Ciaspolata ad anello all'Alpe Deccia (1694 m)
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Per la prima ciaspolata della stagione scelgo il famoso giro dell'Alpe Deccia, che non ho mai percorso.
Per la prima parte del percorso seguo la stradina asfaltata, coperta a chiazze da un sottilissimo strato di neve, fino all'Alpe Longio (0 h 30). Dopo alcune foto alle belle baite riprendo la strada, ignorando il bivio a sinistra per l'Alpe Prepiana, con l'intenzione di percorrerlo poi al ritorno.
La neve scarseggia sulla stradina e proseguo facilmente senza ciaspole per un bel pezzo.
Quindi, raggiunto un altro gruppo di baite, trovo un bivio in cui la stradina si divide in due: Alpe Voma a sinistra, Alpe Deccia a destra. Noto anche un terzo cartello, un poco a sinistra rispetto al bivio principale, che indica "Alpe Deccia mulattiera".
Stufo di camminare sulla stradina decido di addentrarmi nel bosco seguendo la mulattiera. Finalmente la neve raggiunge un'altezza sufficiente per calzare le ciaspole (dopo oltre un'ora di cammino) e il percorso si fa un pochino più ripido.
Incrocio nuovamente la stradina per Deccia e la attraverso, proseguendo sul sentiero. La neve qui è decisamente più alta ed essendo completamente immacolata procedo con grande lentezza e fatica in quanto devo battere la traccia e tenere d'occhio i segnavia sugli alberi per non perdermi.
La fatica è però ricompensata dall'ambiente fiabesco che mi circonda.
Nell'ultimo tratto smarrisco per un attimo il segnavia, ma provvidenziali passano due motoslitte sulla stradina appena sopra di me, facendomi capire quale sia la direzione giusta.
Infatti in un attimo mi ritrovo sulla strada, proprio all'ingresso del nucleo di baite dell'Alpe Deccia Inferiore.
Da qui, risalendo il pendio immacolato, raggiungo le baite dell'Alpe Deccia Superiore (2 h 25), meta e punto più alto della mia escursione.
Il tempo purtroppo è decisamente peggiorato, il sole è sparito e inizia pure a nevischiare.
Scendo poi di nuovo a Deccia Inferiore, dove mangio qualcosa e mi riposo una mezzoretta.
Per tornare decido di seguire in un primo momento la stradina, che in questa sua parte alta è ben innevata, quindi, ignorato un primo bivio a destra per l'Alpe Voma e l'Alpe Longio, svolto a destra verso l'Alpe Prepiana (cartello di legno).
Con qualche minuto di piacevole saliscendi raggiungo l'Alpe Prepiana (3 h 00), posta in bellissima posizione panoramica. Il sole nel frattempo è tornato a splendere, rendendo il tutto ancora più spettacolare.
Da qui decido di scendere liberamente il pendio, puntando dritto su un altro gruppo di baite sottostante. Mi sembra di intuire sepolta sotto la neve una mulattiera o un largo sentiero, ipotesi che si rivela azzeccata perchè in pochi minuti raggiungo l'Alpe Voma (3 h 30).
Superata l'Alpe Voma aumentano le difficoltà nel trovare il percorso giusto. Un largo sentiero sterrato e scarsamente innevato prosegue a sinistra nel bosco, troppo alto però e non nella direzione giusta per raggiungere l'Alpe Longio e chiudere quindi l'anello (probabilmente si ricongiunge con la stradina asfaltata del Deccia al bivio per Voma incontrato stamattina).
Continuo quindi nella mia "discesa libera" lungo il candido pendio immacolato, puntando di volta in volta alle baite che vedo sotto di me (questa zona ne è davvero piena!), fino a raggiungere una bella conca solcata da un ruscello, dalla quale però non riesco a trovare la via giusta per scendere.
Giro per una buona mezzora senza risultato, quindi risalgo con l'intenzione di prendere lo sterrato nel bosco ma, vedendo del fumo in un comignolo, mi avvicino ad una baita e chiedo informazioni.
Chiarita la direzione da seguire torno alla conca sottostante e mi tengo a destra, risalendo una collinetta sulla quale sono poste due baite.
Qui ritrovo subito il segnavia e l'evidente sentiero che in poco tempo mi riconduce all'Alpe Longio (4 h 30), dove riprendo la stradina asfaltata e rientro alla macchina (5 h 00).
