Monte Legnone (quello di Varese) q. 867
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E se un olandese, metti caso, volesse concedersi un paio d'ore di montagna in una domenica pomeriggio di novembre, godendo delle ultime luci del sole, come fa?
Questo pensiero mi accompagnava la settimana scorsa durante la mia permanenza all'Aja, vedendo quella terra completamente piatta (e comunque affascinante) che a percorrerla sembra di essere dei naviganti tanto l'orizzonte è sempre a portata di sguardo, se non celato dalle nebbie.
Questo pensiero, insieme a quello di essere fortunato io, mi accompagna domenica mentre sputo rabbia alla Rasa di Varese completamente intasata dal traffico degli invasori di mercatini tipici.
Proseguo per il Brinzio, quantomeno alla ricerca di un parcheggio, e poi si vedrà.
Ma abbandonata l'auto al posteggio in fondo a via Piave, ho finalmente le idee chiare: in Olanda non si va in montagna e io vado sul monte Legnone, quella propaggine boschiva a 867 metri di quota proprio sopra l'ameno villaggio. Seguo il sentiero E/1 che rimane sempre largo ma in breve diventa ripido. A volte si trasforma in ruscello e quindi lo risalgo parallelamente dentro boschi puliti per evitare di andare a mollo. Dopo una rapida e faticosa ascesa giungo al passo Varrò ove confluisce anche il sentiero proveniente dalla Rasa, idea primigenia e abbandonata di questo sunday afternoon fast trip.
Invece di voltare a destra per arrancare verso il passo delle Pizzelle e successivamente (a scelta) alla palestra di roccia o al Sacro Monte, volto a sinistra, dove un segnavia indica la direzione per il Legnone. Il sentiero, in pratica non c'è. Si sale dunque liberamente su pendii iniziali molto duri che, in breve, escono su larga cresta. Qualche saliscendi, ora facilitato da una traccia evidente e dunque in vetta, che a dispetto della rara vegetazione, offre un bel panorama sulla catena alpina e sulle più vicine prealpi varesine: il Martica sembra a portata di stretta di mano e si offre arrosato dall'ultimo sole del pomeriggio.
Ci vuole poco per esser contenti.
Vento freddo ghiaccia il sudore versato causa velocità folle in ascesa (sarà pure affascinante ma di perdermi in questi boschi popolati di cinghiali e chissà cos'altro al buio non mi garba), quindi con la stessa libertà e frenesia della salita, comincio la discesa. Alcuni tratti possono risultare un po' esposti e bisogna stare attenti. In inverno, quando le foglie secche già di loro infingarde coprono lastrini di ghiaccio, il capitombolo in questo tratto è all'ordine del giorno!
Ridisceso al passo Varrò, proseguo per una variante che conosco: invece seguire il percorso dell'andata, svolto deciso a destra e seguo una traccia larga ma poco evidente che passa sotto le pendici del suddetto Legnone e dunque facendosi sempre più strada, prosegue in godibilissimo falsopiano in discesa. Qui sopra un sasso che sembra un trono mi accomodo, infilo le cuffie e allo stordente ritmo di un rock and roll, mi godo cinque minuti di pura emozione accerchiato come sono dai suoni che voglio sentire, i colori che voglio vedere, i profumi che voglio annusare, i pensieri che voglio fare.
Dopo la ripartenza c'è qualche tratto antipatico di sentiero - torrente da aggirare e, in qualche dieci minuti, si riagguanta l'auto al parcheggio.
Amici olandesi, magari in un'altra dimensione anche per voi ci sarà un Legnone.
Km 5.5 circa, SE: km 9 circa.
Questo pensiero mi accompagnava la settimana scorsa durante la mia permanenza all'Aja, vedendo quella terra completamente piatta (e comunque affascinante) che a percorrerla sembra di essere dei naviganti tanto l'orizzonte è sempre a portata di sguardo, se non celato dalle nebbie.
Questo pensiero, insieme a quello di essere fortunato io, mi accompagna domenica mentre sputo rabbia alla Rasa di Varese completamente intasata dal traffico degli invasori di mercatini tipici.
Proseguo per il Brinzio, quantomeno alla ricerca di un parcheggio, e poi si vedrà.
Ma abbandonata l'auto al posteggio in fondo a via Piave, ho finalmente le idee chiare: in Olanda non si va in montagna e io vado sul monte Legnone, quella propaggine boschiva a 867 metri di quota proprio sopra l'ameno villaggio. Seguo il sentiero E/1 che rimane sempre largo ma in breve diventa ripido. A volte si trasforma in ruscello e quindi lo risalgo parallelamente dentro boschi puliti per evitare di andare a mollo. Dopo una rapida e faticosa ascesa giungo al passo Varrò ove confluisce anche il sentiero proveniente dalla Rasa, idea primigenia e abbandonata di questo sunday afternoon fast trip.
Invece di voltare a destra per arrancare verso il passo delle Pizzelle e successivamente (a scelta) alla palestra di roccia o al Sacro Monte, volto a sinistra, dove un segnavia indica la direzione per il Legnone. Il sentiero, in pratica non c'è. Si sale dunque liberamente su pendii iniziali molto duri che, in breve, escono su larga cresta. Qualche saliscendi, ora facilitato da una traccia evidente e dunque in vetta, che a dispetto della rara vegetazione, offre un bel panorama sulla catena alpina e sulle più vicine prealpi varesine: il Martica sembra a portata di stretta di mano e si offre arrosato dall'ultimo sole del pomeriggio.
Ci vuole poco per esser contenti.
Vento freddo ghiaccia il sudore versato causa velocità folle in ascesa (sarà pure affascinante ma di perdermi in questi boschi popolati di cinghiali e chissà cos'altro al buio non mi garba), quindi con la stessa libertà e frenesia della salita, comincio la discesa. Alcuni tratti possono risultare un po' esposti e bisogna stare attenti. In inverno, quando le foglie secche già di loro infingarde coprono lastrini di ghiaccio, il capitombolo in questo tratto è all'ordine del giorno!
Ridisceso al passo Varrò, proseguo per una variante che conosco: invece seguire il percorso dell'andata, svolto deciso a destra e seguo una traccia larga ma poco evidente che passa sotto le pendici del suddetto Legnone e dunque facendosi sempre più strada, prosegue in godibilissimo falsopiano in discesa. Qui sopra un sasso che sembra un trono mi accomodo, infilo le cuffie e allo stordente ritmo di un rock and roll, mi godo cinque minuti di pura emozione accerchiato come sono dai suoni che voglio sentire, i colori che voglio vedere, i profumi che voglio annusare, i pensieri che voglio fare.
Dopo la ripartenza c'è qualche tratto antipatico di sentiero - torrente da aggirare e, in qualche dieci minuti, si riagguanta l'auto al parcheggio.
Amici olandesi, magari in un'altra dimensione anche per voi ci sarà un Legnone.
Km 5.5 circa, SE: km 9 circa.
Tourengänger:
rochi
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