giubileo.
Nota 3): Ermetismi da Eric…roba per pochi intimi…
CROCE.
Benedetto o Gorgonzola?
A la Prochaine! Menek und Olmo.
Amadeus
Bonanotte ar secchio!
Nota 4): La ravanata alla Menek, 3 ore di camminata che m'ha schiantato la Irene! Te possino.
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