Lillaz !
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Urtier sembra il nome di un marchese della Borgogna, oppure di un tenente napoleonico.
Invece è quello scelto ed indossato da un brioso torrente che nasce dal ghiacciaio di Peradzà, per scorrere allegramente nella valle di Cogne.
Il torrente Urtier, rutilante ed inquieto come tutti i suoi simili ha voglia di saltare, non riesce a correre semplicemente nel suo alveo.
E' noto che le cascate sono il salto del fiume.
Quelle che il suddetto corso d'acqua, ha creato tra gli strati del suo letto erodibili e resistenti, scavando profondi anfratti tra le rocce a picco, sono le cascate di Lillaz.
Il borgo omonimo è un pugno di casette in pietra, dal quale una sterrata a cinque stelle contornata di larici, conduce per mano sino alla base delle cascate, dove appare il primo salto: un tuffo in un piccolo laghetto cristallino scavato dalla forza cinetica dell'acqua.
Il sentiero sale avviluppandosi come edera sulla montagna, a tratti scivoloso per l'esuberanza degli spruzzi idrici.
Al secondo salto, di entità maggiore, l’acqua abbondante dell’Urtier si getta in una conca blu, risultato dello scontro di molecole nel corso dei millenni.
Il sentiero alza la leva della pendenza, e salendo su di un ponte in legno, si gode una esclusiva vista dall’alto proiettata sul salto intermedio.
Il vento e l'acqua, giardinieri empirici, nel corso degli anni hanno disseminato il percorso con migliaia di semi, che ora hanno preso la forma di cespugli di rosa selvatica.
In questo luogo, a maggio, immagino sembrerà di camminare nella serra del sultano delle rose.
A 1800 metri circa, attraversato un piccolo altopiano erboso appare il terzo salto, un piccolo capolavoro di assemblamento naturale di giochi d’acqua.
Questo piccolo eden ha solo due umani in pellegrinaggio, il sottoscritto ed il giovane Nicolò; il nostro gruppo di amici bivacca pigramente sul prato come un branco di rettili bisognosi di sole.
La montagna è anche relax, non dimentichiamolo, si vive anche con la pura percezione del benessere che essa emana.
Spesso, a mio avviso sbagliando, la associamo solo ai metri di dislivello e ai litri di sudore emessi nel gesto atletico.
Per ottenere le fotografie dell'ultimo invaso attraversiamo saltellando le splendide stratificazioni rocciose della piccola gola; rischio anche il bagno sugli scivolosi massi di magnetite, lunari, di un nero opaco con lucentezza metallica.
Si perde il senso del tempo in questi luoghi, il tappeto sonoro prodotto dall'acqua è arpa celtica e soffio del flauto di pan, accompagnati da mille suonatori nani di maracas.
Le gocce che cadono, sono parole prive di alfabeto di un canto ancestrale che sale dentro un pentagramma senza note.
La mitologia nordica nelle sue pagine annovera Ahto, dio dei fiumi, io credo di essere stato oggi in una delle sue dimore: le cascate di Lillaz.
soundtrack: "Gabriel's Oboe" Ennio Morricone
http://www.youtube.com/watch?v=jmax47l2hLU

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