Alpe Paiosa - Valle dell'Isorno


Publiziert von atal , 20. Juni 2016 um 00:54.

Region: Welt » Italien » Piemont
Tour Datum:18 Juni 2016
Wandern Schwierigkeit: T4 - Alpinwandern
Wegpunkte:
Geo-Tags: I 
Zeitbedarf: 8:30
Aufstieg: 1200 m
Abstieg: 1200 m

La Valle del Rio Fenecchio, misteriosa e selvaggia, nasconde nei suoi boschi diversi alpeggi di grandi dimensioni e una splendida mulattiera gradinata, la Strada di Salè, uno dei segreti meglio conservati delle montagne ossolane.

L'idea iniziale era quella di raggiungere anche gli alpi Pinezza e Casaletti, passando all'andata dall'Alpe Paiosa, e di ritornare lungo il sentiero principale che tocca l'Alpe Forgnone, in modo da visitare tutti gli alpeggi della parte alta della valle. Il progetto è stato poi ridimensionato per adattarlo alle condizioni meteo poco favorevoli e ai tempi, più lunghi del previsto, nel attraversare la zona dell'Alpe Paiosa, dove i sentieri sono ormai inesistenti.

Alla fine è stato comunque un giro più interessante del previsto, per l'inaspettata "scoperta" della Strada di Salè e del grande alpeggio di Paiosa, costituito da tre nuclei ben distinti, dispersi in una foresta ridiventata vergine.

Note
Le difficoltà principali sono quelle legate all'orientamento: zone imboscate, senza punti di riferimento, sentieri pressoché inesistenti nella zona di Paiosa e oltre. Molto utile la Carta Svizzera nella versione in scala 1:25000. Consigliabile il GPS.

Da Altoggio a Paiosa
Con Ferruccio parto da Altoggio, bella frazione alta di Montecrestese posta su un pianoro di rara e insospettata estensione.
 
Lasciata l'auto nel parcheggio del paese, passiamo sotto un caratteristico arco di pietra e proseguiamo dritti. Bisogna svoltare a dx nella stradina laterale che precede una casa intonacata con affresco della crocifissione. Usciti tra i campi, si prosegue seguendo una mulattiera giungendo in breve alla Cappella di Cimavalle (quota 747 m CNS), dove si trovano le indicazioni dei sentieri. La mulattiera scende con alcuni tornanti in direzione dell'Isorno perdendo circa 120 m di dislivello, fino al Ponte del Diavolo. Il sentiero, segnalato ed evidente, risale un valloncello (molto umido in questa occasione) fino ad arrivare ai primi ruderi del grande alpeggio di Aulogna. Seguendo i segni bianchi e rossi si sale fino ad intersecare una condotta forzata in prossimità del punto in cui questa inizia la sua discesa verso la Centrale Ceretti (1 ora).

Dopo il "sottopasso" che permette di superare la condotta, abbandoniamo il percorso segnalato per traversare in leggera discesa nel bosco sulla dx (E), fino ad incrociare un sentiero evidente che percorriamo verso sx (E). Qui probabilmente si arriva anche superando la condotta forzata in un punto più basso, in corrispondenza ad un ponte che ne permette l'attraversamento e che abbiamo visto dall'alto (ipotesi non verificata).
Presto si incontrano dei tagli e, poco dopo, dei tratti gradinati realizzati con lastre di pietra di grandi dimensioni. Siamo su quella che la Mappa Rabbini chiama "Strada di Salè", segno che nell'800 questo era il percorso principale per raggiungere la zona dell'Alpe Salè.
La mulattiera guadagna quota con pendenza regolare attraversando un bosco di roverelle fino ai ruderi imboscati di Coloro di Fuori, seguiti a breve distanza da quelli, in posizione aperta, di Coloro di Dentro (1 ora).

Qui, anziché proseguire lungo la Strada di Salè, seguiamo una traccia che inizialmente traversa in piano verso E. Il sentiero, segnato sulle vecchie mappe e sulla CNS in scala 1:25000 (la CNS 1:50000 non lo riporta), è un percorso meno evidente e più scomodo rispetto a quello seguito fino a questo momento. Merita tuttavia di essere percorso perché, oltre ad evitare di salire fino a Carvirone per poi ridiscendere, presenta un traverso molto panoramico su una sorta di cengia. Rientrati nel bosco, il sentiero traversa in leggera discesa e scende quindi con alcune svolte in un ampio vallone fino al grande alpeggio abbandonato di Paiosa di Fuori (25'), caratterizzato da numerosi edifici a tre piani. Su una della baite una trave reca incisa la data 1780.

