Monte Generoso (1701 m)
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laura Il meteo per il fine settimana è di quelli terribili, neanche da prendere in considerazione l'idea di una gita e così, dopo un sabato casalingo vado a dormire convinta di passare la domenica a mangiare e a parlare del più e del meno a casa di amici.
Stamattina, però ci sono cambiamenti di programma e, la domenica "attorno al tavolo", si trasforma in una giornata del tipo" facciamo due passi da qualche parte...tanto per muoverci un po'"
Son le dieci, piove e non sono previsti miglioramenti...dove andare? Il Generoso è la soluzione ideale, così caricata la macchina(sci, scarponi e ciaspole) ci avviamo...
Poco prima del confine uno spiraglio tra le nuvole lascia intravedere la cima...c'è neve, quindi andiamo a Roncapiano, dove parcheggiata l'auto, ci prepariamo sotto ad una fitta nevicata.
Sono convinta che troveremo neve sciabile, così parto in assetto da skialper.
Poco prima dell' Alpe Nadigh, la mia convinzione trova conferma e, calzati gli sci, inizio a scivolare su un sottile strato di neve fresca, adagiato sopra alla vecchia neve trasformata.
A mano a mano che prendiamo quota il vento, che soffiava moderato, si fa più forte e nei pressi della cresta ci troviamo in una vera e propria bufera di neve....raffiche fortissime ci costringono a fermarci più volte, ma una volta arrivati alla stazione di rilevamento dati (pluviometro?), il vento si placa leggermente e, senza indugi, raggiungiamo la vetta.
Purtroppo non si vede nulla e scendiamo subito, preparandoci a riaffrontare la bufera, ma si sa, in discesa si è più veloci, ed in pochi minuti siamo fuori dalle tribolazioni.
Nonostante la nebbia ed il vento, non mancano i punti di riferimento, l'erba che affiora qua e là sembra disegnare una pista, così riesco a farmi una simpatica sciata fino all' Alpe, dove tolti sci e ciaspole, non ci resta che scendere di buon passo per arrivare all'auto e gustarci il meritato panino.
ps. oggi niente foto...la macchina fotografica è rimasta nello zaino...quelle postate sono di repertorio
marco Narrano che il Monte Generoso sia la montagna più panoramica del Cantone Ticino. Dalla sua vetta si dovrebbe godere di un paesaggio incantevole sulla regione dei Laghi (di Lugano, di Como, di Varese e Maggiore), sulla città di Lugano, sulla pianura Padana e su di un ampio tratto delle Alpi, dal Gran Paradiso
al Monte Rosa, dal Cervino alla Jungfrau, et multa alia similia.
Narrano, perché oggi, dalla sua vetta sono riuscito solo a vedere la giacca arancione di Laura, a non più di un metro da me, e anche questa a malapena. Oltre, soltanto il bianco opalescente della tempesta. Fatto di nuvole, nebbia e neve ghiacciata che turbinava ovunque, scaricata dal cielo o sollevata e scagliata da un vento formidabile con la micidiale precisione di mille aghi che sembravano cercare proprio la tua pelle, le tue mani, i tuoi occhi. E che, implacabili, li trovavano sempre, a colpo sicuro.
Narrano che quando fu fatto invito a un grande poeta di inizio '900, dal carattere evidentemente impossibile, di alzare gli occhi al cielo per osservare il primo volo di un aereo sopra Parigi, lui, senza minimamente scomporsi, abbia risposto "posso immaginarlo!".
Questo ricordo mi consola, vorrà dire che anch'io dovrò ricorrere all'immaginazione per apprezzare la visione di tutto ciò che una bufera simil-himalayana, dalla cresta (tale mi pare che quella fosse) fino ai 1704 metri della vetta, mi ha completamente negato.
Si, ma si sapeva che le previsioni davano brutto tempo, forse non ci si poteva aspettare fino a tal punto, ma certamente brutto si. E allora perché andarci?
Rispondo con un altro ricordo, quello di un alpinista del passato, del cosiddetto periodo eroico. Era solito dire: "oggi c'è il sole, che bello, si va in montagna!" oppure: "oggi piove, che bello, si va in montagna!". Una volta era rimasto bloccato dal maltempo, due giorni da solo in un rifugio. Quando gli avevano chiesto cosa avesse fatto durante tutto quel tempo, aveva sorriso e aveva risposto che niente, aveva ascoltato la musica del vento che fischiava contro i tiranti d'acciaio. Aveva così ascoltato Schumann, Wagner, Brahms.
In fondo, cos'è la montagna senza questa freschezza continua nel cuore, di speranze, di progetti, come se la vita dovesse sempre cominciare ogni giorno. Anche se danno brutto tempo.
Dovremmo tutti ripartire da qui, da questo sentire, che la montagna declina sempre meravigliosamente,
forse perché è un tramite privilegiato tra la vita quotidiana e la regione del mito.
Purché la fuga, nella sua direzione, sia sempre lucidissima e consapevole, purché l'ingresso nel territorio del sogno e della fantasia ci aiuti, prima a scrutare le soglie del mistero che ci comprende tutti, e poi a tornare migliori.
Perché è chiaro che deve sempre seguire il ritorno: dopo l'apparente materializzazione di un sogno che svanisce non appena viene toccato, non appena cessa l'attesa delle altezze, delle prospettive irreali e delle promesse di infinito, bisogna saper poi tornare a casa, alla nostra realtà.
