Moregallo e Sasso Malascarpa... una gita "pericolosa"!
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Per domenica le previsioni non sono molto belle, inoltre devo essere a casa un po' presto per impegni famigliari. Ma se non sfrutto le poche finestre temporali che ultimamente riesco a ritagliarmi per andare in montagna, rischio di non andarci mai. Quindi la scelta cade su un posto vicino a casa per ridurre al minimo lo spreco di tempo da passare in auto, che conosco abbastanza bene, e che offre svariate possibilità di fuga in caso di maltempo, o di allungamento a piacere nel caso fossi in anticipo sui tempi previsti.
Quindi parto presto da casa, ed alle 7.30, dopo aver parcheggiato al penultimo tornante prima del termine della strada in fraz. Belvedere (300 m), sono già in cammino.
In breve, su strada prima asfaltata poi acciottolata, si raggiunge la cappellina da cui partono i vari itinerari. Prendo il sentiero n° 7 che sale alle spalle della cappellina, lo seguo per un breve tratto fino al bivio (cartello) per il sentiero Paolo e Eliana. Qui prendo a destra, il sentiero traversa più o meno in quota. Dove si allarga diventando una mulattiera erbosa piuttosto larga, si prende a sinistra un sentierino (bolli di vernice giallo/bianco/rosso un po' nascosti) che sale abbastanza ripidamente verso il Moregallo.
Salendo si sentono degli spari, ci sono in giro dei cacciatori e li sento sempre più vicini. Cerco di fare un po' di rumore per farmi sentire, soprattutto quando sbuco sui tratti per loro più favorevoli.
Rapidamente raggiungo la Forcellina (720 m), dove si incrocia il sentiero che collega il Sasso di Preguda con la sorgente Sambrosera. Procedo dritto seguendo le indicazioni del sentiero Paolo e Eliana. Poco dopo PUM-PUM-PUM, tre spari ravvicinati, vicinissimi, d'istinto mi accuccio per terra, giusto in tempo per sentire il rumore di qualche manciata di pallini che finisce nel fogliame degli alberi appena sopra e poi cadono frusciando. Ora, io non ho niente contro i cacciatori: anche se non capisco che piacere ci trovino, non sono un talebano anti-caccia per partito preso... ma se mi sparano addosso un pochino (ma proprio poco-poco) mi infastidisco, e credo che sia abbastanza alta la possibilità di sparare a qualcuno per sbaglio in una zona come questa fitta di sentieri. Gli lancio un urlo per fargli capire che sono un essere umano e riprendo la mia salita. Per un po' continuo a sentire i latrati dei cani e la voce dei cacciatori che li chiamano e li incitano: mi sembra quasi di essere Harrison Ford inseguito da Tommy Lee Jones ne "Il Fuggitivo"... Finalmente i rumori si placano e smetto di sentirmi "inseguito". In breve sono alla Bocchetta di Preguda e, con un piccolo traverso fuori-pista (il sentiero passa poco più sotto), alla vicina Bocchetta di Sambrosera. L'ultima rampa ed eccomi alla croce ed alla Madonnina della cima (1276 m, circa 2 ore dalla macchina).
Inizio a scendere dalla parte opposta da cui sono arrivato, col sentiero n° 6. Il primo tratto con le catene è molto bagnato e viscido, e richiede più attenzione del solito; più sotto va meglio. Giunto alla Bocchetta di Moregge proseguo per il rifugio SEV col sentiero n° 7. Comincia a piovere, ne approfitto per un bel tè caldo al rifugio.
Dopo la breve sosta riprendo a salire verso la Forcella dei Corni, il sentiero e le rocce sono viscidissimi, rinuncio alla salita dei corni e scendo direttamente verso la Colma (1000 m): i sentieri da queste parti sono scivolosi già in condizioni normali, oggi in più punti devo ricorrere a tecniche più sci-alpinistiche che escursionistiche...
Breve sosta, controllo i tempi: ci sta ancora uno "scollinamento". La carta riporta un sentiero che, superato il Sasso Malascarpa, scende verso San Tomaso. Decido quindi di procedere lungo un tratto del sentiero geologico (sentiero n° 3) verso il Sasso Malascarpa: un primo tratto nel bosco ed un successivo tratto più aperto mi portano in vista della torre con le antenne.
