Monte Legnone, 2609m
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E' sempre bello ripetere la salita di alcune montagne, specie se è passato tanto tempo e se le condizioni sono diverse dalla volta precedente. Dopo averlo provato in invernale, oggi con Paolo, scegliamo di tornare sul Legnone, enorme piramide rocciosa alla guardia dell'imbocco della Valtellina che da sempre ci accompagna nelle nostre salite verso Codera.
C'è in giro parecchia gente oggi, la cosa non mi dispiace ma sinceramente avrei preferito essere solo in compagnia di Paolo e di qualche stambecco ma tant'è... Dopo il rifugio imbocchiamo il sentiero che si fionda in una bella radura di larici per poi proseguire il leggera salita verso la radura dell' Alpe Agrogno. Qui la vista è già eccezionale nonostante una leggera foschia verso nord. Pausa foto e si prosegue. All' Alpe incrociamo in tipo strano, a prima vista un pastore che ci chiede se gli diamo una mano a togliersi una zecca morta dal braccio. Nonostante abbia visto tutte le serie di Dr.House, non me la sento di ficcare le dita li dentro, men che meno usare il mio Opinel che dubito possa risultare utile. Salutato questo pseduo-pastore (che incroceremo scendendo), continiamo di buon passo verso la Porta dei Merli. Paolo, vista la palina che indica 3 ore alla cima mi chiede se sono pazzo e se ce la faremo: gli rispondo che le tempistiche sono cannate in pieno e che è meglio proseguire, quindi si mette in testa e io lo seguo a ruota.
Di buon passo raggiungiamo la Porta dei Merli e poi il Bivacco Silvestri, più conosciuto come Ca' de' Legn. Qui sostiamo cinque minuti per reidratarci, vista la calda giornata, poi proseguiamo lungo la cresta. La salita la ricordavo più dura, ma l'altra volta c'era un metro di neve ed il vento soffiava parecchio. A circa un'ora dalla partenza dal bivacco, così, di punto in bianco ci troviamo a due passi dalla vetta. Ultime roccette e siamo su. Finalmente mi godo il mio panino al prosciutto guardando soddisfatto l'ampio panorama che spazia dal Pizzo di Gino al Disgrazia, crogiolandomi al contempo sotto un sole estivo che mancava da tempo in quest'estate pazza. Dopo pranzo, giunge in cima un gruppetto di tre persone, una è una sorta di guida alpina o accompagnatore che, molto platealmente, macina numeri e tempi delle sue avventure sui monti; è un tipo da quattromila come ridere, da affilate creste innevate con tempi da skyrunner, uno che ha solcato tutte le vette del comprensorio ma che... ops... fa una grama figura confondendo il Sasso Manduino con il Badile, ahahahah!!!
Con ancora la ridadorola in corpo, inziamo la discesa verso valle incrociando di nuovo quel tipo strano e un paio di nostri amici che salgono spediti verso la vetta. Giungeremo al Roccoli-Lorla attorno alle 15, un buon tempo per noi, specie per Paolo che è fermo da settimane. Cambio vestiti, cinque minuti di relax sotto le betulle e poi via verso la afosa pianura padana.
Alla prossima!
Una domenica di tempo così non la si vede da molti mesi e come non sfruttarla?! sarebbe da pazzi restare a casa con un meteo del genere, per cui assieme all'amico Paolo puntiamo verso il Legnone, meta della nostra salita invernale di tre anni fa. Di buon mattino dirigiamo verso Colico e percorrendo la tortuosa strada che sale a Tremenico, la cima fa capolino e ne assaporo già la vetta, che par d'essere li a due passi. Parcheggiamo vicino al rifugio Roccoli-Lorla mentre un profumo eccezionale di brasato si fa strada nel sottobosco e soprattutto nelle mie narici: se fossi il classico merenderos mi fermerei lì, ma oggi si sale e il pranzo lo voglio fare con vista sul Manduino e sulla Valle dei Ratti.
C'è in giro parecchia gente oggi, la cosa non mi dispiace ma sinceramente avrei preferito essere solo in compagnia di Paolo e di qualche stambecco ma tant'è... Dopo il rifugio imbocchiamo il sentiero che si fionda in una bella radura di larici per poi proseguire il leggera salita verso la radura dell' Alpe Agrogno. Qui la vista è già eccezionale nonostante una leggera foschia verso nord. Pausa foto e si prosegue. All' Alpe incrociamo in tipo strano, a prima vista un pastore che ci chiede se gli diamo una mano a togliersi una zecca morta dal braccio. Nonostante abbia visto tutte le serie di Dr.House, non me la sento di ficcare le dita li dentro, men che meno usare il mio Opinel che dubito possa risultare utile. Salutato questo pseduo-pastore (che incroceremo scendendo), continiamo di buon passo verso la Porta dei Merli. Paolo, vista la palina che indica 3 ore alla cima mi chiede se sono pazzo e se ce la faremo: gli rispondo che le tempistiche sono cannate in pieno e che è meglio proseguire, quindi si mette in testa e io lo seguo a ruota.
Di buon passo raggiungiamo la Porta dei Merli e poi il Bivacco Silvestri, più conosciuto come Ca' de' Legn. Qui sostiamo cinque minuti per reidratarci, vista la calda giornata, poi proseguiamo lungo la cresta. La salita la ricordavo più dura, ma l'altra volta c'era un metro di neve ed il vento soffiava parecchio. A circa un'ora dalla partenza dal bivacco, così, di punto in bianco ci troviamo a due passi dalla vetta. Ultime roccette e siamo su. Finalmente mi godo il mio panino al prosciutto guardando soddisfatto l'ampio panorama che spazia dal Pizzo di Gino al Disgrazia, crogiolandomi al contempo sotto un sole estivo che mancava da tempo in quest'estate pazza. Dopo pranzo, giunge in cima un gruppetto di tre persone, una è una sorta di guida alpina o accompagnatore che, molto platealmente, macina numeri e tempi delle sue avventure sui monti; è un tipo da quattromila come ridere, da affilate creste innevate con tempi da skyrunner, uno che ha solcato tutte le vette del comprensorio ma che... ops... fa una grama figura confondendo il Sasso Manduino con il Badile, ahahahah!!!
Con ancora la ridadorola in corpo, inziamo la discesa verso valle incrociando di nuovo quel tipo strano e un paio di nostri amici che salgono spediti verso la vetta. Giungeremo al Roccoli-Lorla attorno alle 15, un buon tempo per noi, specie per Paolo che è fermo da settimane. Cambio vestiti, cinque minuti di relax sotto le betulle e poi via verso la afosa pianura padana.
Alla prossima!
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