Ferrata "Pietro Biasini" al Sench de Dalòo
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Una delle due nuovissime ferrate nate nel corso del 2015 in Valchiavenna (l'altra è a Mese ed è propedeutica per ragazzi e principianti). Si snoda sul "Sench de Dalòo", la struttura rocciosa che domina Chiavenna ponendosi a sperone fra la Val Bregaglia e la Valle Spluga; già da due o tre decenni su queste pareti sono stati aperti itinerari d'arrampicata di difficoltà medio-elevata, mai molto frequentati, benché su roccia ideale. Ora questa ferrata (affiancata da un più mansueto sentiero attrezzato utilizzabile anche per la discesa) permette un tracciato di salita alternativo verso il piccolo villaggio di Dalòo; è stata costruita con la tecnica del cavo continuo teso dall'inizio alla fine e si svolge con lunghi tratti verticali uniti da brevi traversi in cengia: si procede praticamente sempre su infissi metallici e la roccia si tocca veramente poco. Sembra che la scelta della sicurezza totale sia stata di gran lunga prevalente sulla tecnica arrampicatoria e sul conseguente divertimento. La via di discesa più comoda e breve consiste nel seguire le lunghe scalinate del sentiero Pianazzola-Dalòo (sul percorso del noto Kilometro verticale Chiavenna-Lagunc). Qui si è invece preferito allungare l'escursione andando ad innestarsi su di una variante "alta" della Via Spluga (trekking internazionale Coira-Chiavenna).
Da uno slargo della strada, in un punto intermedio fra Pianazzola e l'ultimo tornante (presso una fontanella), inizia il sentiero che si inoltra subito nel castagneto terrazzato che gradualmente si avvicina alla parete. Senza alcuna possibilità di errore, agganciatisi al cavo, si inzia a salire: le placche ripide si susseguono con interminabili sequenze di gradini metallici; brevissime cenge terrose vengono sfruttate per i cambiamenti di direzione alla ricerca di altra continuità rocciosa. Qualche brevissimo tratto supera l'angolo della verticale, ma l'attrezzatura esasperata azzera le sensazioni. Tutto il percorso è eccezionalmente panoramico, svolgendosi a picco sulla città di Chiavenna e tutta la valle, ma il passaggio più estetico è di sicuro il lungo "camino nero": placca leggermente oltre la verticale, compresa fra gli immediati pressi di uno spigolo arrotondato e una spaccatura oscura profonda e aggettante. All'altezza del "Dosso" la sezione più verticale termina confluendo - in corrispondenza di un cambio di pendenza - nel "sentiero attrezzato" proveniente da destra; da qui si prosegue prevalentemente lungo sentieri cengiosi attraverso un ripidissimo castagneto, riconoscendo talora segni di antica e rischiosa frequentazione, quali tratti di muri a secco e piccole sequenze di sassi posti a scalinata. In breve si raggiungono i vasti prati dove il cavo di sicurezza termina: in pochi passi si è sul panoramico terrazzo del Belvedere di Dalòo. Lasciando a destra la mulattiera per Pianazzola, ci si avvia verso il nucleo principale del villaggio; oltrepassata la chiesetta, si scende alle case più basse dove si trova un'indicazione per S.Giacomo Filippo. Si imbocca la prima di una lunga sequenza di scale in pietra, inizialmente fra i prati e poi in un bosco di latifoglie che conduce fino alle antiche baite di Uggia. Qui si incontrano i segnali della "Via Spluga" e, infilandosi fra due costruzioni fatiscenti, si scende ripidamente nel solco della Valle Spluga: anche qui lunghe scalinate (a tratti attrezzate da catene corrimano e parapetti) che portano ad una quota sufficiente ad aggirare il piede delle rocciose Placche di Bette (altra falesia, piuttosto frequentata). Senza scendere a livello della statale 36, si continua nella traversata a monte di Chiavenna; all'altezza dei Crotti di Bette si abbandona la discesa a destra della "Via Spluga" e si prosegue seguendo le indicazioni per Pianazzola. La mulattiera torna a salire serpeggiando in un suggestivo castagneto sparso di massi precipitati anticamente dalle "nostre" pareti e, oltrepassata una vasta radura con terrazzamenti recentemente recuperati, si avvicina gradualmente alla carrozzabile Chiavenna-Pianazzola: l'arrivo alle case della contrada Pua annuncia il termine dell'escursione, proprio in corrispondenza del punto di avvio.
Da uno slargo della strada, in un punto intermedio fra Pianazzola e l'ultimo tornante (presso una fontanella), inizia il sentiero che si inoltra subito nel castagneto terrazzato che gradualmente si avvicina alla parete. Senza alcuna possibilità di errore, agganciatisi al cavo, si inzia a salire: le placche ripide si susseguono con interminabili sequenze di gradini metallici; brevissime cenge terrose vengono sfruttate per i cambiamenti di direzione alla ricerca di altra continuità rocciosa. Qualche brevissimo tratto supera l'angolo della verticale, ma l'attrezzatura esasperata azzera le sensazioni. Tutto il percorso è eccezionalmente panoramico, svolgendosi a picco sulla città di Chiavenna e tutta la valle, ma il passaggio più estetico è di sicuro il lungo "camino nero": placca leggermente oltre la verticale, compresa fra gli immediati pressi di uno spigolo arrotondato e una spaccatura oscura profonda e aggettante. All'altezza del "Dosso" la sezione più verticale termina confluendo - in corrispondenza di un cambio di pendenza - nel "sentiero attrezzato" proveniente da destra; da qui si prosegue prevalentemente lungo sentieri cengiosi attraverso un ripidissimo castagneto, riconoscendo talora segni di antica e rischiosa frequentazione, quali tratti di muri a secco e piccole sequenze di sassi posti a scalinata. In breve si raggiungono i vasti prati dove il cavo di sicurezza termina: in pochi passi si è sul panoramico terrazzo del Belvedere di Dalòo. Lasciando a destra la mulattiera per Pianazzola, ci si avvia verso il nucleo principale del villaggio; oltrepassata la chiesetta, si scende alle case più basse dove si trova un'indicazione per S.Giacomo Filippo. Si imbocca la prima di una lunga sequenza di scale in pietra, inizialmente fra i prati e poi in un bosco di latifoglie che conduce fino alle antiche baite di Uggia. Qui si incontrano i segnali della "Via Spluga" e, infilandosi fra due costruzioni fatiscenti, si scende ripidamente nel solco della Valle Spluga: anche qui lunghe scalinate (a tratti attrezzate da catene corrimano e parapetti) che portano ad una quota sufficiente ad aggirare il piede delle rocciose Placche di Bette (altra falesia, piuttosto frequentata). Senza scendere a livello della statale 36, si continua nella traversata a monte di Chiavenna; all'altezza dei Crotti di Bette si abbandona la discesa a destra della "Via Spluga" e si prosegue seguendo le indicazioni per Pianazzola. La mulattiera torna a salire serpeggiando in un suggestivo castagneto sparso di massi precipitati anticamente dalle "nostre" pareti e, oltrepassata una vasta radura con terrazzamenti recentemente recuperati, si avvicina gradualmente alla carrozzabile Chiavenna-Pianazzola: l'arrivo alle case della contrada Pua annuncia il termine dell'escursione, proprio in corrispondenza del punto di avvio.
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