Che ci fai sull' itinerario 332 del Brenna per il Bombögn, via per soli Arditi?
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Itinerario 332, EE, p.318 della Guida delle Alpi Ticinesi, vol.1, di Giuseppe Brenna.
"Dal valico di Pian Crosc si sale verso W, aggirando sul lato meridionale la cresta E. La Ganna della Fornace è costituita inizialmente da pendii cespugliosi ed in seguito da una lunga pietraia. Da quota 2100 circa si procede quasi orizzontalmente, su di un sentierino di capre o cercando il passaggio tra blocchi, fino alla Pioda di Bombögn. Si sale per il canale alla sua destra fino alla cresta E, per poi raggiungere in breve la cima. La Pioda di Bombögn può essere attraversata facilmente in diversi punti: si arriva così alla muraglia e salendo accanto ad essa si va in cima."
Chissà, avrò seguito questo itinerario oggi?
Leggo e rileggo queste poche righe, cartina aperta. Leggendole, cerco di raffigurarmi la via descritta per poi confrontarla con il percorso che ho effettuato.
"Pendii cespugliosi", salendo a W dal valico di Pian Crosc? Senz' altro, eccome! Rododendri e larici a chi più ne ha più ne metta. Striscio in un mare di robusti rododendri astiosi e vengo ricoperta da ondate di aghetti di larice, che, come sabbia, penetrano dappertutto. Qua e là blocchi di rocce, comunque sempre aggirabili. Parecchie le tracce di sentierini delle capre, in mezzo a questo mare vegetale: ogni tanto mi tengo sulla destra, lato Bosco, ogni tanto sul lato meridionale, cambiando lato a seconda dell' esposizione sul vuoto, a seconda della comodità del terreno, comunque molto irto.
"Lunga pietraia". Sulla cartina, Ganna della Fornace. Non ci arrivo, so esserci sotto di me a meridione due impressionanti, grandissime piodate, avvistate prima dalle cascine. Sono già troppo alta rispetto ai 2100 metri di cui parla il Maestro. Io seguo la cresta, brava scolaretta ignorante.
Quando...a occhio e croce 200 metri sopra il valico, in circa 45 faticosi ma piacevolmente adrenalinici minuti dallo stesso:
...Rocce, rocce scure, nere, enormi blocchi di pietre. Per me così poco ardita, terrificanti.
Un caos di rocce e blocchi. Sembrano innalzarsi al cielo; al contempo, precipitare negli inferi.
Non vado nemmeno a sincerarmi se sia proprio così, se ci siano possibili passaggi. La scurissima visione mi induce a tornare sui miei passi.
Scelgo per la discesa una sorta di canale, che si affaccia su Bosco, seguendo la cresta E. Sempre un tripudio di graffianti rododendri che mi arrivano alle cosce, di larici che spargono aghetti a pioggia, di massi rocciosi da disarrampicare o aggirare, un terreno che nasconde insidiosi buchi invisibili: è un bel ravano, ma piacevole: in mezzo al canale mi sento protetta rispetto al vuoto, poi, è un tipo di terreno che conosco bene e amo molto.
Ritrovo la tranquillità del valico "al margine di una stupenda conca". Una modesta muraglia conduce al P. 1955, che orna una bella croce d' argento. Mi consolo con il sole radioso, i panorami stupendi, un pezzo di pane.
E do continue occhiate alle due terrificanti piodate della Ganna: nanerottola impaurita! sciocca scolaretta! come hai potuto pensare un solo istante salire da lì? Lì, per soli Arditi.
Mi vergogno moltissimo.
Sono partita stamattina senza sapere la meta -e questo va anche bene- con solo un paio di idee in testa, a cullarmi. Il Bombögn ha fatto sentire la sua voce verso Cevio. Non lo conosco, ma mille volto ho visto le foto della sua stupefacente muraglia.
Non rileggo la guida del Brenna, ricordo la quotazione EE. Prendo invece la cartina.
Mi vergogno moltissimo.
Non ho riletto la guida del Maestro. Poi, l' avessi anche riletta, l' avrei io capita?
Mi vergogno. Non so leggere il Maestro, non so capire le cartine, non so leggere la topografia, la mia ignoranza è senza confini.
Ho una libreria stracolma di libri, di guide, che, affamata di conoscenza, rileggo continuamente. Credo di capire quanto letto, di seguire mentalmente gli itinerari. Osservo con molta attenzione i terreni che percorro, memorizzo punti di riferimento. Ho una buona memoria, vi rimangono impresse a distanza di anni le cose osservate.
