Funghi di terra di Rezzago (CO)
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Giornata con previsioni non molto favorevoli, scegliamo una meta anche tenendo conto che Katty non ama la neve, Maury non ha l'attrezzatura e io sono in modalità "barcollo ma non crollo", dopo una settimana passata a contatto di colleghi tanto convalescenti quanto virulenti.
Si decide per un'escursione blanda nei dintorni di Asso con meta i funghi di terra di Rezzago.
Sulla mappa della comunità montana la partenza è dal ponte oscuro, sul Lambro. Erroneamente pensiamo che sia il ponte in pietra che si vede dalla strada principale, scopriremo al ritorno che non è così. Poco male, saliamo le vie del paese un po' a caso, tanto la direzione è obbligata, fino a trovare i primi segnavia che ci instradano lungo una mulattiera. Seguiamo la direzione agriturismo Cascina Enco e Funghi di Rezzago trovando vari tipi di segnaletica.
Vediamo anche un bivio che indica Fiorana - Croce di Pizzalo su un sentiero non segnato sulla carta della comunità montana che invece c'è sulla CNS. Si potrebbero modificare i piani e fare un anellino Pizzallo - Barzaghino e poi scendere ai funghi. Ma ho promesso a Katty di non andare sulla neve e quindi desisto dal proporlo.
Procediamo quindi sulla tranquilla mulattiera fino ad un bivio dove non appaiono segnali. Decido di scendere a destra visto che i funghi sono in una valle dal nome abbastanza poco invitante, valle dei Morti, e che la mulattiera in discesa pare migliore di quella che sale. La discesa è più lunga di quanto mi aspettassi, visto che sulla carta pare quasi che le curve di livello siano alla stessa quota. Ci ritroviamo comunque davanti ad un guado dove ricompaiono i segnavia del sentiero che da Rezzago raggiunge le piramidi d'erosione. La conferma di essere nella valle dei morti ci viene oltre che dalla cartellonistica, che diventa abbondante, anche dalla piccola chiesa del lazzaretto, edificata a ridosso di un gigantesco masso erratico.
La valle, per fortuna, è meno tetra di quanto ci si potrebbe aspettare dal nome, il sentiero che la risale ben tenuto. Si osservano quasi subito gli interessanti fenomeni d'erosione che hanno formato le piramidi. Una breve deviazione dal sentiero principale porta a risalire la valle fino a ridosso del primo fungo. Se ne osserva anche un secondo in via di formazione. Si notano bene i fenomeni d'erosione prodotti dalle acque piovane, sui depositi morenici, abbandonati dai ghiacciai quaternari al loro ritiro
Tornati sui nostri passi completiamo la piacevole risalita fino ad arrivare al terzo fungo e, dopo le foto di rito, sbucare sul pianoro dove vi è il magnifico castagneto di Enco, già riportato nelle mappe del Catasto Teresiano (1721).
Si cammina rilassati tra imponenti piante secolari che notiamo essere marcate con dei numeri. Scopriremo più tardi che sono alberi privati coltivati su terreno pubblico. Ogni famiglia segnava con un numero i propri castagni. Sopravvive un antico diritto, pare sia addirittura di origine germanica, noto come “ius plantandi”.
Dal castagneto ci sarebbe la possibilità di raggiungere in breve l'agriturismo, cosa che non facciamo per un mio errore di valutazione. Non avendo voglia di prendere la cartina dallo zaino, a memoria penso di essere ormai prossimi alla chiesa di Campoè a Caglio. Camminiamo invece su una mulattiera, praticamente in piano aggirando la valle. Quando ci accorgiamo che il percorso verso Caglio non è poi così breve è ormai un po' tardi per tornare all'agriturismo.
Raggiunta Caglio ci fermiamo a curiosare nel borgo medioevale percorrendo l'itinerario Segantini. Le riproduzioni delle opere, parecchio sbiadite con le tonalità blu dominanti, non rendono ragione all'opera del pittore.
Terminata la visita al borgo scendiamo verso Rezzago nella speranza che nel frattempo ricompaia il Sole per la sosta panini. Abbiamo sono anche una buona varietà di dolci.
Ci va bene, arriviamo al parchetto antistante la chiesa romanica dei SS Cosma e Damiano proprio quando dei raggi tiepidi ci riscaldano sufficientemente a non rendere frettoloso il nostro pranzo.
Dal centro di Rezzago si trovano le indicazioni per tornare ad Asso. Si imbocca prima una stretta strada asfaltata che dopo aver attraversato la provinciale si trasforma in mulattiera. Il percorso si sviluppa poco sotto la strada principale in un ambiente un po' degradato, come spesso avviene quando si è vicini ad una strada.
L'escursione ritrova interessa poco a monte dell'attraversamento del Lambro. Si scende a ridosso di un mulino ben ristrutturato e si attraversa il fiume su di un bel ponte in pietra. Il sentiero prosegue per un breve tratto a lato del torrente lambendo pascoli fioriti di primule e bucaneve.
Il tracciato risale quasi subito sulla strada ma è interrotto da un cartello di divieto. Ci sono due piccole ruspe. Mentre decidiamo come aggiriamo l'ostacolo notiamo un paio di pescatori che invece ridiscendono direttamente il torrente. Li seguiamo.
Riusciamo a scendere ancora per un po' su un divertente sentiero che appare però mal tenuto. Percorriamo anche una bassa e breve galleria, con attenzione al cranio. Poco oltre la galleria il sentiero sembra sparire sul letto del fiume, i pescatori proseguono ma noi non ci fidiamo e risaliamo quindi il pendio erboso sbucando già a monte del tratto interrotto.
Ci troviamo quindi sulla strada che scende ad Asso ed in beve raggiungiamo quello che è il vero Ponte Oscuro, meno antico di quanto pensassimo. A fianco del ponte vi è una passerella pedonale metallica, detta "del Fili", che consente di osservare la profonda forra formata dal torrente.
Concludo con una citazione:
"il fiume rumoreggia in un profondo burrone...
Qui il Lambro incassato fra le rocce sotto il ponte Oscuro,
è niente male”
(Stendhal)

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