Bivacco "Città di Varese"
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Le previsioni meteo per questa domenica non sono proprio eccezionali anche se non dovrebbe piovere, prendo in considerazione l'idea di un giro in Val Verzasca, poi Pietro, il vicepresidente della sezione, mi propone di accompagnarlo al bivacco "Città di Varese" per controllarne lo stato e riportare il libro del bivacco che è stato restaurato, non essendo mai stato in Val Antrona accetto volentieri: ritrovo alle 6,30, siamo in quattro, oltre a Pietro ci sono anche Monica e Luigi.
Alle 8,45 dopo un caffè a Cheggio, abbiamo gli scarponi ai piedi, passiamo sulla corona del Bacino dei Cavalli e contorniamo il lago percorrendo un bel sentiero a picco sull'acqua che ha un magnifico colore verdazzurro.
Passiamo il ponte sul Loranco nei pressi dell'Alpe del Gabbio, in bella posizione ma in stato di degrado, il sentiero sale passando poi di fianco ad un muretto a secco di pertinenza dell'alpe sottostante. Ci addentriamo nella valle, lo strato inferiore della coltre nebbiosa è attestato sui 2200 metri e non permette di vedere le cime circostanti, intorno l'acqua è onnipresente, i pascoli sono ancora verdi ma i fiori sono veramente pochi: seneci, achillee e qualche sparuta campanula, i pochi mirtilli rimasti sanno di poco.
Arriviamo al rifugio Andolla, facciamo una sosta e ne approfitto per bere un the caldo, non che faccia freddo ma l'umidità è decisamente tanta!
Il sentiero parte proprio dietro il rifugio, a tratti diviene solo una traccia ma è ottimamente segnalato, anche in una giornata di nebbia come questa non c'è pericolo di perdersi.
Proseguiamo il nostro cammino, i pascoli si alternano alle roccette ed a pietraie sopra le quali si intuisce la presenza dei piccoli ghiacciai residui dell'Andolla e del Pizzo di Loranco, finalmente dalla nebbia intuiamo la sagoma del bivacco, è appollaiato su un'affilata crestina, anche con una visibilità tanto scarsa il luogo è davvero suggestivo, le pareti sono decisamente verticali.
Sul retro della costruzione c'è un sentierino con delle catene che porta all'impluvio dove si troval'acqua.
Tutto sommato il bivacco è in condizioni accettabili: l'anno prossimo ci sarà da tendere i cavi che lo assicurano alla roccia, ritoccare un po' la vernice, sigillare qualche giuntura, portare un nuovo estintore, rinfrescare le scritte, indicare il luogo dove si trova l'acqua e l'inizio della ferrata...tutto sommato poca cosa.
Consumiamo il nostro pranzo all'interno del bivacco e, quando siamo ormai al caffè, riceviamo una gradita visita: una stambecca, probabilmente una presenza abituale qui, si sofferma ad osservarci, non sembra intimorita dalla nostra presenza, poi sparisce dal campo visivo, come scopriremo una volta usciti dal bivacco, per accovacciarsi sul retro.
Pietro aggiunge le pagine compilate del libro provvisorio al libro restaurato, riassettiamo, facciamo un autoscatto ricordo e poi iniziamo la discesa, ripassiamo dall'Alpe Corone, il cui edificio è ricavato da una profonda balma e ritorniamo al rifugio Andolla dove Pietro prende accordi con il custode per i lavori di restauro..
Riprendiamo la discesa, ripercorriamo il sentiero fatto all'andata ed alle 17 siamo di ritorno all'auto.
Nonostante il tempo nebbioso la gita si è rivelata piacevole, ciliegina sulla torta la stambecchina al bivacco.
Penso che tornerò per vedere la valle ed il bivacco con un tempo migliore.
Tempi: dalla diga al rifugio Andolla: 1 ora 40min
dal rifugio al bivacco: 2 ore
poco più di 8 ore per il giro completo, soste comprese.
Alle 8,45 dopo un caffè a Cheggio, abbiamo gli scarponi ai piedi, passiamo sulla corona del Bacino dei Cavalli e contorniamo il lago percorrendo un bel sentiero a picco sull'acqua che ha un magnifico colore verdazzurro.
Passiamo il ponte sul Loranco nei pressi dell'Alpe del Gabbio, in bella posizione ma in stato di degrado, il sentiero sale passando poi di fianco ad un muretto a secco di pertinenza dell'alpe sottostante. Ci addentriamo nella valle, lo strato inferiore della coltre nebbiosa è attestato sui 2200 metri e non permette di vedere le cime circostanti, intorno l'acqua è onnipresente, i pascoli sono ancora verdi ma i fiori sono veramente pochi: seneci, achillee e qualche sparuta campanula, i pochi mirtilli rimasti sanno di poco.
Arriviamo al rifugio Andolla, facciamo una sosta e ne approfitto per bere un the caldo, non che faccia freddo ma l'umidità è decisamente tanta!
Il sentiero parte proprio dietro il rifugio, a tratti diviene solo una traccia ma è ottimamente segnalato, anche in una giornata di nebbia come questa non c'è pericolo di perdersi.
Proseguiamo il nostro cammino, i pascoli si alternano alle roccette ed a pietraie sopra le quali si intuisce la presenza dei piccoli ghiacciai residui dell'Andolla e del Pizzo di Loranco, finalmente dalla nebbia intuiamo la sagoma del bivacco, è appollaiato su un'affilata crestina, anche con una visibilità tanto scarsa il luogo è davvero suggestivo, le pareti sono decisamente verticali.
Sul retro della costruzione c'è un sentierino con delle catene che porta all'impluvio dove si troval'acqua.
Tutto sommato il bivacco è in condizioni accettabili: l'anno prossimo ci sarà da tendere i cavi che lo assicurano alla roccia, ritoccare un po' la vernice, sigillare qualche giuntura, portare un nuovo estintore, rinfrescare le scritte, indicare il luogo dove si trova l'acqua e l'inizio della ferrata...tutto sommato poca cosa.
Consumiamo il nostro pranzo all'interno del bivacco e, quando siamo ormai al caffè, riceviamo una gradita visita: una stambecca, probabilmente una presenza abituale qui, si sofferma ad osservarci, non sembra intimorita dalla nostra presenza, poi sparisce dal campo visivo, come scopriremo una volta usciti dal bivacco, per accovacciarsi sul retro.
Pietro aggiunge le pagine compilate del libro provvisorio al libro restaurato, riassettiamo, facciamo un autoscatto ricordo e poi iniziamo la discesa, ripassiamo dall'Alpe Corone, il cui edificio è ricavato da una profonda balma e ritorniamo al rifugio Andolla dove Pietro prende accordi con il custode per i lavori di restauro..
Riprendiamo la discesa, ripercorriamo il sentiero fatto all'andata ed alle 17 siamo di ritorno all'auto.
Nonostante il tempo nebbioso la gita si è rivelata piacevole, ciliegina sulla torta la stambecchina al bivacco.
Penso che tornerò per vedere la valle ed il bivacco con un tempo migliore.
Tempi: dalla diga al rifugio Andolla: 1 ora 40min
dal rifugio al bivacco: 2 ore
poco più di 8 ore per il giro completo, soste comprese.
Tourengänger:
paoloski

Communities: Hikr in italiano
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Kommentare (6)