Ma cammino da artista (nel senso di musicista), alla ricerca di battiti del cuore, di visioni fantastiche, di rapimenti dell' anima. Di potenti emozioni. Mi accompagnano sempre un pezzo musicale, una poesia. Oggi, per esempio, una sarabanda di Bach. E "Nur wer die Sehnsucht kennt, weiss was ich leide" di Goethe.
Mille dettagli mi fanno fermare il passo e inducono al meravigliarsi: oggi un campetto di felci che il sole colora di oro puro, un tronco a terra che sembra scultura, un ricamo di licheni su una pioda, le rocce d' argento della Ganna...
Mi vergogno moltissimo.
Vorrei tanto avere come amico un vero Ardito, tutto per me, che paziente m' insegni quello che sa. E con lui seguire gli arditi sentieri. Perché, pur non ardita io stessa, mete da Arditi sogno...
Partita a mezzogiorno da Riva, frazione di Campo, sono salita sino al valico di Pian Crosc, certa che la via normale per il Bombögn seguisse la bella cresta disegnata sulla cartina, io, stolta! e nemmeno un istante di dubbio!
Gli Dei sono poi stati generosi, gentili, con la stolta, ma questo, tornata alle cascine di Pian Crosc, non potevo saperlo. Dalle cascine si diparte un sentiero, "Alpe Quadrella" recita lui, che passando da Piano delle Volpi, recita la mia cartina, con un lungo giro mi riporterebbe a Campo. Questo seguiamo!
Me ne rallegro presto, arrivando alle lingue più basse della Ganna della Fornace e della Pioda di Bombögn, possenti fiumi di pietra che scendono dalle creste!
Arrivata a un prato, un ometto e sul pendio a destra una grossa pennellata giallo rossa. Penso sia il bivio per Piano delle Volpi, perché la cartina non riporta altri sentieri. Quanto erta, questa salita rosso gialla! La traccia è visibilissima (scorgo pure un orma di scarponi che mi sembra fresca), anche se non ci sono più marcature, ma quanto erta, quanto!
Una piccola ganna risalgo, e che vedo lassù? Una croce, sul cocuzzolo! Il Bombögn! Non può essere che lui! A riprova del mio pensiero, ecco la Muraglia, la fantastica opera umana di piode erette ad arte!
Scorgo una silhouette accanto alla croce di vetta. I battiti del mio cuore corrono a mille all' ora: una camicia di palpignana a quadretti rossi, pantaloni di fustagno marroni, un corpo magro, il viso scavato da mille arrampicate, poi un modesto vecchio zaino...
...Non sarà il Maestro?
Batte il cuore a mille. Mi si arrossano le guance. Ore diciassette.
No, non è il Maestro, ma gli somiglia. Lui non mi capisce, e il Maestro non sa chi sia. Stretta di mano. Sue erano le orme osservate. Ai piedi, modesti scarponi di cinquant' anni fa. Ma lui è un ardito, uno che conosce i posti, i passaggi, uno che con quei scarponi scenderà proprio l' itinerario 332 del Maestro, almeno così mi sembra di capire. Gli piace fare un giro al pomeriggio, gli piace quando sale la nebbia. Dice che la sua discesa è facile, niente di che, ci sono i passaggi, le tracce, i sentieri di capre, ci è già stato spesso. Non mi chiede se voglio andare con lui. Non gli chiedo di andare con lui. Al solo guardare, al di là della muraglia, il caos di rocce, sono presa da vertigini. Stretta di mano. Lui parte, con ai piedi i modesti scarponi, ho il cuore in gola per lui.
Scendo. Ritrovo ometto e pennellata giallo rossa, e dopo nemmeno trenta metri, ecco il bivio per Piano delle Volpi o Campo, indicato sulla cartina. Eccolo, il bivio! Per fortuna gli Dei mi hanno fatta sbagliare!
Corro! felice! tornata bambina! Corro sul bel facile sentiero che ben si presta alla corsa, senza asperità ne ostacoli.
"Corriamo! Vince chi arriva per primo a casa!"
Ultima tazza di tè a Larecc, dove ritrovo il bivio di stamane per Pian Crosc.
Corro! sul sentiero ora più ostico, ma corro! tornata bambina!
In tre quarti d' ora sono a Riva.
"Chi ha vinto? Io! io! io!"
"Chi è arrivato sul Bombögn per primo? Io! io! io no!"
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Mi vergogno moltissimo.
Ciononostante, permettete che aggiunga qualche dettaglio tecnico al racconto?
