Monte Generoso (1701 m)


Publiziert von siso , 23. Juni 2015 um 19:00.

Region: Welt » Schweiz » Tessin » Sottoceneri
Tour Datum:16 Juni 2015
Wandern Schwierigkeit: T2 - Bergwandern
Wegpunkte:
Geo-Tags: CH-TI   I   Gruppo Monte Generoso 
Zeitbedarf: 7:00
Aufstieg: 800 m
Strecke:Scudellate (906 m) – Cappella Sant’Antonio (910 m) – Erbonne (943 m) – Alpe d’Orimento (1275 m) – Barco dei Montoni (1350 m) – Cima della Piancaccia (1610 m) – Monte Generoso (1701 m) – Stazione Monte Generoso (1610 m) – Alpe Génor (1277 m) –Roncapiano (975 m) – Scudellate (906 m).
Unterkunftmöglichkeiten:Ostello di Scudellate, Baita di Orimento.
Kartennummer:C.N.S. No. 1353 – Lugano - 1:25000; Carta escursionistica transfrontaliera Monte Generoso - 1:25000; Carta turistico - escursionistica “Strade di Pietra” No. 1 – 1:30000.

Escursione promozionale con alcuni ragazzi alla scoperta delle ricchezze naturalistiche e storiche del Monte Generoso. Il tempo un po’ uggioso non ha smorzato l’entusiasmo dei partecipanti.

Giro transfrontaliero ad anello con partenza da Scudellate.

 

Inizio dell’escursione: ore 9:05

Fine dell’escursione: ore 16:05

Temperatura alla partenza: 16°C

Temperatura al rientro: 16°C

 

Arriviamo a Scudellate, nell’alta Valle di Muggio, verso le nove.

Sono in corso degli importanti lavori sul campo stradale, già stretto in condizioni normali: è dunque difficile trovare un parcheggio. Ci riusciamo, non senza difficoltà, poco prima di Roncapiano.   

Dopo un quarto d’ora di cammino raggiungiamo la Cappella di Sant’Antonio (910 m), dalla quale possiamo osservare e fotografare il villaggio intelvese di Erbonne.

 

Visto che alcuni partecipanti all’escursione non hanno ancora visitato un roccolo, propongo la deviazione di 5 min, circa 150 m, per far conoscere a tutti questo manufatto.

Il roccolo detto anche boschetto sarebbe propriamente il nome del terreno ovale o circolare di 25-30 metri di diametro in origine doppiamente alberato sulla circonferenza in modo da formare una galleria coperta con l’intreccio dei rami più alti, mentre quelli più bassi formavano passaggi e finestre. Gli alberi sono carpini, querce, lecci o faggi a seconda del luogo: piante che perdono molto tardi le foglie così da offrire l’ospitalità di un boschetto, sia pure di foglie rinsecchite, agli uccelli di passo anche nel tardo autunno. La parte più appariscente del roccolo è il casello, edificio a forma di torre in muratura, a base quadrata, di varia altezza fra i sei e i quattordici metri.

All’ultimo piano, il casello presenta oltre a feritoie e spioncini, una grande apertura rettangolare orientata verso il roccolo, dalla quale l’uccellatore spiava e al momento opportuno, emettendo un verso acuto da uccello rapace, lanciava uno spauracchio per spaventare quelli di passo che si precipitavano in basso insaccandosi miseramente nelle reti tese tra gli alberi.

Gli uccelli catturati con questa tecnica erano soprattutto tordi, allodole, fanelli, ortolani, ballerine, fringuelli. Gli stormi di uccelli da passo erano attirati da richiami di uccelli esposti in gabbia; inoltre l’uccellatore rinforzava il concerto con zufoli e chioccoli di ogni genere che gli pendevano dal collo.

Nel Canton Ticino la caccia con l’uso del roccolo fu proibita a partire dal 1875.

