Rundweg 18 Viertausander
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Come già l'anno scorso, anche quest'anno gli allievi degli "Incontri di Avvicinamento alla Montagna" hanno voluto che l'esperienza, evidentemente soddisfacente, del corso continuasse con un'ulteriore uscita sul fatidico ed imprescindibile "4000". Nel 2014 la cosa si era concretizzata con la salita alla Capanna Margherita, quest'anno noi accompagnatori abbiamo detto:" un quattromila va bene ma non la Margherita che sennò diverrebbe un'abitudine".
La scelta dopo varie ipotesi è caduta sulla Weissmies, regola per queste uscite è che l'organizzazione logistica sia a carico degli allievi, così Roberto e Marco si fanno carico della prenotazione e della raccolta delle adesioni, alla fine con vari cambiamenti: adesioni, rinunce e ripensamenti ci troviamo ad essere in 16 fra accompagnatori, allievi di quest'anno e qualche allievo degli anni scorsi.
La meteo si preannuncia splendida, ritrovo alle 7,30 poi partenza, pausa caffè ad Iselle e alle 11 circa siamo al parcheggio della funivia a Saas Grund.
In sette, perlopiù accompagnatori decidiamo di salire con la funivia fino alla stazione intermedia di Kreuzboden, d'altronde l'età comincia a pesare e gli zaini fra materiale e corde non sono da meno.
Gli altri invece decidono per la salita a piedi. "Chapeau".
Da Kreuzboden saliamo quindi su un sentiero che è quasi una stradina fino alla Weissmieshütte, ci presentiamo ai gestori, prendiamo possesso dei nostri posti letto, ci informiamo sull'ora della cena dopodichè io e Monica decidiamo di salire fino ad Hohsaas per vedere con la luce del giorno il percorso che dovremo fare domattina con il buio.
Il percorso dalla Weissmieshütte ad Hohsaas è segnalato con delle frecce catarinfrangenti in modo da essere ben visibile alla luce delle frontali, saliamo fra le morene ed i resti di quello che un tempo doveva essere un grande ghiacciaio ed oggi è una, triste, pista da sci disseminata da cannoni sparaneve.
Raggiungiamo quindi la stazione di monte della funivia di Hohsaas, qui si trovano anche un ristorante ed una Berghütte e prende avvio un simpatico percorso ad anello che illustra con dei pannelli i 18 quattromila che si possono vedere da questa sorta di balcone. Ogni pannello riporta la foto del 4000 in questione, una scheda informativa con i nomi dei primi salitori, la spiegazione del nome, una frase od un aforisma significativo (si va da Albert Einstein a Confucio fino ad arrivare a Franz von Assisi), sulla parte sommitale una pietra che si presume arrivi dalla cima illustrata.
Il percorso è elementare, alla portata di quanti salgono fin qui in scarpe da tennis con la funivia, il dislivello limitato, però è un buon esempio di come si possano fare delle cose ben fatte ed illustrative senza necessariamente strafare.
Quando arriviamo ad un pannello illustrante i movimenti del prospiciente Triftgletscher ci ricordiamo della nostra "missione esplorativa" e studiamo la via di salita dell'indomani.
La parte inferiore del ghiacciaio è un vero labirinto di seracchi, vi è una traccia di salita ma sembra molto più conveniente salire per la morena laterale fino alla parte pianeggiante del ghiacciaio.
Seguiamo una sorta di cengia su cui si trovano diversi ometti che portano in direzione Est verso la parte meno tormentata del bacino glaciale, il percorso non è banale visto che è a tratti un po' esposto e molte pietre sono un po' instabili, rinforziamo alcuni ometti e giungiamo al di sopra di un pianoro innevato da cui, una volta legati, si potrà iniziare la salita. Come ci ha avvertito il gestore della Weissmieshütte dovremo partire presto perchè alcuni ponti di neve sono piuttosto sottili e delicati. Da qui possiamo vedere bene la traccia di salita: dapprima sulla parte pianeggiante del ghiacciaio, zigzagante fra numerosi grandi crepe, poi su per una rampa diagonale, quindi per un pendio piuttosto ripido fino a giungere alla parte finale dove la pendenza diminuisce.
Torniamo sui nostri passi, raggiungiamo di nuovo Hohsaas e da qui, seguendo stavolta un bel sentiero che percorre la cresta della morena , ritorniamo al rifugio.
La cena si rivelerà una piacevole sorpresa: non siamo soliti farci soverchie illusioni sulla cucina dei rifugi svizzeri ma qui la minestra di pomodoro con qualche verdurina, gli spinaci, i cavoli rossi in agrodolce,il purè di patate con la carne (formaggio per me, Monica e Lisa) ed il dolce finale, oltretutto "ad libitum": tutti abbiamo fatto il bis ma qualcuno anche il tris, sono stati veramente soddisfacenti. Inoltre, caso più unico che raro per un rifugio elvetico, c'era il pane a cena e ce l'hanno pure portato una seconda volta!
