Trio Valcuvia: Sasso del Ferro (1062); Pizzoni di Laveno (1018); La Teggia (1103)


Publiziert von rochi , 27. Dezember 2011 um 21:22.

Region: Welt » Italien » Lombardei
Tour Datum:27 Dezember 2011
Wandern Schwierigkeit: T2 - Bergwandern
Wegpunkte:
Geo-Tags: I 
Zeitbedarf: 4:30
Aufstieg: 883 m
Abstieg: 883 m
Strecke:Località Puzitt, sentiero per il Sasso del Ferro, Sasso del Ferro, Poggio Sant'Elasa, Casere, Pizzoni di Laveno, cresta, Monte LaTeggia, Passo Cuvignone, Vararo, Località Puzitt
Zufahrt zum Ausgangspunkt:Dalla A8, direzione Laveno: A Cittiglio, svoltare a dx per Cuvignone e parcheggiare dopo 2 km di tornanti in località Puzitt.
Zufahrt zum Ankunftspunkt:Anello
Unterkunftmöglichkeiten:Laveno, Cittiglio.

La Valcuvia è un profondo solco che parte da Nord di Varese e si estende verso Ovest sino al Lago Maggiore, all'altezza di Laveno. Quando si entra in Valcuvia e si comincia a salirne i pendii, si entra in un mondo "altro", incredibilmente vicino all'iperindustrializzata area sud della provincia ma profondamente diverso: un mondo rurale, spesso drammaticamente selvaggio dove sopravvivono agricoltura e pastorizia senza troppe innovazioni. Eppure le capre, principale risorsa animale del territorio sono oggi oggetto di interesse di una crescente truppa di allevatori, spesso giovani e intraprendenti. 
Le montagne della Valcuvia sono ricoperte, sino in vetta, da boschi, spesso fittissimi, pronti tuttavia ad aprirsi sulle creste per esibire panorami aggrovigliastomaco. Credo che le viste dai monti Valcuviani, specie quelle verso Ovest, rappresentino il meglio in fatto di panorami (peraltro numerosissimi) che la provincia di Varese possa offrire. 
Le vette delle Valcuvia non superano mai i 1200 metri, non ci sono pareti verticali e l'innevamento in quota è assai raro anche in inverno, in particolare in questi ultimi anni di mutamento climatico. Eppure, non sono montagne banali. I versanti sono scoscesi, spesso sdrucciolevoli, le creste affilate ed esposte, le numerose foglie secche sostituiscono degnamente, in quanto a scivolosità, il ghiaccio, presente solo nel cuore dell'inverno (e quando c'è, nascosto sotto centimetri di foglie secche, son dolori).
Questa mattina entremets tra le feste, illuminata da uno splendido sole, accarezzata da brezza presente ma non fastidiosa, intiepidita da un sole tardo primaverile, è la mattina ideale per un bel giro in Valcuvia. Con l'auto raggiungo Cittiglio e al semaforo in centro, volto a destra in direzione Vararo/Cuvignone. I cartelli danno strada chiusa ma non ci bado e proseguo per tornanti sino alla località Puzitt, dove lascio l'auto in un largo spiazzo a fianco del bosco. Torno a piedi sulla carrabile e la percorro in salita per circa 2 km. Chi non ama le strade asfaltate può risparmiare circa 1 km e tentare di lasciare l'auto su qualche piazzola a bordo strada, a proprio rischio e pericolo. Dopo dunque un paio di chilometri, sulla sinistra, un segnavia indica il sentiero che prima attraversa un torrente, poi s'addentra nel bosco a mezza costa e quindi comincia a salire per tornanti. Provo a esagerare e taglio dritto per dritto i tornanti puntando all'evidente vetta. Mi devo servire di un bastone improvvisato perchè le pendenze sono elevate e il fondo di ghiaietto assai scivoloso, almeno per le mie leggerissime pedule.
In breve, comunque, guadagno quella che sembrava una vetta e invece si tratta di un crestino che in breve si fa larghissimo a divenire un'altopiano che va percorso tutto verso Nord, agevolati da numerosi bolli bianco rossi. Al termine dell'altopiano, ricomincio a salire, prima dolcemente, poi con pendenze più decise. La sommità sembra sempre lì, a due altezze d'albero, eppure non arriva mai. Poi però, arriva. Tiro il fiato, guardo il cartello: sono sul Sasso del Ferro (q1062). Di sotto, s'estende la Valcuvia e il Lago Maggiore Meridionale, ancora avvolto da qualche bruma, come se non fosse del tutto desto. Di sopra, i giganti delle Alpi, sono invece già belli svegli e svettano presuntuosi e insolenti, a portata di bacio.
Chiudo gli occhi, li riapro, guardo ancora il lago incantato, cerco un pensiero romantico, eccolo:
"Caro lago mio, i Fiordi Norvegesi, a noi, ci fanno una pippa!".
Mi abbasso ora verso il Poggio Sant'Elsa, stazione di arrivo della bidonvia che sale da Laveno, per pista evidentissima e da qui, sempre per tratturo molto largo, scendo sino al bivio decidendo di procedere a destra verso Casere, amena località alle pendici orientali del Sasso. Conosco questo villaggio e conosco un allevamento di capre qui presente (con agriturismo familiare annesso) dove si fa, a mio dire, il formaggio più buono del mondo. Dov'è, come ci sia arriva? Cercate, non è difficile.
Proprio in paese, prendo a sinistra in direzione dei Pizzoni di Laveno (segnavia). Dapprima costeggio a monte l'abitato, poi esco su asfalto per qualche centinaio di metri, dunque a sinistra mi immetto di nuovo nei boschi e salgo, preferendo scomode scorciatoie ad agevoli e segnalati sentieri. Giunto in cresta, procedo verso Ovest e mi inerpico verso i Pizzoni con la croce di vetta ben in evidenza. Qui la strada è in forte salita, a tratti un po' esposta, ma mai pericolosa.Metto giù, ogni tanto, le mani giusto per sentirmi scalatore e andare più veloce, ma di pericoli non ce ne sono, a patto di non girarsi a guardare il panorama che mano a mano si fa spaventoso e rischia di girare la testa.
In cima, alla croce, è necessario sedercisi sotto e guardare il lago finalmente sveglio e solcato dai natanti, contemplando questa meraviglia che la mia terra mi regala. La catena dei grandi 4000 è tutta lì e provo a riconoscere le varie vette. di sicuro mi è familiare la SignalKuppe, raggiunta la scorsa estate.
Procedo di nuovo verso occidente: il sentiero si mantiene fedelmente sull'affilata cresta con continui saliscendi. Nella fase "scendi", le foglie secche mi danno qualche problema: un scivolone da queste parti è come un salto senza elastico.
Ancora un'erta ed eccomi in cima al monte LaTeggia, terza ed ultima vetta di questo bel giro ad anello che proseguo abbassandomi sino alla strada del passo Cuvignone al suo apice. Questa strada si attraversa e poco più sotto si rientra su sentiero che prima per bosco e poi in un bel vallone, scende sino all'abitato di Vararo, adiacente a Casere. 
Ora è necessario camminare su asfalto in solitaria discesa per circa 4 chilometri sino a recuperare l'auto lasciata quattro ore e mezza prima.
Km totali: 16 con sforzo equivalente di circa 24.
I dislivelli tengono conto dei numerosi saliscendi.

Tourengänger: rochi
Communities: Hikr in italiano


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