Per la prima parte del percorso seguo la stradina asfaltata, coperta a chiazze da un sottilissimo strato di neve, fino all'Alpe Longio (0 h 30). Dopo alcune foto alle belle baite riprendo la strada, ignorando il bivio a sinistra per l'Alpe Prepiana, con l'intenzione di percorrerlo poi al ritorno.
La neve scarseggia sulla stradina e proseguo facilmente senza ciaspole per un bel pezzo.
Quindi, raggiunto un altro gruppo di baite, trovo un bivio in cui la stradina si divide in due: Alpe Voma a sinistra, Alpe Deccia a destra. Noto anche un terzo cartello, un poco a sinistra rispetto al bivio principale, che indica "Alpe Deccia mulattiera".
Stufo di camminare sulla stradina decido di addentrarmi nel bosco seguendo la mulattiera. Finalmente la neve raggiunge un'altezza sufficiente per calzare le ciaspole (dopo oltre un'ora di cammino) e il percorso si fa un pochino più ripido.
Incrocio nuovamente la stradina per Deccia e la attraverso, proseguendo sul sentiero. La neve qui è decisamente più alta ed essendo completamente immacolata procedo con grande lentezza e fatica in quanto devo battere la traccia e tenere d'occhio i segnavia sugli alberi per non perdermi.
La fatica è però ricompensata dall'ambiente fiabesco che mi circonda.
Nell'ultimo tratto smarrisco per un attimo il segnavia, ma provvidenziali passano due motoslitte sulla stradina appena sopra di me, facendomi capire quale sia la direzione giusta.
Infatti in un attimo mi ritrovo sulla strada, proprio all'ingresso del nucleo di baite dell'Alpe Deccia Inferiore.
Da qui, risalendo il pendio immacolato, raggiungo le baite dell'Alpe Deccia Superiore (2 h 25), meta e punto più alto della mia escursione.
Il tempo purtroppo è decisamente peggiorato, il sole è sparito e inizia pure a nevischiare.
Scendo poi di nuovo a Deccia Inferiore, dove mangio qualcosa e mi riposo una mezzoretta.
Per tornare decido di seguire in un primo momento la stradina, che in questa sua parte alta è ben innevata, quindi, ignorato un primo bivio a destra per l'Alpe Voma e l'Alpe Longio, svolto a destra verso l'Alpe Prepiana (cartello di legno).
Con qualche minuto di piacevole saliscendi raggiungo l'Alpe Prepiana (3 h 00), posta in bellissima posizione panoramica. Il sole nel frattempo è tornato a splendere, rendendo il tutto ancora più spettacolare.
Da qui decido di scendere liberamente il pendio, puntando dritto su un altro gruppo di baite sottostante. Mi sembra di intuire sepolta sotto la neve una mulattiera o un largo sentiero, ipotesi che si rivela azzeccata perchè in pochi minuti raggiungo l'Alpe Voma (3 h 30).
Superata l'Alpe Voma aumentano le difficoltà nel trovare il percorso giusto. Un largo sentiero sterrato e scarsamente innevato prosegue a sinistra nel bosco, troppo alto però e non nella direzione giusta per raggiungere l'Alpe Longio e chiudere quindi l'anello (probabilmente si ricongiunge con la stradina asfaltata del Deccia al bivio per Voma incontrato stamattina).
Continuo quindi nella mia "discesa libera" lungo il candido pendio immacolato, puntando di volta in volta alle baite che vedo sotto di me (questa zona ne è davvero piena!), fino a raggiungere una bella conca solcata da un ruscello, dalla quale però non riesco a trovare la via giusta per scendere.
Giro per una buona mezzora senza risultato, quindi risalgo con l'intenzione di prendere lo sterrato nel bosco ma, vedendo del fumo in un comignolo, mi avvicino ad una baita e chiedo informazioni.
Chiarita la direzione da seguire torno alla conca sottostante e mi tengo a destra, risalendo una collinetta sulla quale sono poste due baite.
Qui ritrovo subito il segnavia e l'evidente sentiero che in poco tempo mi riconduce all'Alpe Longio (4 h 30), dove riprendo la stradina asfaltata e rientro alla macchina (5 h 00).
Tourengänger:
peter86

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