Da Paiosa di Fuori si sale al di sopra delle baite incontrando una traccia che traversa alla base delle rocce. Seguendola verso dx (E), si sale su un poggio superando con attenzione un passaggio franato. La traccia prosegue (tagli) attraversando un vallone boscoso pochi metri sotto un carrello di teleferica caduto, traversa in leggera salita fino a giungere ad una biforcazione, dove il sentiero vero e proprio sale (la traccia che traversa in piano, appare più evidente ma è un percorso di animali) a guadagnare un poggio ricoperto di ginestre dove si incontra anche qualche gradino, occultato dall'intrico della vegetazione. Si arriva così al gruppo di baite centrale, che è il più esiguo e l'unico dove un lembo di pascolo sia stato risparmiato dall'avanzare del bosco, non dall'invasione di felci e ginestre. Questa "frazione" di Paiosa è indicata con il nome di Corte del Fata sulla carta IGM del 1914 (15').

Si rientra nel bosco verso dx (E), si passa a monte di un gruppo di ruderi azzerati e, cercando di superare al meglio un ripido lariceto con grossi massi ricoperti di muschio dove la traccia si perde, si arriva al cospicuo nucleo di Paiosa di Dentro (15'). Qui, su una della baite troviamo una pietra con incisa la data 1758.


Tempi: 3:00 nette / 4:00 lorde

Verso Pinezza...
Proseguiamo seguendo una mulattiera che traversa in piano sempre in direzione E. Il percorso diviene sempre più incerto e poi scompare. Seguendo la mappa ci portiamo in prossimità del Rio Fenecchio in una zona in cui un tempo doveva esserci il sentiero che proseguiva per l'Alpe Pinezza (circa 30' da Paiosa di Dentro). Sta iniziando a piovere e inizia a soffiare un vento freddo. Decidiamo di risparmiarci il guado sul turbolento Rio Fenecchio e l'avventura nella parte alta della valle, visto che la giornata rischia di diventare eccessivamente umida...

Tempi: circa 30' da Paiosa di Dentro

Dal Rio Fenecchio a Carvirone
Ritorniamo sui nostri passi fino a Paiosa di Fuori. Qui, seguendo tracce di animali, risaliamo il versante boscoso fino ad uscire nei pascoli invasi dalle felci dell'Alpe Carvirone, dove passa il sentiero ufficiale.

Ci aggiriamo tra le baite di questo grande alpeggio e notiamo, sul muro di una stalla, un affresco datato 1743.

Tempi: fino qui, circa 30' da Paiosa di Fuori / 1:30 dal Rio Fenecchio.

Da Carvirone ad Altoggio passando dal Monte Navone
Dopo una breve pausa, risaliamo l'ampia dorsale del Monte Navone incontrando altri gruppi di ruderi, fino a raggiungere la sommità pianeggiante (25'). Immagino che in una bella giornata il panorama da qui sia di tutto rispetto, nonostante la quota modesta...

Scendiamo lungo la dorsale SW seguendo un sentiero, poco evidente e segnalato con parsimonia di vernice, ora rossa, ora blu, senza incontrare difficoltà. Un salto viene superato poggiando a sinistra (lato Fenecchio), per riguadagnare la dorsale in prossimità dei ruderi azzerati di Quartirasco (20') e scendere quindi direttamente fino ad Aulogna dove si chiude questo interessante anello (30').

Da Aulogna ad Altoggio lungo il sentiero dell'andata (50').

Tempi: circa 2:10 da Carvirone ad Altoggio
 

Tourengänger: atal
Communities: Hikr in italiano


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Kommentare (13)


Kommentar hinzufügen

jkuks hat gesagt:
Gesendet am 20. Juni 2016 um 06:18
Bei luoghi. Che fascino!
Anni or sono giravo anche io alla ricerca di edifici religiosi... quante scoperte e quanta emozione.
Bravo

atal hat gesagt: RE:
Gesendet am 20. Juni 2016 um 08:40
Grazie. Che si trovi una scritta, un dipinto, un ferro arrugginito o anche solo quello che rimane in piedi di un muro, i luoghi segnati dall'abbandono ci aiutano a capire com'era la vita prima dei cellulari, della luce elettrica, dell'acqua corrente in casa...
Sembra incredibile che la nostra specie abbia fatto a meno di tutto questo per la maggior parte della storia. L'aspetto "religioso" che evidentemente emerge dalle foto invece non era tra le motivazioni dell'escursione ma alla fine anche quelle sono tracce del passato...
Ciao, Andrea

Zaza hat gesagt:
Gesendet am 20. Juni 2016 um 09:10
Ciao Andrea

Sempre bella la Valle dell’Isorno, ovviamente ne hai trovato il gusto! C'è sempre acqua in questa valle, sia dal basso, sia dal cielo...

