Notturna al Monte Cazzola e risotto in forma, da fine del mondo
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E' mancata un po' di luna e c'è stato un sacco di vento, ma di "fine del mondo" vera e propria, neanche l'ombra.
Con buona pace dei Maya, la cosa più memorabile della serata resta il "risotto in forma" della Strega Bacheca che, a dispetto delle porzioni extra, sterminiamo in tempo record nonostante l'esiguo dislivello percorso.
Con Pancho e Schiep partiamo dal Devero a sera inoltrata, attrezzati male, (due lampade frontali scariche e una torcetta triled).
La luce della mezza luna, che galleggia fra le nuvole è, però, più che sufficiente per risalire senza problemi a bordo pista prima e lungo il tracciato degli skilift poi.
Arrivati in cima agli impianti incontriamo qualche problema in più. Tra il Cervandone e L’Helsenhorn, il vento trova il varco del Passo di Cornera, dal quale ci aggredisce gagliardo sul fianco destro, cancellando quella sensazione di temperatura mite avuta fin qui; la luna, intanto “galleggia” un po’ meno, per cui ci ritroviamo a percorrere il tratto finale su neve ventata e sastrugiata non male, senza una traccia visibile da seguire.
Non è la fine del mondo, perché Pancho, che sul Cazzola c’è stato centoquarantatrevolte (numero inventato ma che da un’idea della realtà), prende il timone in mezzo alla tempesta e, senza esitazioni, ci porta su per l’ultimo breve tratto.
Aggiriamo la croce sommitale e ci abbassiamo subito leggermente verso est, cercando un punto più riparato, ma il buio sconsiglia di insistere troppo nell’allontanarsi dal percorso noto, per cui le operazioni di cambio di assetto, si svolgono con qualche problema di giacche, pelli e bastoncini che minacciano di abbandonare la nave.
La torcetta triled, protagonista della prima parte della discesa, ci permette di mantenere la rotta, impedendoci di incartarci su qualche “onda” più alta delle altre. Poi è una pacchia: la luna riemerge un po’ aiutandoci a scendere a curve strette lungo il percorso degli skilift e poi, senza luce artificiale, a bordo pista fino al Devero.
Alle ventidue, abbiamo già le ginocchia sotto un tavolo di Croveo e stiamo aspettando la fine del mondo, che si presenta sotto forma, anzi no, dentro mezza forma di parmigiano.
Prunent, vitigno autoctono della Val d’Ossola, a farci compagnia.
A tutti, Buon Natale e l’augurio di un sereno 2013 ricco di buone montagne.

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