Alpeggi dimenticati in Val Pobbié - Valgrande


Publiziert von atal , 8. April 2015 um 23:37.

Region: Welt » Italien » Piemont
Tour Datum: 6 April 2015
Wandern Schwierigkeit: T4 - Alpinwandern
Wegpunkte:
Geo-Tags: I 
Zeitbedarf: 8:15
Aufstieg: 1400 m
Abstieg: 1400 m
Strecke:Cappella Fina - Curgei - Varola - Alpe Pobbié - Corte Morgin - Or dal Vin - Varola - Curgei - Cappella Fina
Zufahrt zum Ausgangspunkt:Da Miazzina (VB) si raggiunge il parcheggio della Capella Fina, al termine della strada asfaltata
Unterkunftmöglichkeiten:Curgei, biv. del Gufo
Kartennummer:CNS 285 Domodossola Ed. 2000, IGM Serie M 891 Foglio Monte Zeda Ed. 4

"La necessità di recarsi ai paesini abbandonati, si era trasformata nel desiderio  di raggiungere alpeggi in rovina, non per essere "tra i pochi" o "tra i primi" a visitarli dopo tanto tempo, ma perché soltanto tra le rovine si riconosceva l'esistenza di una particolare condizione che, nei luoghi in cui gli alpeggi sono preservati non c'era, ed apparteneva alla condizione propria di quell'habitat. Anche per quest'aspetto la Val Grande è unica.
Dopo alcune escursioni di quel genere, considerai che se è vero che i ruderi di una gran civiltà estinta affascinano sia gli archeologi che i turisti, assai più d'un alpeggio in rovina, questo succede perché in quest'ultimo la dissoluzione non è ammortizzata dalla fascinazione storica e pertanto prevale il disagio associato al senso di estinzione" (Ivan Guerini - Val Grande, Storia Esplorativa dei Territori Sconosciuti)

Partiamo dal parcheggio della Cappella Fina (Miazzina) e ci incamminiamo lungo il frequentato sentiero per Curgei e il Pian Cavallone. Sono in compagnia di Ferruccio, l'ideatore di questo giro tra alpeggi abbandonati e sentieri in disuso.
 
Raggiunta la dorsale che precede il Pian Cavallone (nei pressi della quota 1410 m), iniziamo a scendere verso sinistra seguendo le indicazioni per Curgei. Proseguiamo lungo il sentiero per Cicogna, in ripida discesa su neve gelata. Finito il tratto innevato (siamo a circa 1200 m), raggiungiamo in breve il piccolo alpeggio di Varolino e quindi Varola, dove si apre l'anello, che percorreremo in senso orario, in modo da iniziare con il tratto potenzialmente più impegnativo: la calata senza sentiero fino sul fondo della Val Pobbiè (o di Casàasutt), alla ricerca del guado (dove pare che una volta ci fosse un ponte di legno...) e la risalita all'Alpe Pobbiè. Lasciata - per così dire - ogni certezza (qui non ci sono nè tagli, nè ometti) scendiamo nel bosco poggiando a destra, in modo da andare "incontro" alla dorsale dell'Alpe Pobbiè, nel punto in cui questa precipita sul torrente.
 