Valuterei T3+ F e I la salita per la cresta sopra la Ganna. Il dislivello complessivo della
salita: 1350 m, 1330 m quello di discesa.
"Dal valico di Pian Crosc si sale verso W, aggirando sul lato meridionale la cresta E. La Ganna della Fornace è costituita inizialmente da pendii cespugliosi ed in seguito da una lunga pietraia. Da quota 2100 circa si procede quasi orizzontalmente, su di un sentierino di capre o cercando il passaggio tra blocchi, fino alla Pioda di Bombögn. Si sale per il canale alla sua destra fino alla cresta E, per poi raggiungere in breve la cima. La Pioda di Bombögn può essere attraversata facilmente in diversi punti: si arriva così alla muraglia e salendo accanto ad essa si va in cima."
Chissà, avrò seguito questo itinerario oggi?
Leggo e rileggo queste poche righe, cartina aperta. Leggendole, cerco di raffigurarmi la via descritta per poi confrontarla con il percorso che ho effettuato.
"Pendii cespugliosi", salendo a W dal valico di Pian Crosc? Senz' altro, eccome! Rododendri e larici a chi più ne ha più ne metta. Striscio in un mare di robusti rododendri astiosi e vengo ricoperta da ondate di aghetti di larice, che, come sabbia, penetrano dappertutto. Qua e là blocchi di rocce, comunque sempre aggirabili. Parecchie le tracce di sentierini delle capre, in mezzo a questo mare vegetale: ogni tanto mi tengo sulla destra, lato Bosco, ogni tanto sul lato meridionale, cambiando lato a seconda dell' esposizione sul vuoto, a seconda della comodità del terreno, comunque molto irto.
"Lunga pietraia". Sulla cartina, Ganna della Fornace. Non ci arrivo, so esserci sotto di me a meridione due impressionanti, grandissime piodate, avvistate prima dalle cascine. Sono già troppo alta rispetto ai 2100 metri di cui parla il Maestro. Io seguo la cresta, brava scolaretta ignorante.
Quando...a occhio e croce 200 metri sopra il valico, in circa 45 faticosi ma piacevolmente adrenalinici minuti dallo stesso:
...Rocce, rocce scure, nere, enormi blocchi di pietre. Per me così poco ardita, terrificanti.
Un caos di rocce e blocchi. Sembrano innalzarsi al cielo; al contempo, precipitare negli inferi.
Non vado nemmeno a sincerarmi se sia proprio così, se ci siano possibili passaggi. La scurissima visione mi induce a tornare sui miei passi.
Scelgo per la discesa una sorta di canale, che si affaccia su Bosco, seguendo la cresta E. Sempre un tripudio di graffianti rododendri che mi arrivano alle cosce, di larici che spargono aghetti a pioggia, di massi rocciosi da disarrampicare o aggirare, un terreno che nasconde insidiosi buchi invisibili: è un bel ravano, ma piacevole: in mezzo al canale mi sento protetta rispetto al vuoto, poi, è un tipo di terreno che conosco bene e amo molto.
Ritrovo la tranquillità del valico "al margine di una stupenda conca". Una modesta muraglia conduce al P. 1955, che orna una bella croce d' argento. Mi consolo con il sole radioso, i panorami stupendi, un pezzo di pane.
E do continue occhiate alle due terrificanti piodate della Ganna: nanerottola impaurita! sciocca scolaretta! come hai potuto pensare un solo istante salire da lì? Lì, per soli Arditi.
Mi vergogno moltissimo.
Sono partita stamattina senza sapere la meta -e questo va anche bene- con solo un paio di idee in testa, a cullarmi. Il Bombögn ha fatto sentire la sua voce verso Cevio. Non lo conosco, ma mille volto ho visto le foto della sua stupefacente muraglia.
Non rileggo la guida del Brenna, ricordo la quotazione EE. Prendo invece la cartina.
Mi vergogno moltissimo.
Non ho riletto la guida del Maestro. Poi, l' avessi anche riletta, l' avrei io capita?
Mi vergogno. Non so leggere il Maestro, non so capire le cartine, non so leggere la topografia, la mia ignoranza è senza confini.
Ho una libreria stracolma di libri, di guide, che, affamata di conoscenza, rileggo continuamente. Credo di capire quanto letto, di seguire mentalmente gli itinerari. Osservo con molta attenzione i terreni che percorro, memorizzo punti di riferimento. Ho una buona memoria, vi rimangono impresse a distanza di anni le cose osservate.
