Il Diavolo ed il Redentore. Lago di Pilato - Monte Vettore


Publiziert von rambaldi , 1. April 2020 um 19:40.

Region: Welt » Italien » Marken
Tour Datum:19 Juli 2009
Wandern Schwierigkeit: T3+ - anspruchsvolles Bergwandern
Wegpunkte:
Geo-Tags: I 
Zeitbedarf: 10:15
Aufstieg: 1500 m
Abstieg: 1500 m
Unterkunftmöglichkeiten:Rifugio Perugia - rifugio gestito (N.B. Il rifugio storico ha subito dei gravi danni durante il terremoto del 2016 - Attualmente, 2020, mi risulta essere stato ripristinato il servizio di ristorante / bar in una struttura antisismica in legno mentre il pernottamento ancora non è possibile) - Capanna Ghezzi - Rifugio Zilioli (CAI Ascoli Piceno)

Primo giorno nel parco nazionale dei monti Sibillini. Abbiamo in programma un'escursione che dovrebbe svelarci alcune delle bellezze d'alta quota di quest'area protetta.

 

Partiamo dal rifugio Perugia, dove abbiamo pernottato. Attraversato il Pian Grande di Castelluccio parcheggiamo l'auto all'inizio di una casareccia sterrata ai piedi della collina su cui sorge il borgo.

Secondo alcune relazioni la sterrata sarebbe percorribile in auto, con attenzione. Ma visti i profondi solchi dovuti all'erosione che la devastano preferiamo non rischiare.

Temiamo che l'imprevisto che difficilmente ci permetterà di completare l'anello che abbiamo disegnato sulla carta.

 

La casareccia sale fino al rifugio Ghezzi, stabile in parte utilizzato da un pastore e in parte adibito a rifugio autogestito.

 

Superato il fontanile a trocche del rifugio, dove è opportuno fare l'ultimo rifornimento di acqua, il percorso prosegue su un sentiero che sale ben disegnato lungo i fianchi del monte Argentella offrendo ampi panorami sul Pian Grande di Castelluccio.

 

Si raggiunge l'altopiano di Forca Viola a 1936 m da dove la vista si apre ad est sul versante marchigiano della cresta del monte Redentore. Ai nostri piedi l'ampia vallata di Foce, dominata dalla catena montuosa del monte Vettore.

Alla nostra sinistra, a nord, il monte Argentella ed in lontananza il monte Sibilla con la famosa strada a “zeta” che ne deturpa ormai irrimediabilmente l'aspetto.

Alla nostra destra l'ampia cresta che scende dalla cima del Redentore.

Alle nostre spalle rimangono Castelluccio, Pian grande, Pian Perduto.

 

Notevole anche la varietà botanica dei fiori che troviamo nei prati che contornano Forca Viola, in particolare veramente sono abbondanti le Stelle Appenniniche, che ci appaino più minute e “batufolose” delle “nostre” Stelle Alpine.

 

Potremmo quindi proseguire in tre sentieri: a nord verso monte Argentella e monte Porche, a sud verso Diavolo e Redentore, oppure scendere nel vallone per raggiungere direttamente il lago di Pilato, nostro obiettivo finale.

Vista la giornata magnifica ed avendo parecchio tempo a disposizione, il rifugio Perugia, dove pernottiamo, non pone e vincoli per il rientro e la cena, scegliamo ugualmente di intraprendere il percorso progettato che ci pare più grandioso e completo. Cammineremo con calma.

 

Proseguiamo quindi in direzione sud, verso il Pizzo del Diavolo.

Il pizzo non è la cima più alta della catena ma quella più riconoscibile, grazie alla conformazione rocciosa ed ad una parete verticale che precipita sul lago di Pilato.