Qui un cartello indica la direzione Valmadrera (quindi è il sentiero che ho visto sulla carta). Imbocco la discesa. Inizialmente il sentiero è bollato; poi i segni spariscono, il sentiero è sempre meno evidente, tanto che ad un certo punto sono in dubbio di aver sbagliato da qualche parte, poi ritrovo dei segni sbiaditi su qualche albero e ricomincio a scendere... i segni spariscono di nuovo, vengo rincuorato da alcuni gradini fatti con pietre trattenute da picchetti in ferro, quindi sono ancora sulla direttrice corretta: non che ci siano molte possibilità, praticamente sono sul fondo di una valletta, solo che è tutto molto ripido e scivoloso. Ad un certo punto ricomincio a vedere altri bolli sul lato opposto della valletta (a destra scendendo), li raggiungo ed effettivamente c'è una traccia che scende. Diventa sempre più ripido, ormai scendo attaccandomi agli alberi che fortunatamente qui non mancano. I segni scompaiono un'altra volta, adesso rinuncio a ritrovarli e comincio a scendere dritto, dovrei comunque arrivare ad incrociare il sentiero n° 1 che sale verso la Bocchetta di San Miro ed il Monte Prasanto. In effetti lo raggiungo poco a monte di dove arriva il mio sentiero (cartello con l'indicazione di "IMPEGNATIVO"), non senza evitare un paio di brutti scivoloni (molto rischiosi in queste condizioni) ed un piccolo infortunio ad una mano. Da qui ormai non ci possono più essere sorprese, il comodo sentiero passa dal fontanino dell'Acqua del Tufo, e raggiunge San Tomaso oggi tranquillissimo (a differenza delle calde domeniche estive oggi non c'è nessuno); ormai il sentiero è diventato una strada che mi riporta alla cappellina di stamattina. Qui si chiude l'anello e scendo al parcheggio.
Ricapitolando: oggi ho evitato per un pelo di essere impallinato dai cacciatori e su quella brutta discesa me la sono cavata con solo uno "sbrego" alla mano... bilancio tutto sommato positivo.
P.S.: Sono stato a lungo in dubbio se mettere la traccia GPS, a causa della discesa del sentiero "fantasma"... la pubblico, ma vi sconsiglio questa discesa, sicuramente meglio raggiungere la Bocchetta di San Miro e scendere da quella parte.
Quindi parto presto da casa, ed alle 7.30, dopo aver parcheggiato al penultimo tornante prima del termine della strada in fraz. Belvedere (300 m), sono già in cammino.
In breve, su strada prima asfaltata poi acciottolata, si raggiunge la cappellina da cui partono i vari itinerari. Prendo il sentiero n° 7 che sale alle spalle della cappellina, lo seguo per un breve tratto fino al bivio (cartello) per il sentiero Paolo e Eliana. Qui prendo a destra, il sentiero traversa più o meno in quota. Dove si allarga diventando una mulattiera erbosa piuttosto larga, si prende a sinistra un sentierino (bolli di vernice giallo/bianco/rosso un po' nascosti) che sale abbastanza ripidamente verso il Moregallo.
Salendo si sentono degli spari, ci sono in giro dei cacciatori e li sento sempre più vicini. Cerco di fare un po' di rumore per farmi sentire, soprattutto quando sbuco sui tratti per loro più favorevoli.
Rapidamente raggiungo la Forcellina (720 m), dove si incrocia il sentiero che collega il Sasso di Preguda con la sorgente Sambrosera. Procedo dritto seguendo le indicazioni del sentiero Paolo e Eliana. Poco dopo PUM-PUM-PUM, tre spari ravvicinati, vicinissimi, d'istinto mi accuccio per terra, giusto in tempo per sentire il rumore di qualche manciata di pallini che finisce nel fogliame degli alberi appena sopra e poi cadono frusciando. Ora, io non ho niente contro i cacciatori: anche se non capisco che piacere ci trovino, non sono un talebano anti-caccia per partito preso... ma se mi sparano addosso un pochino (ma proprio poco-poco) mi infastidisco, e credo che sia abbastanza alta la possibilità di sparare a qualcuno per sbaglio in una zona come questa fitta di sentieri. Gli lancio un urlo per fargli capire che sono un essere umano e riprendo la mia salita. Per un po' continuo a sentire i latrati dei cani e la voce dei cacciatori che li chiamano e li incitano: mi sembra quasi di essere Harrison Ford inseguito da Tommy Lee Jones ne "Il Fuggitivo"... Finalmente i rumori si placano e smetto di sentirmi "inseguito". In breve sono alla Bocchetta di Preguda e, con un piccolo traverso fuori-pista (il sentiero passa poco più sotto), alla vicina Bocchetta di Sambrosera. L'ultima rampa ed eccomi alla croce ed alla Madonnina della cima (1276 m, circa 2 ore dalla macchina).