 

Alle 9:30 riprendiamo il cammino lungo il nuovo sentiero boschivo che ci accompagna fino al confine di stato, sul ponte ligneo ciclopedonale, inaugurato il 29 maggio 2005 dalla Comunità Montana Lario Intelvese, dalla Regione Valle di Muggio e dal Comune di San Fedele d’Intelvi che lo hanno realizzato.

Durante l’attraversamento del ponte, 36,8 m di lunghezza, i listelli di castagno “cantano” come se fosse uno xilofono avente per cassa di risonanza un avvallamento profondo più di 25 metri. Scherziamo sulla possibile rottura degli stessi, che ci causerebbe un bel volo.

L’opera, che ha sostituito il vecchio ponticello che supera il tor­rente 260 m più in basso, non unisce solo i due versanti della valle ma riunisce due comunità che da secoli si spostano da un lato all’altro di un confine voluto dagli stati e non dalle persone.

Fin dal ‘400 molti cittadini di Muggio possedevano in questa valle delle terre utilizzate come alpi, al pari di Scudellate.

 

Siamo ora in Italia, ad Erbonne, frazione di San Fedele Intelvi. Il paesino, che conta 52 case e 12 abitanti, è raggiungibile da Casasco tramite una strada carrabile di 6 km.

Visitiamo il cimitero, il lavatoio pubblico, la fontana e l’ex scuola, edificata nel 1958 e chiusa nel 1969 per mancanza di alunni.

Ci prendiamo il tempo per visitare anche il più piccolo museo del mondo (4 m x 4 m): il Museo della Guardia di Finanza e del Contrabbando. Poiché è di dimensioni ridotte è possibile visionarlo dall’esterno grazie a una vetrata posta di fronte alla porta di ingresso e a tre finestrini laterali.

L’Associazione Nazionale Finanzieri d’Italia Sezione Alceo Salvini di San Fedele Intelvi ha voluto restituire alla Valle Intelvi una testimonianza viva di un suo momento di storia importante, ristrutturando questa “casermetta” della Guardia di Finanza, autorizzata dal Ministero delle Finanze nel 1947 e chiusa nel novembre del 1977 dal Comandante della Brigata di Casasco, Brigadiere Rosa Nicola, attualmente Maresciallo Aiutante Carica Speciale e appartenente a questa Sezione. I finanzieri espletavano il servizio anticontrabbando 24 ore su 24. La struttura, in stato di abbandono sino all’anno 2001, è proprietà demaniale ed è stata trasformata dall’A.N.F.I., in un piccolo Museo della Guardia di Finanza e del Contrabbando contenente, grazie anche alla collaborazione dei contrabbandieri di allora, della Guardia di Confine Svizzera, dei privati, dei finanzieri che qui hanno prestato servizio, i cimeli e gli oggetti che hanno contrassegnato quell’epoca. È stato denominato “Burlanda e sfrüsaduu” in omaggio alla Valle Intelvi, essendo chiamati così, nel dialetto locale, i finanzieri e i contrabbandieri.

 

A Erbonne nel 1944 per volontà del Regime Fascista fu istituita la “Zona Chiusa”, che prevedeva lo sgombero di tutti i paesi e delle case entro i 3 km dal confine italo-svizzero. Buona parte della popolazione svizzera rientrò in patria, i rimanenti furono sfollati e cercarono rifugio dai parenti e nelle cascine tra i monti.

 

Alle 10:00 riprendiamo il cammino verso l’Alpe d’Orimento. Il sentiero segue dapprima il fondovalle, alla sinistra orografica della Breggia. A partire dai 980 m di quota si allontana dal fiume e si addentra nel bosco misto di latifoglie, con un paio di tratti un po’ ripidi che provocano il fiatone ai meno allenati. In meno di un’ora perveniamo alla Baita di Orimento (1275 m), un noto ristoro che da quasi due secoli offre rifugio a contadini, boscaioli, cacciatori ed escursionisti. È una tappa d’obbligo che desidero far conoscere ai ragazzi che accompagno. Ci accomodiamo ad un tavolone della terrazza, dove Loredana ci serve un ottimo formaggino con peperonata calda; leggero pasto che favorisce una rapida reintegrazione di vitamina C e di sali minerali, in particolare di magnesio e potassio, perfetti antidoti contro i crampi.   
 