Dunque, grazie a te Laura, per avermi condotto, con grande abilità e sicurezza, in entrambe le direzioni!
Stamattina, però ci sono cambiamenti di programma e, la domenica "attorno al tavolo", si trasforma in una giornata del tipo" facciamo due passi da qualche parte...tanto per muoverci un po'"
Son le dieci, piove e non sono previsti miglioramenti...dove andare? Il Generoso è la soluzione ideale, così caricata la macchina(sci, scarponi e ciaspole) ci avviamo...
Poco prima del confine uno spiraglio tra le nuvole lascia intravedere la cima...c'è neve, quindi andiamo a Roncapiano, dove parcheggiata l'auto, ci prepariamo sotto ad una fitta nevicata.
Sono convinta che troveremo neve sciabile, così parto in assetto da skialper.
Poco prima dell' Alpe Nadigh, la mia convinzione trova conferma e, calzati gli sci, inizio a scivolare su un sottile strato di neve fresca, adagiato sopra alla vecchia neve trasformata.
A mano a mano che prendiamo quota il vento, che soffiava moderato, si fa più forte e nei pressi della cresta ci troviamo in una vera e propria bufera di neve....raffiche fortissime ci costringono a fermarci più volte, ma una volta arrivati alla stazione di rilevamento dati (pluviometro?), il vento si placa leggermente e, senza indugi, raggiungiamo la vetta.
Purtroppo non si vede nulla e scendiamo subito, preparandoci a riaffrontare la bufera, ma si sa, in discesa si è più veloci, ed in pochi minuti siamo fuori dalle tribolazioni.
Nonostante la nebbia ed il vento, non mancano i punti di riferimento, l'erba che affiora qua e là sembra disegnare una pista, così riesco a farmi una simpatica sciata fino all' Alpe, dove tolti sci e ciaspole, non ci resta che scendere di buon passo per arrivare all'auto e gustarci il meritato panino.
ps. oggi niente foto...la macchina fotografica è rimasta nello zaino...quelle postate sono di repertorio
marco Narrano che il Monte Generoso sia la montagna più panoramica del Cantone Ticino. Dalla sua vetta si dovrebbe godere di un paesaggio incantevole sulla regione dei Laghi (di Lugano, di Como, di Varese e Maggiore), sulla città di Lugano, sulla pianura Padana e su di un ampio tratto delle Alpi, dal Gran Paradiso
al Monte Rosa, dal Cervino alla Jungfrau, et multa alia similia.
Narrano, perché oggi, dalla sua vetta sono riuscito solo a vedere la giacca arancione di Laura, a non più di un metro da me, e anche questa a malapena. Oltre, soltanto il bianco opalescente della tempesta. Fatto di nuvole, nebbia e neve ghiacciata che turbinava ovunque, scaricata dal cielo o sollevata e scagliata da un vento formidabile con la micidiale precisione di mille aghi che sembravano cercare proprio la tua pelle, le tue mani, i tuoi occhi. E che, implacabili, li trovavano sempre, a colpo sicuro.
Narrano che quando fu fatto invito a un grande poeta di inizio '900, dal carattere evidentemente impossibile, di alzare gli occhi al cielo per osservare il primo volo di un aereo sopra Parigi, lui, senza minimamente scomporsi, abbia risposto "posso immaginarlo!".
Questo ricordo mi consola, vorrà dire che anch'io dovrò ricorrere all'immaginazione per apprezzare la visione di tutto ciò che una bufera simil-himalayana, dalla cresta (tale mi pare che quella fosse) fino ai 1704 metri della vetta, mi ha completamente negato.
Si, ma si sapeva che le previsioni davano brutto tempo, forse non ci si poteva aspettare fino a tal punto, ma certamente brutto si. E allora perché andarci?
Rispondo con un altro ricordo, quello di un alpinista del passato, del cosiddetto periodo eroico. Era solito dire: "oggi c'è il sole, che bello, si va in montagna!" oppure: "oggi piove, che bello, si va in montagna!". Una volta era rimasto bloccato dal maltempo, due giorni da solo in un rifugio. Quando gli avevano chiesto cosa avesse fatto durante tutto quel tempo, aveva sorriso e aveva risposto che niente, aveva ascoltato la musica del vento che fischiava contro i tiranti d'acciaio. Aveva così ascoltato Schumann, Wagner, Brahms.
In fondo, cos'è la montagna senza questa freschezza continua nel cuore, di speranze, di progetti, come se la vita dovesse sempre cominciare ogni giorno. Anche se danno brutto tempo.
Dovremmo tutti ripartire da qui, da questo sentire, che la montagna declina sempre meravigliosamente,
forse perché è un tramite privilegiato tra la vita quotidiana e la regione del mito.
Purché la fuga, nella sua direzione, sia sempre lucidissima e consapevole, purché l'ingresso nel territorio del sogno e della fantasia ci aiuti, prima a scrutare le soglie del mistero che ci comprende tutti, e poi a tornare migliori.
Perché è chiaro che deve sempre seguire il ritorno: dopo l'apparente materializzazione di un sogno che svanisce non appena viene toccato, non appena cessa l'attesa delle altezze, delle prospettive irreali e delle promesse di infinito, bisogna saper poi tornare a casa, alla nostra realtà.
Dunque, grazie a te Laura, per avermi condotto, con grande abilità e sicurezza, in entrambe le direzioni!
Tourengänger:
Laura.
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