Sulle creste della Valle Elvo con Brich Paglie, Colma di Mombarone e quasi Punta Tre Vescovi.
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Giunto a Bossola, poco oltre il Santuario di Graglia, sono decisamente stufo di guidare; un comodo e libero parcheggio mi induce dunque a lasciare l'auto. Poco oltre mi infilo sul sentiero B11 che si collegherà poi con il B7, destinazione Colma di Mombarone, la montagna simbolo della valle Elvo, prealpi Biellesi.
Salgo nel bosco, sono le 7.00 del mattino, caldo e umidità sono asfissianti, le oltre quattro ore di marcia dichiarate dal segnavia non incoraggiano.
Fuori dal bosco, salgo una costa con erba alta e pendenza sostenuta per uscire su pascoli alti dove risiede l'alpe Ambunero di sotto.
Sotto un sole cocente, la salita all'alpe Amburnero di sopra è un vero supplizio e quando vi giungo mi fermo a far scorta d'acqua, su questo percorso non vi saranno altre possibilità di approvvigionamento: ho una mezza sensazione che oggi berrò molto!
Il segnavia non lascia spazio alla fantasia, per raggiungere la cresta e il Brich Paglie bisogna continuare a salire pratoni ripidissimi e pertanto mi determino e procedo al passo del prete, per non morire su questa montagna.
Ormai in vista dell'edificio sommitale del Brich, il sentiero aggira un'elevazione su terreno accidentato, arriva ad una bocchetta dove attacco la cresta, sì larga e senza pericoli ma davvero in piedi.
Le nuvole che solitamente salgono dalla pianura su questi monti oggi non mancano certo. Appoggiato all'omone di vetta del Brich mi godo un'effimera frescura avvolto nell'umidità.
Procedo ora sul tratto forse più bello del percorso. Dolci saliscendi percorrono una lunga cresta verso il Mombarone, il sentiero è morbido, viaggio veloce sino al primo mostro che le nebbie avevano in precedenza celato. Stretti tornanti risalgono questo mostro al quale ne segue un altro che è in sostanza la cresta finale verso la Colma.
Forse per la stanchezza o per la mia usuale distrazione, manco la deviazione che taglia questo pendio a mezza costa e mi infilo sull'accidentato. Questo tratto è ripido e in alcuni tratti esposto: occorre arrampicare e disarrampicare con passi di I numerosi gendarmi. Solo per questa ragione valuto la salita T3.
La faccenda è a modo suo divertente e quando ne esco il Rifugio della Colma è prossimo.
Tralascio la sosta all'amena casupola e proseguo in salita a superare gli ultimi cinquanta metri di dislivello che mi separano dalla vetta dove troneggia un'immensa statua del Redentore dall'anno 1900.
Anche in cima, fatte salve le foto di rito, non mi fermo. La vicina Punta dei Tre Vescovi mi induce al proseguio.
Il sentiero scende tra sassi abbastanza deciso e nel momento in cui ricomincia a salire, Rochi si accorge di aver finito la benzina. Forse venti minuti di percorrenza mi separano dalla meta, tuttavia senza alcun rimpianto faccio dietro front, torno alla Colma e quindi al Rifugio a ricaricare le batterie in vista della lunga discesa che intendo variare rispetto alla salita, ove possibile.
Intanto, prendo il comodo sentiero che taglia a mezza costa la cresta finale e mentre lo percorro ho visioni impressionanti sul filo camminato poco prima. Poi sino all'alpe Amburnero di Sopra il tragitto è lo stesso che transita dal Brich Paglie, regalando quando le nebbie lo concedono, ottimi sguardi sui pascoli e sulla pianura.
All'alpe decido di tornare per il Colle San Carlo e mi infilo su un sentiero da subito infingardo transitando esso su erba alta. Una diagonale ascendente mi fa smadonnare per cento inaspettati e indesiderati metri di dislivello positivo sino all'Alpe Paglietti di Sopra. Dall'alpe, comincio una discesa su sentiero stretto, ripido e malconcio; è tornato il sole, mi sento in via di liquefazione.
L'interminabile pendio mi porta al rifugio Pianetti dove incontro una larga sterrata che in circa un'ora mi riporterà all'auto dopo otto ore di grande bellezza inficiata tuttavia dalla fatica che addebiterei al clima pazzesco di questi giorni.