Mano a mano che si scende la pendenza aumenta ma non si incontrano veri e propri salti. Giunti sul fondo, a valle di una cascata, guadiamo e risaliamo il versante opposto seguendo una traccia che sale in diagonale verso destra su una specie di cengia. Ad un certo punto la traccia cambia direzione e in breve porta sopra i salti di roccia che incombono sul torrente. Da qui in avanti la risalita della dorsale non presenta difficoltà e si giunge in breve all'Alpe Pobbiè (poco più di 1 ora da Varola), grande alpeggio completamente imboscato, noto per la presenza di un affresco che rappresenta la Madonna di Re.
Traversiamo nel bosco verso destra (Est) mantenendoci alla stessa quota di Pobbiè, sulle tracce di un vecchio sentiero, segnato sulle carte (CNS, IGM) ma ormai in disuso. Anche qui, non c'è segnaletica ma presto si incontrano i resti di muri di sostegno e qualche gradino, a testimonianza dell'importanza passata del percorso, verosimilmente una mulattiera, o meglio una stra di vacch, adatta al transito delle bovine.
Si passa da un piccolo alpeggio (quotato 933 m ma non nominato sulle carte) e, dopo aver superato il canale che scende dalla Cugnacorta a Est della Soliva, il sentiero si porta quasi a livello del rio Pobbiè in un punto alla confluenza di più torrenti. Qui la traccia si perde tra i tronchi abbattuti dalle valanghe. Presto però si ritrova il sentiero che sale a sinistra e in breve arriva a Corte Morgin (993 m, circa 45' da Pobbiè). In alternativa si può risalire direttamente un canalino nel bosco sulla sinistra, subito prima di iniziare ad attraversare le piante cadute.
 
Dall'alpeggio si sale poggiando a dx (senza traccia) e si arriva in pochi minuti ad un altro nucleo di ruderi, non visibile dal primo; dal rudere superiore di questo secondo nucleo (si tratta di un baitello isolato con il tetto ancora in piedi) una traccia traversa a dx e, superato un canale, conduce a Or dal Vin (1082 m, quotato ma non nominato sulle carte, circa 10' da Corte Morgin), situato su un bel poggio panoramico.
Per chiudere il giro siamo ritornati a Corte Morgin e quindi alla confluenza dei torrenti, dove abbiamo guadato il Rio Pobbiè (978 m). Risalito un ripido pendio, abbiamo "agganciato" il sentiero che traversa a mezzacosta la sx idrografica della Val Pobbiè (resti di un muretto di sostegno). Sembra che questo sia l'unico modo per portarsi sul sentiero perché il versante che lo sosteneva da qui al guado è franato. All'inizio si presenta subito un bivio, non particolarmente evidente: la traccia in salita porta verso Fontane Gemelle; noi seguiamo la traccia che rimane più in basso (i sentieri appaiono entrambi sulla cartografia consultata). Questo percorso è meno evidente di quello tra l'Alpe Pobbié e Corte Morgin ma, a differenza del primo, è segnalato da (rari) bollini rossi sui tronchi. Superati diversi canali laterali si giunge al prato di Varola (circa 50' dal guado nei pressi di Corte Morgin), dove l'anello si chiude. Segnalo che, volendo percorrere questo sentiero in senso inverso, da Varola non è affatto chiaro dove sia l'inizio, perché il confine tra prato e bosco è quasi sbarrato da una fastidiosa boscaglia di giovani faggi.
 
Da Varola siamo ritornati alla Cappella Fina seguendo il percorso fatto all'andata. Giro molto bello, ma non consigliabile con la vegetazione in pieno rigoglio, nè con neve a bassa quota.

Le code affrontate per tornare a casa ci ricordano però che la Valgrande è bella ma la fuga dalla civiltà è illusoria. E il paradosso di Zenone, adattato al tempo dei semafori: dato un segmento che unisce due punti, con in mezzo un semaforo, se anche nel secondo segmento c'è un semaforo e anche nel terzo e così via, ad infinitum, in quanto tempo arrivate a casa? Teoricamente mai, soprattutto se è il giorno di Pasquetta ed è una splendida giornata...
 

Tourengänger: atal


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Kommentare (2)


Kommentar hinzufügen

danicomo hat gesagt:
Gesendet am 9. April 2015 um 11:10
Bella la premessa di Guerini...
e bravo tu a ripercorrere e documentare.
Daniele

atal hat gesagt: RE:
Gesendet am 9. April 2015 um 12:55
Grazie Daniele, è un libro che ho letto circa un anno fa e la vista di Varola me lo ha fatto ricordare. Tra i tanti libri sulla Valgrande, è quello in cui ho trovato la capacità di esprimere l'unicità dei luoghi e di spiegare perché qualcuno, come il sottoscritto, continui a ritornarci...
Andrea


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