                                 Ristoro all'Alpe di Orimento (1275 m)

Verso mezzogiorno ci rimettiamo in marcia sul versante meridionale del Monte d’Orimento (1391 m), in direzione delle sorgenti della Breggia. Il paesaggio, di una selvaggia bellezza, è molto suggestivo: lo apprezzo ogni volta che lo visito, indipendentemente dalla stagione. Attualmente gli occhi e le narici sono attratti da una rigogliosa fioritura di maggiociondolo (Laburnum anagyroides), arbusti alti fino a sei metri, con fiori gialli molto profumati. I frutti sono legumi dai numerosi semi neri contenenti citisina (un alcaloide), estremamente velenosi sia per l’uomo sia per i cavalli e per le capre.

Alcuni animali selvatici tuttavia (come lepri e cervi) se ne possono cibare senza problemi, e per questo in alcune regioni è ritenuta una pianta magica.

Il sentiero passa vicino a pozze d’abbeverata (bolle). La loro funzione è immagazzinare acqua nei periodi di piovosità assicurando così le riserve nei periodi di siccità. In questa zona carsica le bolle sono indispensabili per la pratica pastorale. Esse costituiscono, inoltre, anche un ottimo micro-habitat sotto il profilo ecologico.

A 1350 m di quota, in località Barco dei Montoni, osserviamo il punto esatto dove nasce la Breggia, il fiume che percorre la Valle Breggia, la Valle di Muggio e che sfocia nel Lago di Como a Cernobbio.

Da qui via imbocchiamo il sentiero in direzione sud, ai bordi del bosco artificiale di conifere. È il risultato del rimboschimento effettuato negli anni ‘30 e nell’immediato dopoguerra, con l’impiego quasi esclusivo di abete rosso (Picea abies), a cui si è aggiunto successivamente il larice (Larix decidua) e l’abete bianco (Abies alba). A causa dell’elevata densità del rimboschimento risultano numerosi gli abeti morti in piedi, schiantati o con doppio cimale. Nel prossimo futuro i forestali dell’ERSAF intendono gestire questa foresta con tagli e successiva utilizzazione del legname, a cui seguirà un graduale ripristino di formazioni di piante latifoglie autoctone.

Con nostra grande sorpresa, notiamo che i famosi cavalli “Bisbini” hanno trovato riparo in questa foresta. Non ci era mai capitato di vedere dei cavalli liberi in una pecceta di montagna. Sono di razza avelignese e ci sembrano molto socievoli; si lasciano infatti accarezzare senza problemi e annusano insistentemente i nostri zaini.

Dalla località Murelli il sentiero spiana un pochino. Alla destra ci sono numerosi cespugli di ontano verde e di maggiociondolo. A sinistra si estende il pascolo dell’Alpe Pesciò. Siamo a meno di un chilometro dalla famosa Grotta dell’Orso; cavità naturale in cui sono stati trovati resti di orso delle caverne (Ursus spelaeus), di leone delle caverne (Panthera leo spelaea), di lupi, nonché quattro piccole selci (diaspro rosso e bruno rossastro), che testimoniano la frequentazione sia pur saltuariamente persino dell’Uomo di Neandertal, a partire da 60'000 anni fa fino a 40'000 anni fa.

Sono le ore 13 e comincia a piovere; nulla di preoccupante, sarà un piovasco di breve durata, comunque siamo ben equipaggiati: indossiamo la mantellina e continuiamo verso la Cima della Piancaccia (1610 m). Da questa panoramica cima possiamo osservare il Lago di Lugano, la linea costiera e i villaggi che vi si affacciano. Faccio annusare ai ragazzi che accompagno un fiorellino di colore rosso cupo (senza strapparlo ovviamente): uno solo riesce a sentire il profumo di vaniglia. Si tratta infatti dell’orchidea nigritella (Nigritella nigra).

Qui inizia il sentiero che scende a Rovio, passando dalla Cima dei Torrioni (1489 m).