Tempi comprensivi di un'ora di pause, dislivello in considerazione di qualche saliscendi e della risalita all'alpe paglietti di Sopra.
Sviluppo: 16 km; SE: 32.5 km
Salgo nel bosco, sono le 7.00 del mattino, caldo e umidità sono asfissianti, le oltre quattro ore di marcia dichiarate dal segnavia non incoraggiano.
Fuori dal bosco, salgo una costa con erba alta e pendenza sostenuta per uscire su pascoli alti dove risiede l'alpe Ambunero di sotto.
Sotto un sole cocente, la salita all'alpe Amburnero di sopra è un vero supplizio e quando vi giungo mi fermo a far scorta d'acqua, su questo percorso non vi saranno altre possibilità di approvvigionamento: ho una mezza sensazione che oggi berrò molto!
Il segnavia non lascia spazio alla fantasia, per raggiungere la cresta e il Brich Paglie bisogna continuare a salire pratoni ripidissimi e pertanto mi determino e procedo al passo del prete, per non morire su questa montagna.
Ormai in vista dell'edificio sommitale del Brich, il sentiero aggira un'elevazione su terreno accidentato, arriva ad una bocchetta dove attacco la cresta, sì larga e senza pericoli ma davvero in piedi.
Le nuvole che solitamente salgono dalla pianura su questi monti oggi non mancano certo. Appoggiato all'omone di vetta del Brich mi godo un'effimera frescura avvolto nell'umidità.
Procedo ora sul tratto forse più bello del percorso. Dolci saliscendi percorrono una lunga cresta verso il Mombarone, il sentiero è morbido, viaggio veloce sino al primo mostro che le nebbie avevano in precedenza celato. Stretti tornanti risalgono questo mostro al quale ne segue un altro che è in sostanza la cresta finale verso la Colma.
Forse per la stanchezza o per la mia usuale distrazione, manco la deviazione che taglia questo pendio a mezza costa e mi infilo sull'accidentato. Questo tratto è ripido e in alcuni tratti esposto: occorre arrampicare e disarrampicare con passi di I numerosi gendarmi. Solo per questa ragione valuto la salita T3.
La faccenda è a modo suo divertente e quando ne esco il Rifugio della Colma è prossimo.
Tralascio la sosta all'amena casupola e proseguo in salita a superare gli ultimi cinquanta metri di dislivello che mi separano dalla vetta dove troneggia un'immensa statua del Redentore dall'anno 1900.
Anche in cima, fatte salve le foto di rito, non mi fermo. La vicina Punta dei Tre Vescovi mi induce al proseguio.
Il sentiero scende tra sassi abbastanza deciso e nel momento in cui ricomincia a salire, Rochi si accorge di aver finito la benzina. Forse venti minuti di percorrenza mi separano dalla meta, tuttavia senza alcun rimpianto faccio dietro front, torno alla Colma e quindi al Rifugio a ricaricare le batterie in vista della lunga discesa che intendo variare rispetto alla salita, ove possibile.
Intanto, prendo il comodo sentiero che taglia a mezza costa la cresta finale e mentre lo percorro ho visioni impressionanti sul filo camminato poco prima. Poi sino all'alpe Amburnero di Sopra il tragitto è lo stesso che transita dal Brich Paglie, regalando quando le nebbie lo concedono, ottimi sguardi sui pascoli e sulla pianura.
All'alpe decido di tornare per il Colle San Carlo e mi infilo su un sentiero da subito infingardo transitando esso su erba alta. Una diagonale ascendente mi fa smadonnare per cento inaspettati e indesiderati metri di dislivello positivo sino all'Alpe Paglietti di Sopra. Dall'alpe, comincio una discesa su sentiero stretto, ripido e malconcio; è tornato il sole, mi sento in via di liquefazione.
L'interminabile pendio mi porta al rifugio Pianetti dove incontro una larga sterrata che in circa un'ora mi riporterà all'auto dopo otto ore di grande bellezza inficiata tuttavia dalla fatica che addebiterei al clima pazzesco di questi giorni.
Tempi comprensivi di un'ora di pause, dislivello in considerazione di qualche saliscendi e della risalita all'alpe paglietti di Sopra.
Sviluppo: 16 km; SE: 32.5 km
Tourengänger:
rochi
Communities: Alpinismo Cabaret!, Hikr in italiano
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