Meno evidente ma più elevata la sua gemella Cima del Redentore. I nomi di questi luoghi traggono origine, probabilmente da un'antica leggenda:

 

Nel lago di Pilato sarebbe, secondo la tradizione, custodito il corpo di Ponzio Pilato condannato a morte da Tiberio, prima rinchiuso in un sacco e poi affidato a un carro di bufali liberi di vagare senza meta. Gli animali da Roma sarebbero giunti fin su alla Cima del Redentore dalla cui cresta il corpo cadde nelle acque del lago.

 

Proseguiamo quindi lungo un sentiero che risale graduale verso la cresta, prima lambendo Quarto San Lorenzo, poi arrivando su Cima dell'Osservatorio. La cima è chiamata così per un vecchio progetto, ora abbandonato, di costruzione di un osservatorio astronomico.

 

Proseguendo raggiungiamo la Cima del Redentore, leggermente più alta del pizzo del Diavolo. Fino a questo punto il crinale è molto ampio e il percorso non pone problemi. Per raggiungere il pizzo abbandoniamo la cresta principale seguendo verso est una diramazione abbastanza affilata. In breve, aiutandoci in un paio di occasioni con le mani, raggiungiamo la vetta del pizzo.

 

Il panorama è ampio, si domina la valle di Foce ma non si vede il sottostante lago di Pilato, nascosto dalla verticale parete est del pizzo.

 

Torniamo sui nostri passi alla Cima del Redentore da dove riprendiamo la cresta principale, che a sua volta si restringe, per raggiungere Cima del Lago da dove, finalmente, iniziamo ad vedere il lago di Pilato.

 

La cresta è divertente da percorrere e non presenta difficoltà. Superata la cima del Lago prima di scendere alla Sella delle Ciaule raggiungiamo anche cima dei prati. Raggiunta la sella, ove sorge il piccolo rifugio Zilioli, decidiamo di salire, fuori programma, anche sul monte Vettore, cima più alta dei Sibillini. Allungheremo ulteriormente l'escursione: vista la giornata ed il tempo stabile ne vale la pena.

 

Anche la salita al Vettore non presenta difficoltà, il sentiero in cresta è facile e non vi sono possibilità di errori. Sulla cima di nuovo ampi panorami e sopratutto superba vista del pizzo del Diavolo e con tutta la cresta percorsa.

 

Scendiamo di nuovo al rifugio Zilioli per raggiungere il lago di Pilato che ci incuriosisce molto. Un labile laghetto di origine glaciale, poco profondo, circa 8 metri, con la singolare forma a “occhiali Ray Ban” che mano a mano che l'estate avanza tende a prosciugarsi, a seconda la stagione primaverile sia più o meno siccitosa, fino a scindersi in due laghetti più piccoli. Un ecosistema delicato e, credo, unico sugli Appennini.

 

La prima parte di discesa è lungo verdi pascoli fino a raggiungere un ghiaione dove è bene seguire il sentiero tracciato senza tagliare direttamente in basso sulla ganda, rispettando un ambiente veramente delicato, seguendo le raccomandazioni che leggiamo sui segnavia posato dal ente parco.

 

Al lago lunga sosta in un ambiente incantevole. Ormai è pomeriggio inoltrato e gli innumerevoli escursionisti che vedevamo dalla cresta ormai sono rientrati. A noi non rimane che godere della pace del luogo e immaginare le leggende che lo avvolgono.

Prima di ripartire cerchiamo di riconoscere nelle acque qualche esemplare di Chirocefalo del Marchesoni, un gamberetto endemico.

Tra le pietre scorgiamo qualche esemplare del raro crostaceo: esiste davvero ed è minuscolo!

 

Ormai il sole si sta celando dietro i monti e visto che il percorso di rientro è ancora lungo decidiamo a malincuore di ripartire. Oltretutto ci aspetta la risalita verso forca Viola che, a questo punto della giornata, diventerà abbastanza impegnativa.

 

Raggiunta la forca le energia sono al lumicino ma con calma raggiungiamo Castelluccio seguendo il sentiero d'andata.


Tourengänger: rambaldi
Communities: Hikr in italiano


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