Senza la pioggia sarebbe stato previsto la discesa verso Nezza e Mulera con salita finale a Aulogna e Altoggio ? Sarebbe un giro bello e lungissimo, con diversi guadi. Dunque ideale per giugno ;-)

Ciao, Manuel

atal hat gesagt: RE:
Gesendet am 20. Juni 2016 um 09:33
Ciao Manuel, senza la pioggia non avremmo toccato Nezza ma Pinezza, Casaletti, Forgnone, Bovarenchio. Il prossimo progetto da quelle parti invece, sempre da Altoggio, è Mulera, Nezza, Foiata, Colla, Casaletti, Pinezza, Forgnone, Bovarenchio, Carvirone, Coloro. Molto lungo, bisogna partire presto e sperare che ci sia poca acqua per il guado tra Mulera e Nezza perché all'andata è meglio non immergersi con gli scarponi ;-)
Ciao, Andrea
PS: grazie per avermi fatto conoscere una valle molto interessante: fosse stato per me, prima o poi ci sarei andato ma, chissà quando, con tutti gli altri progetti che avevo già in mente...

tignoelino hat gesagt:
Gesendet am 20. Juni 2016 um 20:47
Grandi ravanatori, complimenti: interessante relazione. Ciao, Andrea

atal hat gesagt: RE:
Gesendet am 20. Juni 2016 um 21:14
Grazie Roby, detto poi da un ossolano DOC come te è un bel complimento ;-)
Sono posti magnifici, per me che arrivo dal "lontano" nord-est e che fino a qualche anno fa non conoscevo nulla di tutto questo, è una scoperta continua e uno stupore che si rinnova di giro in giro...
Andrea

ChristianR hat gesagt:
Gesendet am 20. Juni 2016 um 23:13
As usual, a slight impression of lost civilization: Mu, the vanished continent or Angkor Wat (in a more humble version)... And not so far away!

atal hat gesagt: RE:
Gesendet am 22. Juni 2016 um 18:00
Thanks Chris for your comment. The most remarkable thing is that we' ve seen 3 writings dating back to the XVIII cent. Writings from that period are not so common...

ChristianR hat gesagt: RE:
Gesendet am 24. Juni 2016 um 14:25
Three centuries back in the past. And, at these times, there was no forest, only grassland. The forest is back and give a "jungle" aspect to these ruins, like in the rainforest.

By the way, is there a web site where we can find the Mappa Rabbini for this area ?

atal hat gesagt: RE:
Gesendet am 24. Juni 2016 um 21:19
You can find Pajosa in this map:
http://archiviodistatotorino.beniculturali.it/work/visua.php?uad=289055&indx=3

If you go to the root page instead, you'll find much more but it's not easy to guess the "circondario" to start from, since "circondario" is something smaller than a nowadays italian province (and something that doesn't exist anymore...):
http://archiviodistatotorino.beniculturali.it/work/nav3.php?uid=498018&pd=SR

ChristianR hat gesagt: RE:
Gesendet am 25. Juni 2016 um 19:59
Many thanks for the links!

These are not treasure maps, but treasure themselves.

adrimiglio hat gesagt: Dove osano i camosci
Gesendet am 27. Oktober 2016 um 21:52
Ciao Andrea, caspita questa perla me l'ero persa, che emozione rivedere questi posti percorsi in giovane età...sinceramente non mi sono mai spinto dove siete arrivati voi ma la zona la conosco bene.
Paiosa ai tempi veniva frequentata solamente da qualche raro pescatore che andava nel rio Fenecchio, oppure da qualche cacciatore.
Complimenti siete incredibili, come mi piacerebbe tornare con voi in questi luoghi, magari con un ginocchio nuovo... come mai non c'era Manuel con voi?

Adry

atal hat gesagt: RE:Dove osano i camosci
Gesendet am 28. Oktober 2016 um 07:22
Ciao Adry e grazie per i complimenti. Sono posti davvero sorprendenti: è difficile immaginare che i boschi della Valle del Fenecchio possano nascondere così tanto. La mappa indica gli alpeggi, quindi non sorprende il fatto che ci siano, quanto le dimensioni (anche dei singoli edifici) e la "vetustà". Poi essere lì, e immaginare la vita di un tempo in un contesto che ora è quasi da rainforest, come ha notato giustamente Chris, porta la mente ad andare ancora più lontano, a meravigliarsi della nostra specie, della sua storia e del nostro presente...
Un augurio per il tuo ginocchio,
Andrea


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