Periplo Cavagnolo / Grandinagia con due discese da mille e una notte – SKT
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Uno skitour davvero completo: sviluppo non eccessivo, dislivello non eccessivo ma con una varietà di panorami eccelsa, e con l’aggiunta di due discese che definire ripide ma al contempo anche meravigliose è dir poco (naturalmente tutto commisurato alle mie limitate capacità, s’intende…). Se vogliamo, è mancata la ciliegina sulla torta, ma quando la torta è così buona, si può fare a meno della ciliegina, no? Inoltre, una grave sottovalutazione delle difficoltà dell’arrampicata da parte della guida del Gabuzzi ha contribuito all’assenza di ciliegina, anche se metà l’ho pur sempre assaggiata.
Tornato a casa e andando a controllare la valutazione espressa dal Brenna, si chiariva tutto: il Gabuzzi è stato “stretto”. Molto stretto.
Ma andiamo con ordine: di questi argomenti ne parlerò al momento opportuno.
Salgo da All’Acqua fino alla Bocchetta del Poncione Val Piana. Evito la cima perché il giro sarà lungo e, poi, voglio mantenere intatto il ricordo della prima salita con gli sci militari dell’esercito svizzero che pesavano il triplo di quelli attuali.
Scendo verso il Ghiacciaio di Valleggia senza spellare (ormai, se non è troppo ripido, ghiacciato – e di lunga percorrenza - so come fare: senza stile, ma vuoi mettere spellare e ripellare nel giro di 5 minuti?). Perdo solo un’ottantina di metri e risistemato l’attacco in posizione “up” comincio la gradevole risalita sul Ghiacciaio di Valleggia già ben riscaldato dal sole. Senza nessuna difficoltà (sulla guida si dice di prestare attenzione alla soglia dei 2700 m “dove l’inclinazione si fa più ripida, 32° -34°”, ma non c’è nulla di ripido) raggiungo il Passo Valleggia Occidentale e prima di tutto lancio un’occhiata sull’altro versante per stabilire la fattibilità della discesa e conseguente risalita al Passo Grandinagia. Boh, è tutto all’ombra e molto ripido, ci penserò dopo.
Tolgo gli sci e mi accingo a tentare la salita sulla cresta S del Poncione Cavagnolo. Inizialmente innevato, il canalino permette una veloce salita. Quando la neve termina, cominciano i problemi. Gli appigli ci sono, ma sono evanescenti: appena si tocca la roccia, si disintegra in mano. Salgo comunque fino all’uscita del canalino. Poi vedo sulla sinistra (forse) delle pietre messe a mo’ di segnavia, ma da quella parte è davvero verticale, non molto adatto da fare con gli scarponi da sci. Si potrebbe continuare a destra (e infatti, per un breve tratto, continuo), ma, un po’ perché gli scarponi non sono il massimo per arrampicare, un po’ perché è tutto così franoso e un po’ perché oltre questo passaggio potrebbero essercene altri simili o più difficili, decido di rimandare il Cavagnolo a tempi più “secchi” e a calzature più idonee. In realtà, se ci fosse stata più neve sarebbe stato meglio, ma pare che quel versante non la trattenga (troppo ripido ed assolato).
Torno in bocchetta e dopo aver meditato sulla mia idoneità ad affrontare questo tipo di discesa, decido infine per il sì. Si vede già che tutto il primo tratto, ghiacciato e all’ombra, non sarà uno zuccherino. Più tardi, a casa, spulciando sul Gabuzzi trovo citata questa discesa nell’itinerario 524b (Pizzo Cavagnöö, “Dalla Capanna Cristallina attraverso 4 passi”) con l’appellativo “un ripido muro (38°-40°)”. Infatti viene valutato “D-“. Senza la guida in tasca, però, non ne sono a conoscenza e, quindi, vado. C’è da dire che finora, per tutte le discese più impegnative che ho effettuato, ho sempre avuto la fortuna di trovare pendii soleggiati. Così duro e ghiacciato è la prima volta, ma tant’è, c’è sempre una prima volta. Rocce non se ne vedono, al massimo scivolerò per tutto il canale.
Prima di proseguire veniamo però a due precisazioni tecniche:
- Riguardo al Passo Valleggia Occidentale, il Brenna riporta come quota 2770 circa. Il Gabuzzi, nella sua guida scialpinistica del Cas, lo quota 2790. Qualche utente di Hikr (prima di me) addirittura 2795. Un’attenta lettura della CNS - ingrandita al massimo sul sito map.geo.admin.ch - permette di ristabilire la corretta misurazione: 2770 metri. Mi sono quindi permesso di riquotare il waypoint di Hikr.
- Il Poncione Cavagnolo: il Brenna dopo averlo valutato “PD+” (difficoltà alpinistica, non sciistica), dice: “Dal Passo Valleggia Occidentale (2770 m circa, senza nome né quota sulla CN) si aggira a sinistra la costola che dalla vetta del Poncione Cavagnolo si protende fino al Passo. Appare una venatura rocciosa oscura nel versante S, che forma un canalino. Si risale questo canale fino a metà altezza, per poi deviare verso destra e raggiungere, su rocce instabili, la costola citata inizialmente. Su pessima roccia che si sbriciola, si sale in breve da questa alla vetta.” Il Gabuzzi sostiene invece: “Dalla sella, per roccette friabili, si può risalire con una facile arrampicata ben esposta al sole, la cresta sud-est che porta in vetta”.
È ben visibile la forbice tra l’uno e l’altro. Comunque, tirèm innanz, che la gita è ancora lunga.
Come detto scendo nel canale in direzione della Bocchetta Cavagnolo (bocchetta che rimane comunque più in alto del punto di minima della conca dalla quale poi risalirò). Un po’ scivolando, un po’ saltando (tento alcuni salti e “riescono”, meglio così…) e poi, più giù, finalmente piazzando qualche curva, esco dal tratto iniziale – più ripido – ed arrivo dove batte il sole, dove posso finalmente rilassarmi, e sciare.
Raggiunto il punto di minima, ripello e, anche qui, senza nessuna difficoltà, guadagno il Passo Grandinagia.
Come prima, il versante opposto si presenta ripido, ma almeno il sole lo sta già riscaldando. Spello per l’ultima volta e mi lancio nella discesa. Il Gabuzzi qui parla di AD+ (“41° al Passo Grandinagia Nord”, e qui, a pochi metri di distanza, se non è 41°, poco ci manca). La neve è comunque dura, quindi devo fare attenzione e “tenere” il più possibile. Superata anche qui la zona ostica, mi godo la discesa, incontrando a più riprese anche della bella polvere.
Decido di restare sempre vicino alle rocce che scendono dal Pizzo Grandinagia, per poter visionare eventuali vie di salita che potranno tornare utili in futuro.
Nei pressi di Corte Val d’Olgia mi concedo una breve pausa durante la quale reintegro i liquidi persi. Poi non rimane altro che la notissima discesa fino ad All’Acqua, su neve sempre abbastanza buona. Bellissimo giro, nella più classica cornice Bedrettese. Un bijou!

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