Inizio a scendere dalla parte opposta da cui sono arrivato, col sentiero n° 6. Il primo tratto con le catene è molto bagnato e viscido, e richiede più attenzione del solito; più sotto va meglio. Giunto alla Bocchetta di Moregge proseguo per il rifugio SEV col sentiero n° 7. Comincia a piovere, ne approfitto per un bel tè caldo al rifugio.
Dopo la breve sosta riprendo a salire verso la Forcella dei Corni, il sentiero e le rocce sono viscidissimi, rinuncio alla salita dei corni e scendo direttamente verso la Colma (1000 m): i sentieri da queste parti sono scivolosi già in condizioni normali, oggi in più punti devo ricorrere a tecniche più sci-alpinistiche che escursionistiche...
Breve sosta, controllo i tempi: ci sta ancora uno "scollinamento". La carta riporta un sentiero che, superato il Sasso Malascarpa, scende verso San Tomaso. Decido quindi di procedere lungo un tratto del sentiero geologico (sentiero n° 3) verso il Sasso Malascarpa: un primo tratto nel bosco ed un successivo tratto più aperto mi portano in vista della torre con le antenne.
Qui un cartello indica la direzione Valmadrera (quindi è il sentiero che ho visto sulla carta). Imbocco la discesa. Inizialmente il sentiero è bollato; poi i segni spariscono, il sentiero è sempre meno evidente, tanto che ad un certo punto sono in dubbio di aver sbagliato da qualche parte, poi ritrovo dei segni sbiaditi su qualche albero e ricomincio a scendere... i segni spariscono di nuovo, vengo rincuorato da alcuni gradini fatti con pietre trattenute da picchetti in ferro, quindi sono ancora sulla direttrice corretta: non che ci siano molte possibilità, praticamente sono sul fondo di una valletta, solo che è tutto molto ripido e scivoloso. Ad un certo punto ricomincio a vedere altri bolli sul lato opposto della valletta (a destra scendendo), li raggiungo ed effettivamente c'è una traccia che scende. Diventa sempre più ripido, ormai scendo attaccandomi agli alberi che fortunatamente qui non mancano. I segni scompaiono un'altra volta, adesso rinuncio a ritrovarli e comincio a scendere dritto, dovrei comunque arrivare ad incrociare il sentiero n° 1 che sale verso la Bocchetta di San Miro ed il Monte Prasanto. In effetti lo raggiungo poco a monte di dove arriva il mio sentiero (cartello con l'indicazione di "IMPEGNATIVO"), non senza evitare un paio di brutti scivoloni (molto rischiosi in queste condizioni) ed un piccolo infortunio ad una mano. Da qui ormai non ci possono più essere sorprese, il comodo sentiero passa dal fontanino dell'Acqua del Tufo, e raggiunge San Tomaso oggi tranquillissimo (a differenza delle calde domeniche estive oggi non c'è nessuno); ormai il sentiero è diventato una strada che mi riporta alla cappellina di stamattina. Qui si chiude l'anello e scendo al parcheggio.
Ricapitolando: oggi ho evitato per un pelo di essere impallinato dai cacciatori e su quella brutta discesa me la sono cavata con solo uno "sbrego" alla mano... bilancio tutto sommato positivo.
P.S.: Sono stato a lungo in dubbio se mettere la traccia GPS, a causa della discesa del sentiero "fantasma"... la pubblico, ma vi sconsiglio questa discesa, sicuramente meglio raggiungere la Bocchetta di San Miro e scendere da quella parte.
Tourengänger:
Daniele

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