Forfait alla Tête de Valpelline


Publiziert von Sky , 1. September 2016 um 12:42. Text und Fotos von den Tourengängern

Region: Welt » Italien » Aostatal
Tour Datum:27 August 2016
Wandern Schwierigkeit: T5 - anspruchsvolles Alpinwandern
Hochtouren Schwierigkeit: WS-
Wegpunkte:
Geo-Tags: I 

Vista da Sky

 

Sono passati esattamente due anni da quando Enrico “GrayFox” mi scrisse un messaggio su HIKR, dopo aver letto una mia relazione, quella de La Vierge.. Da allora ci siamo visti alcune volte, abbiamo parlato tantissimo, abbiamo scoperto che amiamo la montagna allo stesso modo. Ma, per un po’ di problemi, non siamo mai riusciti a fare niente assieme. Qualcosa che piacesse ad entrambi. Ma dovevamo solo aspettare. Ed ora è giunto il momento. È Enrico a proporre la meta, ed io non posso che dirgli di sì ! Per me, la Tête de Valpelline è un balcone sulle montagne che amo, per Enrico è un ricordo di quand’era ragazzo, quindi.. via ! è il momento di trasformare tutte quelle parole in qualcosa di concreto.

Ci confrontiamo brevemente sul materiale da portare.. optiamo per due corde gemelle da 30.. La meteo è favorevole, delle relazioni abbastanza recenti dicono che il ghiacciaio è chiuso.. si và !

Sabato mattina è il giorno del lungo avvicinamento in capanna. 4 ore. Saliamo regolari, carichi dal peso degli zaini. Come sempre mi capita (evidentemente la pensiamo uguale !) siamo i primi ad arrivare al Rifugio Aosta. Così abbiamo il tempo di riposare, veder arrivare tutti gli altri ospiti e fare un po’ di prove di recupero da crepaccio. Enrico è molto attento alla sicurezza, voglio non essere da meno.

Cena. Al tavolo siamo a fianco di un gruppo di ragazzi che scopriamo essere gli unici a fare la Tête de Valpelline. Lì tutti sono per la Dent d’Hérens, ma a noi non importa.. noi non cerchiamo salite impegnative.. noi amiamo fare “alpinismo facile”, come lo definisce Enrico. E così sia !

