Pizzo del Vento


Publiziert von cai56 , 21. Juni 2017 um 17:23. Text und Fotos von den Tourengängern

Region: Welt » Italien » Lombardei
Tour Datum:18 Juni 2017
Wandern Schwierigkeit: T4- - Alpinwandern
Klettern Schwierigkeit: I (UIAA-Skala)
Wegpunkte:
Geo-Tags: I 
Zeitbedarf: 3:15
Aufstieg: 994 m
Abstieg: 991 m
Strecke:Circolare 12 km
Zufahrt zum Ausgangspunkt:Da Milano a Morbegno lungo le statali 36 e 38; alla quarta rotonda svoltare a destra in direzione Passo S.Marco. Risalire la Valle del Bitto di Albaredo fino a pochi chilometri dal passo, all'altezza della Casera di Orta Soliva: piccolo parcheggio a sinistra, dopo poche decine di metri.

Anello escursionistico a cavallo di tre valli convergenti nella zona del Passo San Marco: Valle del Bitto di Albaredo (percorsa dalla Provinciale Transorobica e superaffollata di mezzi motorizzati), Valle Brembana (idem come la precedente) e Val Budria (convalle della Valtartano e quanto di più isolato e selvaggio). In effetti il reale disturbo del turismo in transito è strettamente legato alla sola area del Passo; per il resto - eccetto la Val Budria  - è solo un incessante rumore di fondo alla finfine sopportabile. Detto questo, si tratta di una gita interessante e sufficientemente varia: il modesto dislivello è distribuito fra discese e salite anche piuttosto muscolari; il raggiungimento della vetta avviene lungo una crestina semplice (solo qualche passaggio di roccia su blocchi affioranti) ma assai esposta; un buon tratto di ricerca del percorso su sentieri dimenticati e cancellati dalle valanghe. Nei pressi del Passo Pedena - da ambedue i versanti - è in corso un "restiling" del percorso e del segnalamento a vernice della GVO (Gran Via delle Orobie): attualmente compare e scompare dal e nel nulla e troviamo sparsamente tre epoche di bandierine a vernice.


Dal piccolo parcheggio proseguire sulla provinciale fino a poter imboccare sulla destra la pista sterrata per la Casera di Orta Vaga, già ben visibile dalla partenza, al di là del torrente. Nei pressi delle baite, si intercetta la bella mulattiera lastricata della Via Prìula (via di comunicazione mercantile che, ai tempi della costruzione XVI secolo, univa commercialmente la Repubblica di Venezia alle Leghe Grigione); se ne risalgono i tornanti ben conservati che conducono in una valletta laterale. [La provinciale si porta invece nella direzione opposta in un vallone che lascia più ampi spazi alle necessità della viabilità moderna]. Accompagnati dai numerosi tralicci di un elettrodotto, appena in vista degli ampi spazi del Passo San Marco, si svolta a sinistra senza traccia, andando ad attraversare la provinciale proprio in corrispondenza di un'edicola del Parco delle Orobie Valtellinesi, coincidente pure coll'inizio del sentiero che conduce al crinale SO/BG. Qualche breve saliscendi e poi la traccia si avvia ad affrontare un traverso ascendente sotto il versante settentrionale del Pizzo delle Segade; raggiunto - come detto - il crinale (Sentiero 101), lo si segue con attenzione verso sinistra: il passaggio, molto frequentato, è ben delineato, ma talora si assottiglia in corrispondenza di affioramenti rocciosi. In breve si raggiunge un intaglio [proseguendo diritti ci si avvierebbe sulla salita al Monte Fioraro/Azzarini], e si scende prudentemente in una sorta di canalino gradinato sul versante bergamasco. Da qui, con notevoli ondulazioni del percorso, si intraprende una lunga traversata fra avvallamenti e costolature del versante; superato l'evidente Passo della Porta, ci si avvicina al vallone di nostro interesse: appena in vista del Bivacco Zamboni e del sottostante Rifugio Balicco, presso un lungo muro a secco di divisione dei pascoli, si abbandona il sentiero e si sale a sinistra in direzione della visibile Bocchetta di Budria. Senza segnalazione alcuna, ma con tracce di passaggio animale nel pascolo si sale a tornanti fino ad arrivare ad un restringimento della valletta, a fianco di modeste roccette: qui - grazie anche al passaggio obbligato - il sentiero ricompare e, a tornanti, sale fino all'intaglio della bocchetta. Sull'altro versante (Val Budria, convalle della Val Corta di Tartano) si manifesta subito l'insolita formazione del Pizzo del Vento: una piramide di poche decine di metri di altezza, ma molto sottile e slanciata. Se ne raggiunge la base - grande ometto - in un attimo e se ne inizia la salita: percorsa da labili tracce di passaggio, dapprima fra blocchi rocciosi accatastati, la cresta si fa poi erbosa ed esposta, di larghezza anche inferiore al metro, e raggiunge il panoramico culmine segnato da un piccolo ometto di sassi. Tornati alla base del Pizzo, si scende alle rive di un laghetto seguendo a vista qualche piccolo mucchietto di sassi; sulla riva opposta delle acque, tramite l'osservazione di un picchetto infisso nel prato paludoso, si individua il passaggio del Sentiero 113, collegamento alto fra Val Corta e Val Lunga (http://www.hikr.org/tour/post82598.html ). Dapprima su tracce incerte, poi sempre più evidenti, ci si sposta in direzione del dominante Monte Pedena; in vista delle baite Saröden, in corrispondenza di una colata di sassi, si abbandona la discesa e si sale con pendenza moderata e costante lungo un comodo terrazzo, coincidente con la testata della valle. Sotto la verticale dell'ampia apertura fra M. Pedena e M. Fioraro/Azzarini, una breve serie di tornanti conduce al Passo Pedena: bella veduta sul primo tratto della gita, con sfondo dei gruppi montuosi della non lontana Valgerola (Ponteranica, Mezzaluna, Tre Signori). La discesa sul versante della Valle del Bitto di Albaredo inizialmente è assistita da recenti segnali a vernice, da seguire solo fino a trovarsi all'altezza di un terrazzo roccioso con pochi resti di un alpeggio ormai scomparso; volgendo lo sguardo a sinistra, ci si trova di fronte la breve cresta occidentale del M. Fioraro/Azzarini, con - da destra/ovest - il Pizzo d'Orta, una bocchetta accessibile solo da nord, una larga anticima e un passaggio erboso proprio sotto l'appicco del M.Fioraro/Azzarini: qui si andrà a passare. Il percorso alterna attraversamenti di ripidi pascoli e fasce di gande franate dalle fragili pareti soprastanti: solo le pietraie mantengono vaghe tracce di antichi passaggi fra gli alpeggi di Pedena e Orta, attraverso un pendio rasato da cospicui svalangamenti invernali. Raggiunta la Bocchetta d'Orta, la traccia scompare nel pascolo; a questo punto è necessario scendere a vista ad una sottostante baita (poco più delle mura basali) con un residuo traliccio di teleferica: da qui inizia un sentierino sempre più evidente - anche se non segnalato - che scende fino alla provinciale in corrispondenza del secondo tornante dopo la Casera d'Orta Soliva. Di nuovo senza traccia, si cala liberamente fino al punto preciso di parcheggio.

Tourengänger: cai56
Communities: Hikr in italiano


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