Un sabato inondato di sole per l'escursione Cai.
Lasciato l'abitato di Poira imbocchiamo un sentiero alternativo a quello principale, che attraversa il bosco di conifere irto e ombroso, e inerpicandosi sbuca su un ridente pianoro verde Irlanda, presso le baite di Pra Sücc (1647 m).
Qui un indigeno abbronzato intorno alla sessantina in cerca di spinaci selvatici, vedendo da dove siamo arrivati mette in dubbio il nostro senso dell'orientamento.
In compenso ci rassicura sarcastico: "in un'ora anche un uomo della mia età arriva comodo al bivacco".
Proseguiamo in direzione Nord, oltre il torrente della valle soprastante si arriva al terrazzo erboso dell'Alpe Visogno (2003 m), un meraviglioso anfiteatro naturale ammantato di neve a chiazze di leopardo.
L'aria profuma di montagna, la segnaletica è ormai inesistente.
A questo punto il nostro gruppo è sgranato come le perle di una collana rotta sparse sul pavimento.
Il mio piccolo plotone conta tre umani dall'aria smarrita.
Destra o a sinistra?
Mentre un girotondo di punti di domanda orbita sopra le nostre teste, dalla cima alla nostra destra qualcuno si sbraccia per indicarci la via, o meglio quella che crediamo sia tale!
Raduniamo le forze residue e ci dirigiamo sicuri nella direzione indicata dal nostro uomo/gps, come Ulisse andrebbe incontro palpitante alle sirene.
La salita tira parecchio, ormai mancano pochi metri alla sommità.
Sento il fiato corto e le gocce di sudore che mi rigano il volto.
Improvvisa e inequivocabile come una pugalata arriva una voce, dal basso, sono i nostri compagni :
"ehi...scendete...il bivacco è dall'altra parte..." sic!
Empty fuel.
Le nostre energie finiscono sulla cima senza nome dopo quattro ore di salita che hanno i tratti di una sfida
freestyle, la partenza è stabilita ma non l'arrivo.
Oggi il treno sferragliante della mia sorte è pilotato dalla regina di picche, pazienza la montagna dà sempre soddisfazione a prescindere dal punto di arrivo.
Tre dei nostri, Paolo Alberto e Daniele hanno nel frattempo conquistato il bivacco, la neve alta oltre un certo livello li ha costretti ad arrampicare un tratto roccioso per arrivare alla meta.
Il resto del gruppo viste le difficoltà oggettive del terreno è sceso all'alpe Visogno.
Solo altri due coraggiosi, Moreno e Lumi sono arrivati al Bottani in condizioni che potrebbero trovare posto in un pagina di Rigoni Stern, stremati come fanti italiani nelle steppe della campagna di russia, fradici ma incrollabili...Davai, davai, davai !
Per cancellare completamente il retrogusto amaro dal mancato obiettivo ci è voluto un'antico rimedio a base di di burro, noci e fichi secchi.
Sulla strada del ritorno ho acquistato un'ottima bisciola valtellinese.
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