Noi proseguiamo sul cosiddetto “sentiero alto”, che lambisce la bastionata del Baraghetto, fino a raggiungere la cresta sud del Monte Generoso a 1660 m di quota. È l’ultimo sforzo, rimangono 260 m lineari prima di poter godere il fantastico panorama che il Monte Generoso offre agli escursionisti che hanno la fortuna di arrivare in vetta con il bel tempo.

Dopo 3 h e 40 min di cammino perveniamo alla meta stabilita, meritandoci immediatamente un bellissimo panorama di nebbia fitta

Già, ma i giovani devono essere allenati affinché con l’immaginazione e la fantasia possano diventare sempre più creativi e innovativi.

Alle 13:50 lasciamo la vetta e ci abbassiamo fino alla stazione del trenino per scattare una foto al grande cantiere per la costruzione del nuovo ristorante e albergo.

Poco dopo Claudio ci invita a visitare la propria stalla con capre di diverse razze e tre capretti di soli 20 giorni.

Alle 14:30 imbocchiamo il sentiero che comincia ove sorgeva l’Albergo Svizzero costruito dalla famiglia Clericetti attorno al 1870. Scendiamo sulla ripida prateria in direzione dell’Alpe Génor (1277 m), passando dalla sòstra e dalle fantastiche torri di spietramento, dove ripetiamo il rito di ricarica di energia positiva, una litoterapia fatta con pietre grezze, più efficaci dei cristalli. Così come la silvoterapia dona benessere, anche la litoterapia fa bene al corpo e alla mente, basta crederci.

Ai nuvoloni grigi si aggiunge la nebbia: l’ambiente diventa molto severo. La pioggia ci raggiunge quando siamo arrivati ormai alle porte di Roncapiano (975 m). Dopo il rinfresco alla fontana affrontiamo l’ultimo chilometro dell’escursione transfrontaliera sulla comoda strada asfaltata che ci consente di chiudere l’anello a Scudellate, dopo 7 h di cammino.

 

Gita alla scoperta delle ricchezze del Monte Generoso per ragazzi amanti dell’escursionismo, desiderosi di conoscere la natura e la storia del nostro territorio. Arrivederci all’anno prossimo.

 

Tempo di salita: 3 h 40 min

Tempo totale: 7:00 h

Tempi parziali

Scudellate – Roccolo – Erbonne: 45 min

Erbonne – Alpe d’Orimento: 55 min

Alpe d’Orimento – Cima della Piancaccia: 1:30 h

Cima della Piancaccia – Monte Generoso: 30 min

Monte Generoso – Roncapiano: 1 h 10 min

Roncapiano – Scudellate: 30 min

Dislivello in salita: 800 m

Sviluppo complessivo: 13,3 km

Difficoltà: T2

Coordinate Monte Generoso: 722'655 / 87'790

Copertura della rete cellulare: buona.

Partecipanti: Alessandro, Edoardo, Elia, Filippo, Yasmin, Martino, Stefano, Valentina e siso.

Tourengänger: siso
Communities: Hikr in italiano


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Kommentare (4)


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Daniele66 hat gesagt:
Gesendet am 23. Juni 2015 um 21:32
Raccontata e spiegata in modo illustre complimenti...Daniele66

siso hat gesagt: RE:
Gesendet am 23. Juni 2015 um 21:44
Grazie Daniele,
sei un grande conoscitore della zona, sempre attento alle descrizioni e alle osservazioni: fa molto piacere!
Ciao,
siso.

cristi4n hat gesagt:
Gesendet am 24. Juni 2015 um 11:46
Bellissima gita e anche bellissima relazione, molto avvincente ed esaustiva, ricca di particolari ed informazioni interessanti...

siso hat gesagt: RE:
Gesendet am 24. Juni 2015 um 20:23
Grazie cristi4n,
è un vero piacere descrivere i luoghi che si apprezzano molto. Sorge spontaneamente il desiderio di farli conoscere anche ad altri appassionati della montagna.
Ciao,
siso.


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