Pizzo Pesciora (3120 m) e Gerenhorn (3076 m)
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Il libro di vetta del Pizzo Pesciora parla da solo: è lì dal 1987 e da allora ha visto 70 iscrizioni, compresa la mia. Si dirà che non a tutti piace firmare il libro di vetta, si dirà che il Pesciora è preferibilmente una meta – scialpinistica - invernale, stagione in cui, probabilmente (affermazione smentita da alcune iscrizioni natalizie o d’inizio gennaio) il suddetto libro giace sotto una copiosa coltre di neve; si potrà aggiungere che non è certo una cima semplice. Si può oltremodo asserire che il libro di vetta è ben nascosto: sì, ma dove? ...naturalmente nel posto più ovvio in cui un libro di vetta, croce mancante, possa giacere: all’interno dell’uomo di vetta.
Comunque è così: il “Gipfelbuch”, come si legge sul suo frontespizio, pur essendo molto corposo, è per la maggior parte intonso!
Veniamo alla gita odierna. Parto da Bedretto (1402 m) prima dell’alba e, su uno dei sentieri alpestri-boschivi tra i più belli che abbia mai visto, raggiungo presto Pesciora, piccolo ma delicato alpe ed idilliaco balcone sulla Val Bedretto. Salgo ancora per alcuni minuti fino a raggiungere il sentiero che collega la Cap. Piansecco con l’Alpe di Cavanna. Qui abbandono le tracce ufficiali ed inizialmente sulle Löite dei Piani, poi successivamente sulle Piode di Borel, continuo la mia salita aggirando totalmente i contrafforti S del Pizzo Pesciora. Qualche passo sul Ghiacciaio di Pesciora, semicoperto da detriti, ed eccomi davanti al muro di granito verticale dove dovrebbe esserci l’unico passaggio accettabile che conduce verso la vetta. Faccio un tentativo verso destra, niente: la roccia mi ributta indietro. Provo verso sinistra (verso la cresta di collegamento con il Gerenhorn) ma anche qui vengo respinto. L’ultimo tentativo, in zona centrale, lascia intravedere sopra di me un passaggio, seppur ripidissimo, che porta sulla cresta terminale.
Piccola digressione (molto) soggettiva: secondo me questo passaggio è più difficile di quello, recente, nel canale che porta alla cresta del Pizzo Gallina. La difficoltà dell’intera zona sopra i 3000 metri la equiparerei a quella relativa al Pizzo Rotondo, o di poco inferiore. Però queste mie dichiarazioni forse andrebbero depurate da ciò che segue.
Torniamo al canale di salita: una volta stabilito che non può essere altro che quello, va affrontato con il giusto rispetto e con la dovuta attenzione. L’impegno non è di lunga durata. Presto si guadagna la cresta ed altrettanto velocemente si arriva in cima (3120 m). Qui la visuale è magnifica: a N un altissimo salto sul Ghiacciaio di Gere fa tremare le vene e i polsi; a E altri tremendi scoscendimenti fanno pensare alla maestosità della montagna. Verso S c’è la visuale più tranquilla sulla pietraia terminale; a W il Rotondo prende tutta la scena e lascia letteralmente a bocca aperta.
Inizio la discesa. Pur avendo provveduto a segnalare lo sbocco del canalino di salita con una pietra verticale (ma cos’è una misera pietra in un mare di granito???), manco il passaggio e scendo più del dovuto. Ogni tentativo di guadagnare la base della muraglia si infrange su passaggi di III° o superiore. Passo un’ora abbondante (e assicuro che un’ora in simili condizioni è tanto!) a fare su e giù sul plateau sommitale cercando invano la via fatta in salita. Poi decido di risalire verso la vetta e tentare la cresta verso il Gerenhorn. Fortunatamente questa manovra mi fa imbattere nel “mio” ometto. La tensione si stempera. Mi gusto un po’ di cioccolato e mi disseto brevemente prima di riaffrontare il canalino in discesa. A metà del canalino decido di proseguire a destra verso la cresta senza scendere sulla pietraia e, nonostante il tempo perso, di salire anche sul Gerenhorn, sperando poi di trovare una via di discesa più semplice (che avevo intravisto al mattino). Guadagno dunque il Passo Superiore di Pesciora; poi proseguendo faccio alcuni passaggi a N a picco sul ghiacciaio, per evitare dei blocchi (ma resto quasi sempre sulla cresta), ed in breve eccomi anche sulla cima del Gerenhorn (3076 m). Ottimo! Foto di rito e poi scendo fino al Passo Inferiore di Pesciora (3034 m) e da qui, senza più alcun problema di bancate di roccia verticale, raggiungo nuovamente le Piode di Borel. Da qui discesa senza storia in direzione E, puntando alla sempre visibile Cassina dei Sterli, non lontana dall’incrocio dei sentieri già visto al mattino. Qui giunto (appena sopra Pesciora) stappo la birra della soddisfazione e mi riposo una mezz’oretta prima di affrontare la discesa finale sul fantastico sentiero che da Pesciora porta a Bedretto.
Il Pesciora mi ha fatto sudare, ma forse anche per questo lo aggiungo volentieri alle più belle gite di questi ultimi mesi. Una signora montagna circondata da vette dal fascino indiscutibile!
Tempi: Bedretto - Pizzo Pesciora: 5 ore e 15’
Pizzo Pesciora – Gerenhorn: 30’
Gerenhorn – Bedretto: 2 ore e 45’

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