Mi sveglio un paio di volte.. dopo la seconda, alle 4 e 20, non mi riaddormento più, ma non importa, ci sono abituato ! anzi, a volte mi è capitato di dormire molto meno.. Non è la quota, né il dormire in camerata.. credo sia l’adrenalina, il desiderio di “fare”, l’indomani.. Alle 5 ci alziamo. Colazione, crema solare, ultimi preparativi, un po’ di sguardi fuori dalla finestra, in attesa che schiari. Il rifugio è tutto per noi. Tutti gli altri sono partiti da ore, ormai.. qualche lucina si vede brillare nella parte più bassa del ghiacciaio delle Grandes Murailles, che porta alla cresta di Tiefmatten.. Uno stambecco bruca poco lontano, i suoi occhi brillano alla luce delle nostre frontali. Si parte. Io ed Enrico partiamo per primi. Non vogliamo avere problemi di scariche di detriti nella salita al Col de la Division, che sappiamo essere un po’ rognoso. Il sentiero è ripido fin da subito. Quando arriviamo nella immensa pietraia sotto al colle, poi, si perdono le tracce. Niente ometti, o quasi. Andiamo sulla destra e ci troviamo in un punto di pietrame molto instabile.. salendo, sposto detriti a monte.. una cosa che non mi era mai capitata ! creo dei “ruscelli” di sassolini che mi vengono incontro, ma in realtà non  c’è alcun pericolo. Più insidioso, invece, è il passaggio in traverso che dobbiamo compiere per portarci verso le catene. Ci sono placche inclinate che non ci piacciono per niente.. Qui, ognuno sceglie un approccio diverso, in base alle sue “preferenze” alpinistiche : io mi rampono e passo su un nevaio di neve bella dura, Enrico segue una cengia sulla placca. Una volta superato questo passaggio, notiamo che i quattro ragazzi che ci seguono hanno scelto una via più diretta, decisamente migliore ! Ma ormai è fatta. La salita al colle è divertente. Io non tocco una catena, per esercizio e perché non ne sento bisogno. Siamo al col de la Division. Davanti a noi, il ghiacciaio di Tza de Tzan. La cima è alla nostra destra, o, meglio, una sua anticima. Il pendio che sale diretto alla vetta ci appare fin da subito molto ripido e di ghiaccio vivo. Optiamo, d’accordo tutti e due, senza esitazione, per dirigersi verso il Col de Valpelline. Ci imbraghiamo, leghiamo e ramponiamo velocemente. Mi sento sicuro. Partiamo sul ghiacciaio, Enrico davanti, corda sempre ben tesa. Passiamo qualche crepaccio con ponti di neve ormai in fase di trasformazione in ghiccio. Arrivati a quota 3480 i crepacci incominciano a diventare molto più imponenti. Enrico gira a destra, ma dopo un centinaio di metri si trova di fronte ad un crepaccio largo 5 metri. Di qui non si passa. Allora, puntiamo verso il valloncello sotto il Col de Valpelline. Passo davanti io. Superiamo un paio di crepacci, dove questi si chiudono. Siamo sotto la parete S della Tête Blanche. Passo una roccia. C’è un crepaccio enorme alla mia destra, ma è lontano più di una decina di metri, faccio un passo e, puff, sprofondo fino alle spalle. Grido a Enrico di tenermi. Sono incastrato. Sotto di me, però c’è il vuoto. I ramponi non fanno presa. Enrico prova a tirare la corda, ma sembra bloccata. In effetti, passa proprio tra quelle rocce che ho superato. Ma forse sono io che sono incastrato.. Enrico già pensa a mettere giù le due viti. Nel frattempo, io, con la picca, cerco di uscire. Pianto la becca di fronte a me, in orizzontale, e tiro, ma la neve non tiene abbastanza. Allora, provo dietro di me, verso la roccetta. Lì, la neve è più dura e la picca fa presa. Faccio piolet traction e sento che mi sto disincastrando, nel contempo Enrico che tira la corda agevola la mia uscita. Sono fuori ! Non ci crederete, ma non mi sono spaventato.. e non l’ho fatto perché sapevo di essere in ottime mani.. ero convinto che il mio socio sapeva esattamente come fare a tirarmi fuori, ed io avrei fatto lo stesso per lui. A questo punto ci guardiamo in faccia. Abbiamo provato da due parti e siamo dovuti tornare indietro.. si potrebbe passare ancora più vicino alle rocce della Tête Blanche, ma ci sono un po’ di scariche sul ghiacciaio, anche se ora non si sente muovere nulla.. e poi, comunque, quanto vicino ? Sotto lì, evidentemente, c’è un crepaccio (ci sono finito dentro io !).. fin dove arriva ? Boh. Di solito vicino ai lati, i crepacci spariscono, ma chi può esserne sicuro ? Uno di noi è già finito dentro una volta, forse non è il caso rischiare di finire dentro una seconda ! Così, con un po’ di fastidio, decidiamo di tornare indietro. L’altra cordata, che lentissimamente ci raggiunge, sceglie di provarci dove noi, prima, avevamo desistito.. Loro, non sappiamo come, passano.. sicuramente si sono presi più rischi di quelli che avevamo deciso di prendere noi.. Velocemente, torniamo al Col de la Division. Propongo ad Enrico di fare una cimetta poco più a W, ma non ne ha voglia, così ci vado da solo.. Il panorama è più aperto, si vedono un bel po’ di cime a me care, da un’angolazione diversa da quella da cui sono solito vederle. Una breve pausa, indossiamo i caschi e ripartiamo. In discesa, il tratto con le catene è molto più difficile, poi seguiamo la via che in salita non avevamo visto, credendo di andar meglio che all’andata, ma al contrario ci troviamo su delle placche ancora più insidiose, ancor più a causa della sabbiolina che le ricopre. Inoltre, scarichiamo tantissimi detriti, muovendoci. Per questo dico ad Enrico di andare il più lontano possibile, in modo che io possa scendere senza fargli arrivare niente addosso. Procedo lentamente, ma non c’è fretta. Siamo sul sentiero, ma la sabbia che lo ricopre, a tratti, rende la discesa piuttosto fastidiosa.. non si può mai abbassare la guardia un attimo.. finché siamo al rifugio !