Ma cammino da artista (nel senso di musicista), alla ricerca di battiti del cuore, di visioni fantastiche, di rapimenti dell' anima. Di potenti emozioni. Mi accompagnano sempre un pezzo musicale, una poesia. Oggi, per esempio, una sarabanda di Bach. E "Nur wer die Sehnsucht kennt, weiss was ich leide" di Goethe.
Mille dettagli mi fanno fermare il passo e inducono al meravigliarsi: oggi un campetto di felci che il sole colora di oro puro, un tronco a terra che sembra scultura, un ricamo di licheni su una pioda, le rocce d' argento della Ganna...
Mi vergogno moltissimo.
Vorrei tanto avere come amico un vero Ardito, tutto per me, che paziente m' insegni quello che sa. E con lui seguire gli arditi sentieri. Perché, pur non ardita io stessa, mete da Arditi sogno...
Partita a mezzogiorno da Riva, frazione di Campo, sono salita sino al valico di Pian Crosc, certa che la via normale per il Bombögn seguisse la bella cresta disegnata sulla cartina, io, stolta! e nemmeno un istante di dubbio!
Gli Dei sono poi stati generosi, gentili, con la stolta, ma questo, tornata alle cascine di Pian Crosc, non potevo saperlo. Dalle cascine si diparte un sentiero, "Alpe Quadrella" recita lui, che passando da Piano delle Volpi, recita la mia cartina, con un lungo giro mi riporterebbe a Campo. Questo seguiamo!
Me ne rallegro presto, arrivando alle lingue più basse della Ganna della Fornace e della Pioda di Bombögn, possenti fiumi di pietra che scendono dalle creste!
Arrivata a un prato, un ometto e sul pendio a destra una grossa pennellata giallo rossa. Penso sia il bivio per Piano delle Volpi, perché la cartina non riporta altri sentieri. Quanto erta, questa salita rosso gialla! La traccia è visibilissima (scorgo pure un orma di scarponi che mi sembra fresca), anche se non ci sono più marcature, ma quanto erta, quanto!
Una piccola ganna risalgo, e che vedo lassù? Una croce, sul cocuzzolo! Il Bombögn! Non può essere che lui! A riprova del mio pensiero, ecco la Muraglia, la fantastica opera umana di piode erette ad arte!
Scorgo una silhouette accanto alla croce di vetta. I battiti del mio cuore corrono a mille all' ora: una camicia di palpignana a quadretti rossi, pantaloni di fustagno marroni, un corpo magro, il viso scavato da mille arrampicate, poi un modesto vecchio zaino...
...Non sarà il Maestro?
Batte il cuore a mille. Mi si arrossano le guance. Ore diciassette.
No, non è il Maestro, ma gli somiglia. Lui non mi capisce, e il Maestro non sa chi sia. Stretta di mano. Sue erano le orme osservate. Ai piedi, modesti scarponi di cinquant' anni fa. Ma lui è un ardito, uno che conosce i posti, i passaggi, uno che con quei scarponi scenderà proprio l' itinerario 332 del Maestro, almeno così mi sembra di capire. Gli piace fare un giro al pomeriggio, gli piace quando sale la nebbia. Dice che la sua discesa è facile, niente di che, ci sono i passaggi, le tracce, i sentieri di capre, ci è già stato spesso. Non mi chiede se voglio andare con lui. Non gli chiedo di andare con lui. Al solo guardare, al di là della muraglia, il caos di rocce, sono presa da vertigini. Stretta di mano. Lui parte, con ai piedi i modesti scarponi, ho il cuore in gola per lui.
Scendo. Ritrovo ometto e pennellata giallo rossa, e dopo nemmeno trenta metri, ecco il bivio per Piano delle Volpi o Campo, indicato sulla cartina. Eccolo, il bivio! Per fortuna gli Dei mi hanno fatta sbagliare!
Corro! felice! tornata bambina! Corro sul bel facile sentiero che ben si presta alla corsa, senza asperità ne ostacoli.
"Corriamo! Vince chi arriva per primo a casa!"
Ultima tazza di tè a Larecc, dove ritrovo il bivio di stamane per Pian Crosc.
Corro! sul sentiero ora più ostico, ma corro! tornata bambina!
In tre quarti d' ora sono a Riva.
"Chi ha vinto? Io! io! io!"
"Chi è arrivato sul Bombögn per primo? Io! io! io no!"
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Mi vergogno moltissimo.
Ciononostante, permettete che aggiunga qualche dettaglio tecnico al racconto?
Valuterei T3+ F e I la salita per la cresta sopra la Ganna. Il dislivello complessivo della
salita: 1350 m, 1330 m quello di discesa.
Tourengänger:
micaela

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