La scelta dopo varie ipotesi è caduta sulla Weissmies, regola per queste uscite è che l'organizzazione logistica sia a carico degli allievi, così Roberto e Marco si fanno carico della prenotazione e della raccolta delle adesioni, alla fine con vari cambiamenti: adesioni, rinunce e ripensamenti ci troviamo ad essere in 16 fra accompagnatori, allievi di quest'anno e qualche allievo degli anni scorsi.
La meteo si preannuncia splendida, ritrovo alle 7,30 poi partenza, pausa caffè ad Iselle e alle 11 circa siamo al parcheggio della funivia a Saas Grund.
In sette, perlopiù accompagnatori decidiamo di salire con la funivia fino alla stazione intermedia di Kreuzboden, d'altronde l'età comincia a pesare e gli zaini fra materiale e corde non sono da meno.
Gli altri invece decidono per la salita a piedi. "Chapeau".
Da Kreuzboden saliamo quindi su un sentiero che è quasi una stradina fino alla Weissmieshütte, ci presentiamo ai gestori, prendiamo possesso dei nostri posti letto, ci informiamo sull'ora della cena dopodichè io e Monica decidiamo di salire fino ad Hohsaas per vedere con la luce del giorno il percorso che dovremo fare domattina con il buio.
Il percorso dalla Weissmieshütte ad Hohsaas è segnalato con delle frecce catarinfrangenti in modo da essere ben visibile alla luce delle frontali, saliamo fra le morene ed i resti di quello che un tempo doveva essere un grande ghiacciaio ed oggi è una, triste, pista da sci disseminata da cannoni sparaneve.
Raggiungiamo quindi la stazione di monte della funivia di Hohsaas, qui si trovano anche un ristorante ed una Berghütte e prende avvio un simpatico percorso ad anello che illustra con dei pannelli i 18 quattromila che si possono vedere da questa sorta di balcone. Ogni pannello riporta la foto del 4000 in questione, una scheda informativa con i nomi dei primi salitori, la spiegazione del nome, una frase od un aforisma significativo (si va da Albert Einstein a Confucio fino ad arrivare a Franz von Assisi), sulla parte sommitale una pietra che si presume arrivi dalla cima illustrata.
Il percorso è elementare, alla portata di quanti salgono fin qui in scarpe da tennis con la funivia, il dislivello limitato, però è un buon esempio di come si possano fare delle cose ben fatte ed illustrative senza necessariamente strafare.
Quando arriviamo ad un pannello illustrante i movimenti del prospiciente Triftgletscher ci ricordiamo della nostra "missione esplorativa" e studiamo la via di salita dell'indomani.
La parte inferiore del ghiacciaio è un vero labirinto di seracchi, vi è una traccia di salita ma sembra molto più conveniente salire per la morena laterale fino alla parte pianeggiante del ghiacciaio.
Seguiamo una sorta di cengia su cui si trovano diversi ometti che portano in direzione Est verso la parte meno tormentata del bacino glaciale, il percorso non è banale visto che è a tratti un po' esposto e molte pietre sono un po' instabili, rinforziamo alcuni ometti e giungiamo al di sopra di un pianoro innevato da cui, una volta legati, si potrà iniziare la salita. Come ci ha avvertito il gestore della Weissmieshütte dovremo partire presto perchè alcuni ponti di neve sono piuttosto sottili e delicati. Da qui possiamo vedere bene la traccia di salita: dapprima sulla parte pianeggiante del ghiacciaio, zigzagante fra numerosi grandi crepe, poi su per una rampa diagonale, quindi per un pendio piuttosto ripido fino a giungere alla parte finale dove la pendenza diminuisce.
Torniamo sui nostri passi, raggiungiamo di nuovo Hohsaas e da qui, seguendo stavolta un bel sentiero che percorre la cresta della morena , ritorniamo al rifugio.
La cena si rivelerà una piacevole sorpresa: non siamo soliti farci soverchie illusioni sulla cucina dei rifugi svizzeri ma qui la minestra di pomodoro con qualche verdurina, gli spinaci, i cavoli rossi in agrodolce,il purè di patate con la carne (formaggio per me, Monica e Lisa) ed il dolce finale, oltretutto "ad libitum": tutti abbiamo fatto il bis ma qualcuno anche il tris, sono stati veramente soddisfacenti. Inoltre, caso più unico che raro per un rifugio elvetico, c'era il pane a cena e ce l'hanno pure portato una seconda volta!
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