È ora di partire.. la discesa è lunga.. Un’ora prima di arrivare a Prarayer, Enrico propone di fermarci a prendere qualcosa da bere.. Sogno la Coca per tutto il tratto rimanente, poi al bar del rifugio un sorbetto al limone mi attrae e placa un po’ la mia gola secca. Ancora un’ora di cammino lungo il lago e siamo alla macchina.

Dunque, è andata così. Niente cima. Ma il ghiacciaio non era in condizione. Forse si sarebbe potuto passare, prendendosi qualche rischio o scegliendo una via completamente diversa (la salita diretta lungo il versante WNW) che, con la luce del giorno, ci è apparsa più semplice di come ci era sembrata la mattina (ma comunque non sarebbe stata facile.. lì il ghiacciaio è ben più ripido..), ma è stato giusto così. La Montagna non va sfidata, oggi ci ha detto che noi non saremmo passati.. Però, nonostante non ci sia stata la cima, io ed Enrico ci siamo trovati molto affiatati. Io ne ero più che convinto, temevo solo di non essere abituato ad essere in due, su terreno tecnico, di non essere all’altezza, ma, per quanto possa sembrare assurdo, tutto è andato bene, dal mio punto di vista.Abbiamo chiacchierato tantissimo, gli argomenti non sono venuti mai meno..

Alla prossima. La via è aperta, ora non bisogna che andare avanti.

Vista da GrayFox
Beh, cosa aggiungere a quanto detto da Sky? Posso solo dire che rinunciare alla vetta è sempre doloroso, ma bisogna avere il coraggio di farlo se le condizioni lo consigliano. Peccato, perché l'ambiente era stupendo, dalla cima avremmo potuto ammirare un panorama molto vasto e bellissimo. La montagna però rimane li, non si sposta, potremo quindi riprovarci quando le condizioni saranno migliori.
Questa prima uscita alpinistica con Sky è stata positiva, ci siamo trovati bene assieme, la vediamo allo stesso modo su tante cose, quindi il feeling è nato spontaneo.
In particolare sulla sicurezza, a cui tengo molto, la pensiamo allo stesso modo, e questo è fondamentale per poter andare per monti assieme. Proprio perchè tengo molto alla sicurezza, e mi esercito in continuazione sulle varie tecniche di assicurazione, ancoraggio, recupero da crepaccio, quando mi sono trovato a tenere Luca che aveva deciso di provare l'ebbrezza di finire in un crepo, ero estremamente tranquillo, perchè sapevo esattamente cosa fare e che lo avrei tirato sicuramente fuori!
Archiviamo quindi questa prima esperienza con un minimo di amarezza per il non raggiungimento della cima e guardiamo avanti, sono certo che in futuro raccoglieremo per quanto abbiamo seminato e le soddisfazioni non mancheranno!


Tourengänger: Sky, GrayFox
Communities: Hikr in italiano


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Kommentare (5)


Kommentar hinzufügen

Menek hat gesagt:
Gesendet am 1. September 2016 um 20:05
Che avventura...
complimenti per il sangue freddo,che non ha intaccato il ghiaccio. Io il buco dovi ti ci sei ritrovato lo avrei ricoperto...e non ti dico di quale sostanza! Ciaooo

danicomo hat gesagt:
Gesendet am 1. September 2016 um 21:55
Bravi a tirarvi fuori d'impaccio da soli.....
Daniele

Sky hat gesagt: RE:
Gesendet am 22. September 2016 um 14:09
Tutti e due eravamo abituati ad andare in montagna da soli, e in quei casi per tirarsi fuori dagli impicci bisogna contare solo su se stessi.. inoltre Enrico è molto preparato quanto a sicurezza.

LinoAnzola hat gesagt:
Gesendet am 20. September 2016 um 22:37
Non è facile rinunciare ma, a volte, è d'obbligo, specialmente dopo il vostro inconveniente. Sono stato alla Tete de Valpelline esattamente vent'anni fa e dalle vostre foto i posti sono per me quasi irriconoscibili. La seraccata dello Tsa de Tsan si è ritirata in maniera impressionante, per arrivare al rif.Aosta attraversavi il ghiacciaio.

Sky hat gesagt: RE:
Gesendet am 22. September 2016 um 14:07
In questo caso non c'era molto da fare.. probabilmente, avendo molto tempo e prendendoci un po' di rischi, saremmo potuti passare, ma è stato meglio così ! bisogna anche imparare a rinunciare.
I ghiacciai, ahimè, si ritirano a vista d'occhio..


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