Sognando il Cargadura, trovo gli agriturismi... chiusi!
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Mi tocca… si, oggi mi tocca proprio inforcare le ciaspole, la neve caduta in settimana non lascia scampo ad altre possibilità di affrontare la montagna e io mi sento affranto. E allora che fare? Primo: stare vicino a casa. Secondo: scegliere un luogo con il sentiero esposto a sud. Terzo: armarsi di buona volontà. Et voilà, vado al Cargadura partendo da Vigolo, altro oggi non mi viene in mente.
E allora via, parto dal parcheggio vicino al comune e risalgo il tratto ripido e ghiacciato che mi porta a nord del paese seguendo il sentiero 704, sbuco alle ultime case e… vaffanculo, ho sbagliato strada… invece d’immettermi sulla mulattiera posta aldilà della strada asfaltata, imbocco la noiosa asfaltata e proseguo in direzione Bratta! E’ una rottura di coglioni per due chilometri e mezzo, forse tre, e dopo aver passato un paio di frazioni e delle cascine dove vendono prodotti locali, giungo all’Agriturismo La Bratta (chiuso). Ora la strada diventa agro silvo pastorale, la neve comincia ad avere uno spessore interessante e le tracce umane, spariscono dopo poco. Qua inforco le racchette.
Di segnali non ne trovo, anche se questo dovrebbe essere il sentiero N 725, ma so che questa carrareccia, conduce nei pressi del Colle di Cargadura… e allora spingo, guadagno quota in maniera lenta causa neve abbondante, tracce di animali selvatici marcano il sentiero, e dalle piante, si staccano diversi rami che cadono al suolo sfiorando la mia testa. Miii che palle, oltre alla fatica del cammino devo guardare verso il cielo? Pare proprio di si, ma penso anche che se le mucche volassero, la situazione sarebbe ben peggiore…
Giunto al Colle, trovo una palina che mi avvisa d’essere sul sentiero Flavio Tasca, rinuncio all’agognato Cargadura visto la neve abbondante, e dopo aver messo a fuoco la situazione, m’immetto sul sentiero N 701 in direzione del Colle Dedine. Lo spessore della neve livella tutto, ma la bollatura rosa posta sugli alberi, mi aiuta a rimanere sulla strada giusta… e le impronte degli animali sono ancora presenti.
In questa mezzacosta riparata dal vento, procedere è dura, bisogna tracciare il sentiero e con me non c’è nessuno che mi dia il cambio; Olmo prova a darsi da fare, ma le sue zampe corte spariscono nel manto nevoso, sino a quando poco dopo, lo vedo steso a “pelle di Leopardo” e con il viso umiliato, lo rincuoro, e lo metto dietro di me invitandolo a stare nel solco da me tracciato.
Testone come pochi, proseguo faticosamente, prendo fiato un paio di volte, ma il tarlo della rinuncia a continuare l’escursione, comincia a sfiorare la mia mente… mi affido alla misericordia di San Gargiulo, colui che mi protegge il culo, e inaspettatamente , mi ritrovo nei pressi di una bella baita dove trovo posto per pranzare. Sono al Colle di Martinazzo.
Mentre mangio do un’occhiata alla cartina, il Colle di Dedine non sembra poi così distante, e corroborato da un buon tè, riprendo con passo costante il mio cammino sino alla prossima meta… dieci minuti di ciaspole, ed eccomi al Colle di Dedine dove trovo l’ennesimo agriturismo chiuso, mi guardo attorno, ed un sentiero prosegue verso il Gombo Alto ed il Bronzone, mentre una “strada verde”, scende in maniera certa verso il paese di Vigolo. Allora giù, mi fiondo verso valle… per il suicidio (Bronzone), aspetto la bella stagione.
Scopro più tardi, che questa “strada verde” è contrassegnata col N 727, mi riporto in prossimità di La Bratta, e tolgo quella gran rottura di coglioni che sono le ciaspole, per strada asfaltata fatta all’andata, mi riporto alla mia dolce auto. Fine.
Nota 1: Non saprei che valutazione dare a questo giro, tutto si è complicato sin da subito, e io mi sono inventato una ravanata che metà è abbastanza. I luoghi sono interessanti, sicuramente è meglio farli senza neve, perché molta bollatura è posta sui sassi oggi coperti di neve. Più avanti farò ancora una capatina. Comunque qua, i buongustai possono trovare diverse qualità di formaggi e molti agriturismi, aperti sicuramente quando la neve sarà diventata ormai acqua.
Nota 2: Dilemmi della vita & cose a caso.
Podolski è passato all’Inter, mentre il mitico “Tone da la canèlada”, attaccante del Madignano, ha appeso le scarpe al chiodo.
Traffico: se il fico è “secco”, l’uva “passa”?
Se la farinata la fanno in Liguria e il castagnaccio in Toscana, in Basilicata fanno il pesto?
Interviste al vetriolo: la “faccia da culo” in che “microfono” parla?
Notizia Ansa. Salvini: non sono razzista, per questo dico da sempre, che i neri sono i migliori amici dell’Uomo!
Nota 3: La lungimiranza di Eric è davvero straordinaria, leggete cosa pensa delle ciaspole…
RACCHETTE.
Mi fiondo sulla neve e metto le mie ghette,
ma vado più veloce se spacco il ghiaccio a fette ,
e chino la mia testa mimando le faccette.
Racchette,
perdendo l’equilibrio m’aggrappo alle bacchette,
ma cado col mio culo su inutili barrette,
e fingo d’esser morto lisciando le basette.
Racchette,
bagnato come un pollo mi cambio le calzette,
e sciape ragazzine si sentono bullette,
ma insomma che volete? I Lines Lady con le “alette”?
E dopo tutto questo mi faccio due bruschette e in fondo mi domando… che cazzo di Racchette?
A La Prochaine! Menek & Olmo.

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